Elio e le Storie Tese: dietro la maschera

Domani tocca a Elio e le Storie Tese sfilare per presentare il documentario Ritmo Sbilenco, diretto da Mattia Colombo, che racconta “abbiamo cercato le persone dietro ai personaggi”


Passerà alla storia come l’edizione più musicale, questa undicesima Festa del Cinema di Roma. Dopo le presenze illustri di Jovanotti e Paolo Conte per due incontri con il pubblico  e un red carpet con Piero Pelù, attore esordiente nel corto Tu non c’eri scritto da Erri De Luca, domani tocca a Elio e le Storie Tese sfilare per presentare il documentario Ritmo Sbilenco: un filmino su Elio e le Storie Tese, diretto da Mattia Colombo.

Nell’attesa abbiamo parlato con il regista, che ci racconta come è nato questo prodotto: “Faceva parte di un progetto d’alta formazione – racconta – voluto da Officine Laboratorio a seguito di un incontro tra IED e Anteo Spazio Cinema. Io ero regista e coordinatore di un corto, con me c’era una squadra di filmmaker e il tema lo abbiamo scelto insieme. Ci piaceva la sfida di fare un documentario musicale, genere poco coperto in Italia, e in particolare di farlo su una band e non su un artista singolo. Tra l’altro, gli Elii sono personaggi pubblicamente conosciuti con pseudonimi, umanamente sono anche piuttosto schivi e dunque la sfida è stata tirar fuori la persona dietro alla maschera. Volevamo capire cosa fanno dentro il gruppo, ma anche fuori”. Le riprese sono durate circa cinque mesi: “Ovviamente non tutti i giorni – prosegue Colombo – abbiamo girato circa cinque giorni con ciascuno e molto materiale è rimasto fuori. Gradualmente hanno iniziato a entrare in confidenza e a fidarsi, permettendoci ad esempio di entrare in sala prove, ambiente che a inizio lavorazione ci era interdetto, oltre che nei loro salotti e anche di rappresentarli come padri, nella loro quotidianità familiare, chiaramente con attenzione alle esigenze dei bambini prima che a quelle della videocamera. Chiaramente bisogna tenere conto del fatto che ognuno reagisce in maniera diversa di fronte alla cinepresa, è anche un po’ autore della sua parte. Ma lo stesso Elio ha subito apprezzato l’idea, voleva avere un ricordo di sé stesso oggi, da guardare nei prossimi vent’anni, con lo stesso feeling dei filmini in super 8 di quando era piccolo. Non è un film per i fan. Io stesso non lo ero, nel senso che conoscevo solo i loro pezzi più importanti , quelli che sono andati a Sanremo. Li ho scoperti proprio lavorando al film e oggi li ascolto anche per mio piacere,  sono dei musicisti eccezionali, ma penso che questa mia distanza sia stata utile, se lo avessi dovuto fare ‘da fan’ sarei stato in soggezione, e dunque soggettivo. Il film segue la band dalla partecipazione a Sanremo a febbraio fino all’ultimo dei loro concerti dell’ultimo tour, che è stato il primo dopo tanti anni a riportarli nei palazzetti e con ampio uso di luci ed effetti. Da rockstar, insomma. Se non hanno gettato la maschera, ci hanno sicuramente permesso di intravedere tra i fori. Anche raccontando un concerto, non volevo che fosse un ‘film concerto’. Lo facciamo vedere alla fine, certo, ma abbassando l’audio e mostrando altro, il lato umano. I loro interessi extra-musicali, come il baseball per Faso o l’insegnamento ai bambini, per Christian Meyer. Mi è arrivata una grande passione”.

Il concerto, e il film, vengono chiusi da ‘Bomba intelligente’, cover di un brano scritto da Paolo Sentinelli e Francesco Di Giacomo, con la voce dello stesso Di Giacomo scomparso nel 2014, che ha vinto proprio in questi giorni la la Targa Tenco come miglior canzone. Il testo parla dell’ordigno noto come Bomba intelligente e venne scritto nel 2005 in seguito alla Seconda guerra del golfo. “Eravamo stremati l’ultimo giorno di riprese – conclude il regista –  ma quando abbiamo sentito partire la musica ci siamo rimboccati le maniche perché abbiamo capito che era potente e il pubblico era emozionato. Solo dopo abbiamo capito che era perfetta per il finale”.

22 Ottobre 2016

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