“Diavoli”, i monaci guerrieri della finanza tra politica e potere

Dal 17 aprile su Sky Atlantic e Now Tv il financial thriller in 10 episodi tratto dal best-seller di Brera, con Borghi e Dempsey


“Questa è stata la Chernobyl della globalizzazione: la catena di montaggio del mondo si è mostrata estremamente fragile. Credo che il capitale andrà verso una crescita più sana, orientata a salvare un pianeta che abbiamo drammaticamente consumato negli ultimi 30 anni”. Prodotta da Sky e Lux Vide, la serie italiana (ma tutta girata in inglese) Diavoli arriva – dal 17 aprile su Sky Atlantic e Now Tv – in piena emergenza coronavirus e nessuno può ignorare la contingenza. A partire dal suo creatore Guido Maria Brera, mago della finanza e scrittore che ha firmato il best-seller da cui è tratta la serie. E così questo financial thriller che procede al ritmo del duello tra il CEO di un’importante banca di investimento – Patrick Dempsey nei panni di Dominic Morgan – e l’italiano che, partendo dal basso, è arrivato in cima alla piramide diventando l’Head of Trading di quella banca – Alessandro Borghi nel ruolo di Massimo Ruggero – viene presentato con una conferenza stampa in streaming in cui si mescolano, inevitabilmente, i temi della serie tv e quelli dell’attualità.

Decine di giornalisti osservano e ascoltano, dallo schermo del loro pc, i volti dei protagonisti e dei creatori di Diavoli, collegati da luoghi diversi e ingabbiati a loro volta in uno schermo: gli attori Alessandro Borghi, Kasia Smutniak e Patrick Dempsey, il già citato Guido Maria Brera, i registi Nick Hurran e Jan Maria Michelini, con Nils Hartmann, Senior Director Original Productions Sky Italia e Luca Bernabei, produttore e AD Lux Vide. “Ho scoperto con Diavoli che gli uomini della finanza non sono come li immaginavo prima di intraprendere questo viaggio – esordisce Borghi, che nella serie sfoggia una pronuncia inglese invidiabile – Avevo introiettato un luogo comune su queste figure e grazie alla serie ho imparato che ci sono persone, in quel mondo, che seguono i propri interessi con un bassissimo livello di etica, ma anche che ce ne sono molte altre che l’etica la mettono al primo posto. Ho capito che gli uomini della finanza, che col tempo è diventata sempre più uno strumento politico, sono coloro che devono mantenere l’ordine nel caos: non vorrei, quindi, che venissero visti solo i cattivi, ma che si scoprissero anche coloro che fanno sì che questo strumento politico non venga usato in modo negativo”.

Una doppiezza ben rappresentata dal personaggio di Kasia Smutniak, che in Diavoli è Nina, moglie di Dominic: “La cosa che amo di più di lei è la sua doppia faccia, il suo essere a metà tra il bene e il male, la sua ambiguità”, dice, aggiungendo che “la serie è una bella opportunità per spiegare al grande pubblico aspetti importanti della finanza normalmente difficili da capire”. “La sfida di questo lavoro collettivo – ha sottolineato Brera – è stata proprio quella di portare sullo schermo qualcosa di sistemico, che non si può toccare. Finora il mondo della finanza era stato rappresentato soprattutto mostrando le donne e le droghe che gli girano intorno, stavolta mostriamo un gruppo di monaci guerrieri”.

Ambientati tra Londra e Roma nel 2011, con molti riferimenti alla crisi economica che ha messo in ginocchio la Grecia, i 10 episodi si sviluppano in ambienti dai colori freddi, strutture architettoniche avveniristiche in cui si scatenano giochi di specchi e di riflessi, “Dietro la cui luccicanza – precisa il regista Nick Hurran – si nasconde il motivo di tutto: il potere”. Tra gli intrighi e segreti che legano i personaggi, spuntano anche sprazzi di realtà: “Schegge di notiziari, immagini di tg che danno al racconto un tono realistico – spiega Jan Michelini – così come l’accenno a eventi come l’arresto di Strauss-Kahn e l’etichetta di Piigs appiccicata ai paesi dell’Unione Europea con situazioni economiche più deboli. Diavoli è una serie molto cinematografica nello stile, ma allo stesso tempo molto grezza grazie a queste incursioni nella realtà”.

Concepita e girata ben prima dell’emergenza covid-19, la serie va in onda nel pieno della crisi sanitaria, con conseguenze inevitabili sulla vita dei suoi protagonisti e sul futuro del prodotto: “Non potremo più guardare il mondo nello stesso modo – dice ad esempio Patrick Dempsey, ex ‘dottor Stranamore’ di Grey’s Anatomy – Abbiamo capito che un certo ritmo di crescita non è più sostenibile, il pianeta non può reggerlo, bisognerà rivalutare tutto, siamo sull’orlo del caos. Dovremo trovare una risposta alla domanda: cosa è sostenibile?”. Sul fronte creativo e produttivo si pongono, poi, altre questioni: “Credo che quando torneremo sui set – suggerisce Borghi – in una prima fase dovremo ridurre i contatti e il numero dei tecnici, ma mi auguro che sarà solo una fase di transizione prima di tornare a girare film e serie come si devono fare”.

È Nils Hartmann, infine, a rivelare l’impatto del coronavirus sul futuro di Diavoli: “Stiamo già scrivendo la seconda serie e nella prima scena del primo episodio della seconda stagione vedremo i protagonisti in una Milano deserta ai tempi del covid-19, per poi tornare subito indietro all’anno della Brexit. Dobbiamo toccare l’attualità, ma non possiamo raccontarla, visto che non ne conosciamo gli sviluppi”. Intanto, dopo l’Italia, questa prima stagione di Diavoli, venduta in oltre 170 territori, sarà vista in Germania, Regno Unito e Francia.

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15 Aprile 2020

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