Parte bene l’opera prima di Edoardo Ponti, oltre alla vetrina veneziana – alla Mostra il ventinovenne regista ha partecipato 4 anni fa con il suo primo cortometraggio Liv – è presente nella selezione ufficiale del Toronto Film Festival e del Chicago Film Festival. E’ un debutto impegnativo affidato a una storia che scava innanzitutto nell’intimo di tre donne, nel loro rapporto irrisolto con la figura paterna e con i figli. Sullo sfondo di Toronto s’intrecciano le esistenze dell’anziana Olivia, madre e artista mancata, della giovane Natalia fotoreporter prossima al successo e di Catherine violoncellista affermata. Il film è ricco d’atmosfere e di silenzi, di drammi umani pronti a esplodere ma anche a sciogliersi, e la colonna sonora è composta da Zbigniew Preisner autore delle musiche della trilogia di Kieslowski.
Quale è il cuore del suo film?
Il coraggio di essere se stessi. Abbiamo infatti degli ostacoli a trovare la nostra vita, il nostro posto nel mondo, di contribuire quando abbiamo trovato il nostro potenziale. Trascorriamo tutta la vita a cercare l’approvazione degli altri e non abbiamo il tempo per guardare in noi stessi. Il personaggio interpretato da Mira Sorvino esprime infatti al meglio quel bisogno d’approvazione che c’è in ognuno di noi.
Perchè ha voluto sua madre nel cast?
Non avevo mai pensato a lei come protagonista mentre scrivevo la sceneggiatura. Ma lavorando al personaggio di Olivia, ho capito che stavo creando una donna che le somigliava molto. Come Olivia mia madre è una donna timida, vulnerabile, fragile e introversa, ma capace al tempo stesso di tirare fuori una grande forza quando è necessario.
Dunque una donna normale, che spesso incontriamo?
E’ così che volevo mostrare mia madre. E’ così che la conosco e non nei panni di attrice famosa e star.
Quanto l’ha influenzata la Loren di una Una giornata particolare?
Il personaggio dell’indimenticabile film di Ettore Scola, un caposaldo della cinematografia, è senz’altro il ruolo preferito da mia madre e che io preferisco. La sua recitazione è sottile, intensa, intimistica e la definirei “interiore”. Volevo ritrovare quella Sophia Loren, un‘attrice incredibilmente brava.
Non è forse eccessivo il finale, in fondo le donne hanno già deciso quale direzione deve prendere la loro vita?
E’ importante che s’incontrino gli sguardi di queste tre donne. Ma voglio anche che il pubblico, una volta accese le luci in sala, si guardi intorno, che si guardi negli occhi, e capisca che stiamo vivendo la stessa insicurezza e fragilità.
Come vede la sua futura carriera da regista ?
Non ci penso. Di una cosa sono certo: il mio prossimo progetto sarà molto europeo perchè mi sento europeo, anzi molto italiano.
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