È proprio il D-Day, come lo definisce il maresciallo Cecchini (Nino Frassica) nella serie: questa 13ma stagione di Don Matteo è l’epilogo di Terence Hill nella veste del sacerdote, seppur l’attore siciliano si riferisca – nella puntata d’esordio – all’anniversario dell’ordinazione a prete del parroco. Con quest’aria di festa e di commedia comincia il primo episodio 2022, in cui, come consueto, un caso thriller s’insinua nel lieve tono generale – soprattutto abilmente concertato proprio dal personaggio di Frassica: in questa occasione il suicidio di una donna che Matteo conosce sin da bimba, presente a Spoleto proprio per festeggiare il quarantesimo del sacerdote; ma cos’è sogno, cos’è realtà?
Il primo episodio di Don Matteo 13 apre a 10 serate su Rai Uno, dal 31 marzo, riunendo le colonne portanti della serie, i caratteri a cui il pubblico s’è affezionato nel tempo (il maresciallo Cecchini – Nino Frassica, appunto; Natalina – Nathalie Guetta; Pippo – Francesco Scali), quelli che ha dovuto anche “lasciar andare” nel passato, come il capitano Anceschi (Flavio Insinna) – ora “Colonnello” Anceschi – per il D-Day di ritorno nella cittadina umbra, insieme alla figlia, Valentina (Emma Valenti), “figlioccia” di Cecchini e prossima a diventare magistrato.
Si contano “255 puntate, da quel 7 gennaio di 22 anni fa (in cui debuttò la prima stagione della serie, da un’idea di Enrico Oldoini, ndr): una longevità che ha permesso di diventare un grande marchio e di esplorarne l’evoluzione, anche nella scrittura, con il coraggio della possibilità di cambiare e indagare altri mondi. Noi dobbiamo rispetto ai telespettatori, sapendo di dovergli dare una serialità, la più lunga possibile: rispettiamo il format originale con la possibilità di un cambiamento radicale, ma con continuità di scrittura e regia. È stata una grande palestra, per attori, per registi, oltre che per noi di Rai Fiction”, dice in apertura Maria Pia Ammirati, direttore dell’area.
“Sono 25 anni di un lavoro fatto insieme alla Rai, un custode tutelare di questo gioiello, la serie più longeva e di più grande ascolto”, fa eco Luca Bernabei – produttore della serie per Luxe Vide. “Dietro a Don Matteo c’è amicizia, è come una storia d’amore, come dimostra il ritorno di Flavio Insinna. Terence è stata anima costante e fedele, esempio per tutti noi. E Mario Ruggeri, lo sceneggiatore di dieci serie scritte, come una vestale tiene le fila dell’importanza della scrittura, perché la serialità è fatta di parole scritte bene”. Rispetto all’ipotesi circolata nei mesi passati di contrarre il numero di puntate, forse per permettere a Terence Hill – attualmente a vivere in un ranch negli Stati Uniti – di continuare a partecipare alla serie, Bernabei precisa: “Quattro puntate non sono mai state pensate, non è nello spirito della serie. Noi, come comunicatori, non dobbiamo fare sempre quello che il pubblico ci chiede, seppur sempre nel rispetto del pubblico. Se tu lavori con coscienza non credo che debba accadere il calo di ascolti perché manca un personaggio: all’inizio lo spettatore protesta ma poi il cambiamento dà la novità e lo spettatore si affeziona”.
E la novità principale è Raoul Bova, don Massimo, nella stagione dalla quinta puntata. “È stato bellissimo entrare in questa serie, volevo che non fosse una sostituzione, ma un proseguimento: Terence rimarrà per sempre Terence e per me era importante non sostituire, ma far evolvere la serie. Con Terence ci siamo incontrati, io volevo guardarlo negli occhi e sentire un consenso. Credevo fosse giusto arrivasse proprio da lui il passaggio di testimone: mi ha suggerito di scegliere il mio personaggio senza ‘continuare’, essendo sinceramente me stesso. Don Massimo ha un passato abbastanza importante, ha sempre lottato per la giustizia con ideali importanti, trovando nel sacerdozio la sua strada, grazie anche all’incontro con Don Matteo. La spiritualità mi ha sempre affascinato e spesso l’ho cercata, ma la figura del parroco era importante per me perché rappresenta un profilo a cui affidarsi, così come la chiesa è il posto in cui confidarsi, per capire il concetto di solidarietà e stare vicino alla gente. Il personaggio è molto ricco, mi ha affascinato dalla prima lettura. Don Massimo ha un carattere forte, ha voglia di non chiudere gli occhi, di sporcarsi le mani, di stare tra la gente, di vedere le cose come sono e cercare di convincere se stesso: è un prete in evoluzione che ha voglia di capire cosa voglia dire perdono, dare una seconda opportunità, non giudicare dall’apparenza. Non è scontato. L’amore è la base del personaggio. In questo momento della mia carriera sentivo necessario e giusto un personaggio così, di recitare queste emozioni”.
Se Raoul Bova è il nuovo, il sempreverde è appunto Nino Frassica, come Terence Hill dal 2000 nella serie: “Per un attore interpretare un ruolo in tante stagioni è la cosa migliore che possa capitare per mettere a fuoco il personaggio, che si consegna di volta in volta. Nella prima stagione, Cecchini era ‘solo’ un maresciallo, senza nemmeno un proprio privato: dopo il successo, mi hanno dato anche famiglia e figlie! La mia prima moglie era una comparsa, una signora di Gubbio; il personaggio ha potuto così svolgere anche scene del quotidiano. Parallelamente, io ho cercato di dirottare il personaggio verso di me, così sono più spontaneo, credo solo di essere leggermente più intelligente di Cecchini! Ma chi fa meglio di me Cecchini, se Cecchini sono io???”, domanda ironico, come gli si confà, continuando a destreggiarsi tra serio e faceto: “Del cambiamento (Terence Hill vs Raoul Bova) me ne sono accorto solo un mese fa! Come ruolo, quando arriva Don Massimo lo vedo come un nemico, mi sta antipatico, ma poi riuscirà a meritarsi il nostro affetto: è assolutamente stato promosso nella famiglia di Don Matteo”.
Mattatore alla presentazione stampa, e interprete di un personaggio che ha lasciato un solco affettivo nel pubblico, e il cui ritorno s’annuncia già avvolto di consenso, è Flavio Insinna, nel ruolo del colonnello Anceschi. L’attore mostra il giubbotto che Terence Hill, nel ’99, gli regalò, così come a tutti i partecipanti, e che “ancora mi entra!”, commenta pieno di solida leggerezza. “Ringrazio la Rai dell’epoca – oltre all’attuale -, si sono fidati e m’hanno fatto rischiare: guardando Emma – interprete di straordinario talento -, che in questa serie fa mia figlia, rivedo me al tempo. Terence e Raoul? È un ‘aggiungi un posto a tavola’, in questo mestiere non si sostituisce nessuno”.
Nel cast, dalle ultime stagioni, confermati anche Maria Chiara Giannetta, il capitano Anna Olivieri, e Maurizio Lastrico, il pm Nardi, tra gli altri.
La regia di questa 13ma stagione di Don Matteo è stata diretta a sei mani, da Luca Brignone, Francesco Vicario, Riccardo Donna.
Il debutto di quest’ultima stagione di Don Matteo, inoltre, è anche stata l’occasione per l’allestimento di una mostra a tema, presso la sede Rai di via Asiago a Roma.
In onda dal 17 novembre su Fox Nation. Il regista, 81enne, è anche voce narrante degli episodi che racconteranno le gesta di San Giovanni Battista, San Sebastiano, Giovanna d’Arco, Padre Massimiliano Kolbe e molti altri
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