E’ scomparso il 30 giugno scorso per complicazioni cardio-respiratorie all’ospedale Cedars-Sinai di Los Angeles il regista e attore Paul Mazursky. La notizia è diventata però di dominio pubblico solo ieri nella tarda serata. Nato a Brooklyn il 25 aprile del 1930 (vero nome Irviz Mazursky), era di origini ucraine e i genitori ebrei si erano trasferiti in America agli inizi del secolo. Da attore debuttò all’inizio degli anni ’50 apparendo nel primo film di Stanley Kubrick (Fear and Desire) e poi conquistandosi una solida fama di caratterista in cinema e televisione. Da regista debuttò con un grande successo nel 1969 (Bob & Carol & Ted & Alice) diventando uno degli alfieri della generazione “anti Hollywood” fiorita dopo i movimenti di Berkeley e della contestazione alla guerra in Vietnam. Tra i suoi successi: Stop a Greenwich Village (1976) e Una donna tutta sola (1977). Di recente lo si ricorda nel cast de I soprano.
Con il suo tono lieve, l’ironia feroce, la leggerezza del tocco, il regista americano della commedia acre seppe riflettere una generazione con l’empatia di chi ne faceva parte. Film come Harry & Tonto (1974, premio Oscar a Art Carney), Stop a Greenwich Village (1976), Una donna tutta sola con Jill Clayburgh (il suo maggiore successo nel 1977), sono altrettante pietre miliari di una cultura ebraica che al cinema traduceva un’idea della vita. Era nato da una famiglia ebraica newyorchese, emigrata a Brooklyn dall’Ucraina. Il padre era operaio, la madre pianista ai corsi di danza, lui stesso arrivò al cinema per caso e dopo mille mestieri. Amava scrivere, era un felice “battutista” e presto si guadagnò da vivere con la penna, fino a debuttare da regista alla fine degli anni ’60 sull’onda di un rinnovamento generazionale che coincise con il movimento “Anti Hollywood” inaugurato dal trionfo di Easy Rider. In anni di lotte politiche e utopie rivoluzionarie, Mazursky scelse invece la via della commedia, quasi antesignano di Woody Allen, e si concentrò sull’analisi dei sentimenti e delle relazioni di coppia. I suoi film più felici disegnano personaggi insicuri, coppie scoppiate, solitudini metropolitane, sempre lette nel segno di un’ironia che andava a braccetto coi romanzi di Isaac Singer e la tradizione Yiddish. Il film più personale rimane Il mondo di Alex con Donald Sutherland (1970), quello più apprezzato dalla critica Nemici con Anjelica Huston (dal romanzo di Singer), diretto nel 1989 e tre volte candidato all’Oscar.
Amava moltissimo l’Italia, considerava Fellini il suo vero ispiratore e volle Vittorio Gassman a fianco di John Cassavetes e Gena Rowlands per una riuscita attualizzazione de La tempesta (1982) da Shakespeare. Il suo incontro con Woody Allen avvenne nel 1991 con Storie d’amori e infedeltà in cui i due duettavano anche in scena mentre Mazursky firmava la regia. Ateo per vocazione, marito fedele (una sola moglie, Betsy, sposata nel 1953), raffinato intellettuale sotto un’aria paciosa da gourmet e conversatore satirico, Paul Mazursky fu candidato ben quattro volte all’Oscar, ma non lo vinse mai.
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