ENZO D’ALO’


Il regista Enzo D’Alò, affiancato da Gianna Nannini autrice e interprete delle musiche, racconta con entusiasmo il suo ultimo lavoro Momo alla conquista del tempo, in uscita venerdì prossimo. E’ fiducioso sul buon esito nelle sale, forte sia del successo di tre anni fa di La gabbianella e il gatto (1 milione e mezzo di spettatori e 20 miliardi d’incasso) sia dell’uscita di Momo, il 3 gennaio, in Germania e dell’acquisto della pellicola da parte del Giappone. L’idea del film è nata tre anni fa, nel settembre ’98, prima che uscisse La gabbianella, in occasione di un incontro casuale di D’Alò con un produttore tedesco a Sorrento. Da allora, ironia della sorte, è stata una lotta contro il tempo per raccontare la storia della dolce Momo alle prese con i Signori Grigi, una banda di ladri che ruba il tempo agli uomini.

E’ stato semplice il passaggio allo schermo dalle pagine del romanzo “Momo” di Michael Ende, già autore de “La storia infinita”?
Quello di Ende è un libro di formazione nella migliore tradizione tedesca e dunque ha una maggiore profondità rispetto al film. Ho dovuto snellire, alleggerire molti concetti, ma non ho tradito lo spirito dell’autore. Ho cercato di raccontare l’incalzare del tempo ricorrendo non tanto alle parole, quanto all’intreccio di musica e immagine. Ho ridotto la verbosità del personaggio di Mastro Hora così che le sue riflessioni, tanto importanti nel testo, fossero fruibili dai bambini e lo stratagemma è stato di affidare quei concetti ai dialoghi tra la civetta, il gallo e lo stesso Mastro Hora.

Come è nata la timida Momo?
Momo è un parto di Walter Cavazuti e non è stato facile. Gli umani sono più difficili da disegnare e creare degli animali, che con facilità si arricchiscono di gesti ed espressioni, e poi i bambini più degli adulti, e i personaggi femminili ancor più di quelli maschili. Ci siamo affidati a uno stile grafico essenziale, fatto di pochi segni, sapendo che non ci interessa il realismo disneyano.

Perché ha evitato atmosfere cariche di paura e di ansia?
Ho mantenuto un po’ di colore tedesco, ma non gotico. Abbiamo scelto scenografie realistiche e anche le scene notturne sono “illuminate”da una luce gialla proveniente dal basso. Del resto non sono mai riuscito a realizzare dei cattivi, veramente cattivi. Dal dottor Scarafoni al grande Topo dei miei precedenti film, al presidente dei Signori Grigi sono tutti personaggi che giustificano la loro cattiveria con la necessità di sopravvivere.

Come raccontare per immagini ai bambini?
I film solo per bambini non esistono, esistono semmai film per tutti e io cerco di rendere i bambini partecipi della storia che narro. Mi ha sempre affascinato la loro capacità visionaria. 12 anni fa realizzai degli spot contro il fumo, ideati proprio dai bambini, con risultati sorprendenti e esilaranti.

Ha scelto un cast autorevole di doppiatori, da Antonio Albanese a Sergio Rubini.
Mi occorreva, per esempio, una voce che sdrammatizzasse Mastro Hora, e avere alla fine un personaggio non retorico, scanzonato e giocherellone e ho scelto allora Diego Abatantuono. Così come ho voluto una voce, quella di Giancarlo Giannini, che non banalizzasse il cattivo, il presidente dei Signori Grigi. In passato, proprio per i cattivi, scelsi le voci di Antonio Albanese e Dario Fo, proprio perché non voglio dei cattivi grotteschi. Per Momo ho scelto invece una protagonista giovanissima, una bimba di 8 anni, Erica Necci, e la sua profondità. Da sempre ho voluto che i bambini fossero interpretati da veri bambini, contraddicendo la prassi comune.

Progetti futuri?
Una storia ambientata a Napoli a partire da un soggetto che ho scritto 2 anni fa sempre con Umberto Marino. E poi due progetti già noti: La tempesta con i personaggi e le ambientazioni di Moebius e Pinocchio, prodotto da Rai Cinema, con i personaggi e le ambientazioni di Lorenzo Mattotti.

autore
17 Dicembre 2001

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