È dedicato alla Romagna della musica da balera nella sua versione più trasgressiva e sperimentale il nuovo documentario di Elisabetta Sgarbi, Extraliscio – Punk da balera, Premio SIAE alle Giornate degli Autori per il talento creativo, per il suo “racconto di radici culturali che si fa modernità, emozione, vitalità, grazie a formidabili protagonisti e a una regista che ha saputo rivivere una favola contemporanea insieme ai suoi personaggi e alla sua terra”, come si legge nelle motivazioni.
Protagonista la band musicale degli Extraliscio, un gruppo che, muovendosi tra liscio e punk, riesce ad incontrare e a far incontrare suoni e luoghi nuovi, che “porta la Polka ai giovani e la musica elettronica ai vecchi”, come dicono per presentarsi sul palco. Con sonorità contemporanee, a metà strada tra pop e avanguardia, che affondano le radici nella musica folkloristica di Aurelio Casadei, detto Secondo, l’autore di Romagna mia considerato il più importante esponente del liscio romagnolo. Ma che arrivano oggi alle nostre orecchie con un suono che va fuori dalle regole, grazie, tra l’altro, alle sonorità dadaiste e surreali di Mirco Mariani che si innestano sulle voci di due protagonisti indiscussi delle piste romagnole sin dai tempi dell’Orchestra Casadei: Mauro Ferrara, l’Alain Delon della Romagna, e Moreno il biondo, star delle balere e del clarinetto.
Il film, come racconta l’eclettica e sempre sorprendente Elisabetta Sgarbi, nasce dal suggerimento di uno scrittore visionario, Ermanno Cavazzoni, che ha, tra le altre cose, sceneggiato La voce della luna di Fellini e che accompagna il film come voce narrante. “L’avevo invitato a La Milanesiana, il festival di contaminazioni da me ideato e diretto, mi ha proposto di venire insieme a un gruppo di musicisti di talento, non li conoscevo ma mi sono fidata. Ho scoperto così la loro musica, che inizia con la citazione del classico ma, attraverso operazioni di rottura, diventa libertà e improvvisazione. Io amo rompere gli schemi, tanto che sono anche Betty Wrong, e non ho potuto che innamorarmi di loro”.
Un film che per la regista ha anche un forte radice personale: “Mia mamma era romagnola, l’ho persa ma l’ho ritrovata in questo film che le ho dedicato. Lei era proprio così, ha molto ballato e fatto ballare. È un canto autobiografico e, insieme, una lente d’ingrandimento su un gruppo di artisti straordinari, che meritano di raggiungere un successo internazionale. Un segno di speranza e di gioia, fondamentale in un momento come questo, in cui abbiamo bisogno di leggerezza”.
“Si ballerà finché entra la luce dell’alba”, c’era scritto sui manifesti dell’epoca. Un’espressione festosa che racchiude il sacrificio di quella che era ed è ancora un’industria. Con la musica generosissima dei suoi orchestrali, ogni sera uno spettacolo, a suonare per ore fino al mattino, al servizio più del pubblico che di se stessi. Ed è sicuramente una musica affascinante il liscio, così pieno di contraddizioni: le origini colte che diventano musica per far distrarre, quel vestito sempre sorridente che nasconde una radice malinconica. Con gli Extraliscio, poi, e quella loro chitarra che dissacra, si trasforma quasi in musica concettuale. “La loro musica è qualcosa di esplosivo, ha una forza travolgente che arriva a un vasto pubblico. Una musica per la vita, suonata come se fosse l’ultimo respiro. Con gli assoli dei musicisti, le sonorità melodiche e, poi, improvvisamente, le chitarre distorte. Per una musica che deve reggere anche di fronte a chi la disturba, resistere alla distrazione, ed è qualcosa di entusiasmante e travolgente”.
In Extraliscio l’elemento della follia è sempre in allerta, presente in quella sensazione netta che da un momento all’altro ogni cosa possa meravigliosamente sfuggire di mano. “La follia fa parte del mio DNA e della mia famiglia – commenta la regista – della follia sono innamorata. C’è un momento in cui esplode nel film e si vede questa follia, quando la canzone ‘Dolore’ viene interpretata in modo classico e Mirco Mariani, che è un po’ il regista della band, da dietro dà dei piccoli segnali, come se si dovesse sabotare la forma classica e cominciare a romperla. Da lì diventa folle anche la regia, che da un interno va su Rue de Varenne, con un cavallo al galoppo. La musica irrompe e torna nel teatro come una rottura totale, dove Leo Mantovani innesta dei vocali stralunati, e quel vocale è il momento in cui metto in scena la follia”.
Tanti gli ospiti che si avvicendano sul palco e nel film ad esibirsi accanto agli Extraliscio: da Elio che canta con loro il suo Valzer transgenico; a Orietta Berti che insieme a Lodo Guenzi intona un inaspettato Merendine blu; ad Antonio Rezza che improvvisa un monologo sulla personalità disturbata dell’attore, a Jovanotti, definito nel film un cantante di liscio che all’improvviso vola per una strada laterale, e che nel film “dice delle cose bellissime dei romagnoli- sottolinea la regista – Nelle sue parole mi torna in mente mia madre, che era proprio tutto questo, la bellezza, l’ottimismo, l’amore per gli altri”. Di Jovanotti ascoltiamo una versione sperimentale di una delle sue hit, Sbagliato, realizzata insieme agli Extraliscio e trasformata in inedito valzer romagnolo con incisioni rap. “Non a caso si chiama sbagliato – rimarca Elisabetta Sgarbi – proprio come me che sono ‘Betty Sbagliata‘. Un valzer che si unisce al rap in una sonorità che nasce da un ossimoro meraviglioso, di cui è anche è appena uscito un bellissimo videoclip in cui viene rappresentato il mondo tutto sbagliato, un universo subacqueo in cui la vita è tutta vita sott’acqua e Jovanotti è un incredibile Nettuno”.
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