Quando si dice: una congiunzione astrale! Emma Watson e Kristen Stewart: due stelle di prima grandezza nate a una manciata di giorni di distanza dello stesso anno (il 1990), in due continenti diversi e destinate a lasciare un segno luminoso nella storia del cinema.
Stewart compie 35 anni il 9 aprile e sei giorni dopo Watson: un traguardo simbolico che offre l’occasione per riflettere sulle loro carriere straordinarie e complementari, così vicine eppure distinte nel modo in cui hanno influenzato e definito la loro generazione.
Diventate vere icone della generazione Millennials grazie a saghe cinematografiche che hanno plasmato l’immaginario giovanile (Harry Potter e Twilight) , queste due attrici hanno affrontato con intelligenza e sensibilità le sfide della fama precoce, sviluppando percorsi artistici raffinati e di profonda maturità, impegnate non solo nel cinema ma anche nelle cause sociali e culturali della loro generazione.
Pedinare i loro percorsi significa indagare come l’enorme successo iniziale possa trasformarsi in un’influenza duratura e significativa, qualcosa che trascende il loro semplice ruolo di star e che ha permesso ad entrambe di diventare punto di riferimento etico e creativo per il pubblico contemporaneo.
Emma Watson, nata a Parigi e cresciuta tra Inghilterra e Francia, ha saputo coniugare la sua precoce carriera cinematografica con l’impegno negli studi, laureandosi brillantemente alla Brown University in Letteratura Inglese. Ha bruciato tutte le tappe e ancora giovanissima ha trovato il suo posto stabile nell’immaginario collettivo interpretando Hermione Granger nella saga di Harry Potter, ruolo che ha ottenuto a soli undici anni, dopo una lunga selezione tra migliaia di candidate.
La sua interpretazione di Hermione, personaggio che incarnava intelligenza, coraggio e determinazione, l’ha resa rapidamente un modello positivo per milioni di giovani spettatori in tutto il mondo.
Watson ha gestito la fama precoce con notevole maturità, scegliendo progetti cinematografici profondi e impegnativi come Noi siamo infinito, per il quale ha dichiarato: “È stato un ruolo fondamentale per me, perché mostrava come l’adolescenza possa essere al tempo stesso vulnerabile e forte”.
Ha proseguito con scelte raffinate come l’adattamento di Piccole donne di Greta Gerwig, interpretando una Meg March moderna e consapevole, e ha contemporaneamente consolidato il suo ruolo di ambasciatrice ONU per i diritti delle donne, fondando la campagna HeForShe: “Voglio che donne e uomini collaborino alla parità di genere, perché è una battaglia comune, non una contrapposizione”.
Kristen Stewart, nata a Los Angeles nel 1990 da una famiglia che lavorava nell’industria dell’intrattenimento, ha segnato la sua ascesa con Twilight, diventando il volto simbolo di un’intera generazione adolescente. Ha iniziato a recitare fin da bambina, ottenendo il primo ruolo rilevante in Panic Room accanto a Jodie Foster, che l’ha definita “una delle giovani attrici più talentuose che abbia mai incontrato”.
Il successo mondiale della saga vampiresca l’ha proiettata sotto i riflettori internazionali, ma Stewart ha saputo subito svincolarsi da quell’immagine, cercando strade più complesse e personali.
Ha compiuto una svolta radicale, allontanandosi dai blockbuster che l’avevano consacrata, per esplorare territori più complessi e meno rassicuranti. Ha cercato sfide attoriali che le permettessero di rompere con la patina pop e rivelare una profondità espressiva inedita. Significativa la sua collaborazione con il regista francese Olivier Assayas, con cui ha lavorato prima in Sils Maria – che le è valso il César come miglior attrice non protagonista, prima americana a riceverlo – e poi in Personal Shopper, un film enigmatico e coraggioso che ha diviso la critica e confermato il suo status di interprete irrequieta e magnetica. Con Pablo Larraín, in Spencer, ha dato vita a un ritratto stratificato e struggente della principessa Diana, osannato a Venezia e candidato all’Oscar. Il ruolo le ha permesso di mostrare tutta la gamma della sua sensibilità: fragilità, ribellione, desiderio di libertà. Ogni scelta, in questa fase, ha contribuito a smantellare l’immagine di star adolescente per costruire quella di un’artista consapevole, in perenne ridefinizione.
Stewart ha affermato: “Voglio sentirmi libera di scegliere ruoli che mi mettano a disagio, perché è lì che trovo l’autenticità”. Oggi, dopo essere stata acclamata nel film indipendente Love Lies Bleeding e alla vigilia del suo esordio alla regia, continua a dimostrare di essere un’artista inquieta e rigorosa.
Watson e Stewart sono l’emblema di come una notorietà precoce, associata a franchise globali destinati al pubblico giovane, possa evolvere in carriere artistiche mature e di grande sostanza. Hanno saputo sfuggire alle etichette e alle aspettative, trasformando l’immensa popolarità iniziale in un’opportunità di crescita personale e professionale. Le loro scelte riflettono la sensibilità di una generazione che rifiuta la superficialità, valorizzando l’impegno civile e l’autenticità artistica.
Il percorso di queste due attrici ci dice molto sulla generazione Millennials: una generazione capace di trasformare la popolarità in influenza significativa, di ricercare un’identità personale autentica e di utilizzare il successo per portare avanti messaggi importanti.
Con i loro 35 anni appena compiuti, Emma Watson e Kristen Stewart sono ormai figure imprescindibili di un cinema contemporaneo che guarda al futuro con ambizione, intelligenza e profondità.
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