El Ladrón de perros (Ladro di cani) del cileno Vinko Tomicic arriva in Concorso a Giffoni nella sezione Generator +16: è un’anteprima italiana per il film, presentato nel suo debutto mondiale al Tribeca Film Festival a New York, e già in Concorso alla 39esima edizione del Festival di Guadalajara in Messico.
El Ladrón de perros è frutto di una co-produzione internazionale che vanta la presenza dell’Italia e della Movimento Film di Mario Mazzarotto con Francesca van der Staay. L’Italia è accanto a Bolivia, Cile, Messico, Ecuador e Francia.
Il film, opera seconda di Vinko Tomicic, classe 1987, è un coming of age ambientato a La Paz in Bolivia. Con semplicità narrativa racconta, in modo intimo e toccante, la vita dell’orfano Martín e il suo peregrinare per le labirintiche strade della capitale boliviana, tra ripide salite e lunghe discese. Il paesaggio urbano diventa una metafora delle sfide che il tredicenne deve affrontare. Nel film il giovane protagonista, per la prima volta sullo schermo, è affiancato da Alfredo Castro, volto iconico del cinema latinoamericano.
Tutte le mattine Martín, lustrascarpe di professione, cammina percorrendo i ripidi vicoli verso il centro della città. L’infanzia è per lui un lontano ricordo e, come tutti i suoi colleghi, indossa un passamontagna per nascondere il viso ed evitare così ogni forma di discriminazione. Martín condivide una stanza con l’amico Sombras, suo compagno di sventure ed entrambi sono ospitati di nascosto nella casa di una anziana aristocratica grazie al sostegno della domestica. La loro condizione è precaria e il suo animo tormentato dal desiderio di una vita migliore ma la sua sofferenza più grande è legata al fatto di non avere genitori. Da tempo sospetta che uno dei suoi clienti migliori, il signor Novoa, sia suo padre. L’uomo è un sarto solitario molto devoto al suo pastore tedesco, Astor, che tratta come un figlio. Martín escogita un piano: rubare Astor per avvicinarsi al signor Novoa, con la speranza di ottenere finalmente il riconoscimento paterno. (n/b)
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