Una scintilla scoccata sul set di 8 1/2 (1963) quella tra Federico Fellini ed Elisabetta Catalano. Lei, ragazza avvenente, chiamata a interpretare, controvoglia, il ruolo della sorella di Luisa (Anouk Aimée), la moglie di Mastroianni nella finzione. Introdotta al regista da Guidarino Guidi. Si annoia e non pensa di fare l’attrice – in futuro rifiuterà la parte della principessa in Casanova – e nei tempi morti scatta con la Mamiaflex del padre. Federico la descriverà così nel testo parodia L’inferno: “C’è anche un’amica della culona, una fotografa intellettuale con stivali, tipo Elisabetta Catalano, che, tenendosi tra il pollice e l’indice la radice del naso, dice polemicamente che lei questa volta non commetterebbe l’errore di girare tutto a Cinecittà, ma dal vero, cercando quali potrebbero essere luoghi, paesi, città veramente infernali”.
Il rapporto magico tra i due artisti è al centro di Ri-tratto rosso, la mostra che avrebbe dovuto aprire al pubblico nell’anno del centenario, slittata poi al 20 gennaio 2021, compleanno di Federico Fellini, ma che dovrà ancora attendere per essere visitabile, a causa delle misure di contenimento della pandemia.
Ma proprio nel giorno del 101° compleanno, Cinecittà ha festeggiato Federico con un primo assaggio del lavoro curato da Aldo E. Ponis, cuore dell’Archivio Catalano. La mostra è realizzata da Istituto Luce-Cinecittà con il contributo della DG Cinema e Audiovisivo, ha la direzione artistica di Emanuele Cappelli e l’apporto scientifico di Laura Cherubini e Raffaele Simongini.
Fellini amò farsi fotografare da Elisabetta per tutta la vita, stabilendo con lei un’affinità elettiva. “Li unisce la convergenza sull’interesse per le facce – spiega Laura Cherubini – il suo è infatti un cinema di facce, così come Catalano è ritrattista. In Intervista Federico ci svela i segreti del casting e affida ad Elisabetta il ritratto di Eva Grimaldi che poi diventa fondamentale nel film, nel poster affisso nelle stazioni della metro che porta a Cinecittà”.
Nel percorso espositivo si vedrà il lavoro di Fellini sul set e quello di Elisabetta (1941-2015) nel suo studio. “Fellini e Catalano – aggiunge Simongini – hanno in comune oltre alla fotografia e alla luce, anche il senso della magia e dell’illusionismo. Federico è un demiurgo che crea il mondo”.
Fellini, sotto lo sguardo di Elisabetta Catalano, diventa icona. E Ponis sottolinea come la fotografa sia rimasta sempre se stessa al cospetto del maestro riminese, “senza mai imitarlo”. Un’artista che ha ritratto il mondo dell’arte, del cinema, dello spettacolo, della cultura del Novecento. Fellini la descrive silenziosa, pronta a catturare l’anima in un momento di distrazione del suo “oggetto” di osservazione (e le parole del maestro appaiono scritte con il nuovo font, il ‘felliniana type’, messo a punto dallo studio di Emanuele Cappelli a partire dalla grafia di Federico, ripresa da alcune lettere d’amore).
Per ora, in anteprima, è disponibile un timelapse video dell’allestimento con le prime immagini. Aggiornamenti arriveranno sui siti e i social per l’evento che si inserisce nel più ampio quadro di manifestazioni promosse da Luce-Cinecittà per il centenario. A cominciare dalla grande opera di restauro digitale in 4k del tutto-Fellini, realizzato da Luce-Cinecittà, Cineteca di Bologna e Cineteca Nazionale – CSC. Una storica opera che ha dato vita al ritorno nelle sale italiane dei capolavori di Fellini, e soprattutto a una retrospettiva completa portata in tutto il mondo nel 2020, che prosegue il suo viaggio. Nonostante la pandemia, è già stata a Londra e in altri luoghi del Regno Unito, a San Francisco, Berkeley, Tokyo, Shanghai, Taipei, Hong Kong, Lisbona e Montpellier, e proseguirà il tour nordamericano nel 2021, appena possibile, presso Seattle Art Museum, Toronto International Film Festival, Wexner Center for the Arts di Columbus, Harvard University di Boston, Cleveland Cinematheque, National Gallery of Art di Washington, The Museum of Fine Arts di Houston, Gene Siskel Film Center di Chicago, oltre a numerose altre località internazionali quali Atene, Melbourne, Bruxelles e Bangkok.
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Il capolavoro con Gene Wilder è uscito il 15 dicembre 1974: mezzo secolo di follia e divertimento targato Mel Brooks
Il 14 dicembre 1984 usciva nelle sale un film destinato, molto tempo dopo, a diventare cult
Il 10 dicembre 1954 esplode il mito popolare di Alberto Sordi, l’Albertone nazionale. È la sera della prima di Un americano a Roma