“I provini li abbiamo iniziati durante il covid, non si poteva fare street casting – dice il regista – Ho chiesto di usare il budget per avere tempo e incontrare ciascuno degli attori che mandava le cassette. Cercavo uno sguardo. Con Domenico è stato amore a prima vista. E’ sensibile, buono, aristocratico. E’ una rockstar, suona tutta la banda. Magari saremo come Burton e Depp, potrebbe diventare il mio attore feticcio. Lo stesso vale per Sara Ciocca, perfettamente in bilico tra adolescenza e pubertà. Io stesso sono stato un discutibile attore e vengo da una famiglia di attori. Amo gli attori, abbiamo fatto però poche prove. Sei settimane e una camera sola. Meno male che avevo fatto gli storyboard, pur girando cinque sei scene al giorno, in giro per Napoli. Ma mi sono dovuto limitare, alcuni giochi visivi non li ho potuti realizzare, ma in compenso ho potuto lasciare Domenico a briglia sciolta”.
Lui, Domenico (sì, si chiama come il personaggio che interpreta), è fantastico. Timido ed emozionato, oltre che gentile ed educatissimo in conferenza stampa, è un uragano di emozioni dietro lo schermo, in grado di fornire al film, che mescola vari generi e toni, tutte le sfumature di colore che servono.
“Quando devo affrontare qualcosa che già esiste, come i vampiri o Dracula – dice l’attore – cerco di guardare il meno possibile film che lo riguardano, per evitare di scimmiottarlo. Voglio portarci dentro le mie emozioni e le mie verità in maniera più diretta possibile. Al provino toglievo una scarpa per creare un dislivello naturale e l’approccio alla camminata sghemba di Mimì. Poi ho scelto un animale, il gorilla, per il rapporto che ha quell’animale con la sua famiglia, e l’ho immaginato orfano. Mimì dimostra per la sua purezza anche meno dei suoi anni, per la sua vessazione, per la sua deformazione, ma proprio per questo è stato importante raggiungere il completo opposto della purezza. Un viaggio difficile che ha determinato anche una grande consapevolezza”.
“La vita è una discoteca di bellezza e bruttezza, del resto – dichiara De Sica – Puoi vedere cose orrende in una giornata e concludere con un bellissimo bacio. Noi siamo fatti da tanti io e crescere significa centrarli, per questo i giovani li cercano, e li vedi un giorno metallari e un giorno hippy. Io scrivo inconsciamente, è un processo di psicanalisi. Sono alla fine, chiuso il sound design, si rivela il simbolo e la sua apollineità. Stavo cercando anche io la mia identità come regista e un posto nel cinema. Amo il cinema ed è stato prorompente nella diversità di stili, ma non lo avevo pensato come un pastiche. Non necessariamente un horror deve essere uno slasher o un jumpscare movie. La paura è un fattore inconscio, magari quello che temo io non lo temi tu. Se si riesce a dar forma all’ombra cangiante ben venga. I demoni o geni vanno lasciati liberi, va cercata un’orchestrazione con tutti gli strumenti del cinema. Questo è un horror romantico, ottocentesco, con tanto Sturm und drang, i personaggi sono pieni di Yin e Yang, bianco e nero, sono tridimensionali. L’atmosfera generale così deve essere, ci deve essere anche la commedia, doccia calda e fredda, per stemperare. Il cinema nasce fantastico, realismo e formalismo. I Lumière facevano l’arrivo al treno alla stazione e Meliès il viaggio alla luna… una cosa fa parte dell’altra”.
Per quanto riguarda invece il rapporto di Cuomo con il cinema del fantastico, così si esprime: “Ho un grandissimo amore per i cartoni animati, per ciò che riguarda i bambini, mi ha fatto crescere e mi regala serenità, e ugualmente anche l’altra fetta di cinema e generi che provocano altre emozioni forti. Il mezzo conta poco, conta cosa ti trasmette e cosa ti lascia. Nella mia crescita i film horror che ho visto mi hanno scioccato e cambiato. Forse anche per questo ho affrontato il personaggio con una spinta diversa. Gli horror mi fanno paura, quindi studiare le profondità di una città come Napoli, che è una città esoterica potente, con una storia particolare, mi ha fatto sentire responsabile. Una specie di bandiera dell’underground e delle realtà che non conoscevo”.
E infine, l’illuminazione di De Sica: “Hai nominato i cartoni! – dice al suo attore – Ho chiamato Mimì il principe delle tenebre per via di Carletto e il principe dei mostri, un cartone che adoravo… ma mi viene in mente solo ora!”
Diretto da Fabrizio Corallo che ne firma anche la sceneggiatura con Silvia Scola, è ricco di testimonianze e materiali d’archivio. Con Luca Argentero e Barbara Venturato
Dal 4 ottobre il film tornerà al cinema grazie al restauro in 4k realizzato da Paramount Pictures presso L’Immagine Ritrovata di Bologna, con il contributo di Luce Cinecittà e MiC
L’opera seconda della regista romana, co-prodotta e distribuita da Luce Cinecittà, arriverà a Novembre al cinema
Il Maestro dell'horror racconta la sua parte più in ombra nel film di Giancarlo Rolandi e Steve Della Casa. Domenica 8 settembre alle 23:10 su Rai 3