A come:
Alla rivoluzione sulla due cavalli
E’ pur sempre per proiettare il film che vengo sbattuto di nuovo su di un aereo, e in 14 ore di volo mi trovo nell’emisfero australe. E quando finalmente viene l’ora della prima proiezione, le preoccupazioni, la tensione, il nervosismo sono quelli di sempre. Voglio essere presente anche alla prima proiezione, alle 16. Non molta gente, ma contenti che ci sia qualcuno a farsi vedere. Pensavano di poter dormire inosservati… Purtroppo i ritmi dell’organizzazione non prevedono che si sia lì alla fine delle proiezioni (clausola di salvaguardia per i registi europei????). Mando le spie, anche alla proiezione “ufficiale” delle 23. Ma soffro ugualmente per non esserci. Il giorno dopo il verdetto: bene, anzi benissimo. Applausi alla fine. Che sembra non siano molto consueti. Anche questa volta è andata! Il film girerà l’Argentina e andrà a Santiago del Cile, con la rassegna, poi sarà distribuito in Argentina. Come viaggio, non male per una 2CV.
B come:
Buenos Aires
Giungo a Buenos Aires carico dei riferimenti letterari dei miei romanzi preferiti. Puig, prima di tutti, quello che più mi ha avvicinato a questa città, ma poi Soriano, Borges, naturalmente… Trovo la città affascinante, con spazi enormi, palazzoni enormi, contraddizioni enormi. La nostra guida, Elvira, anima dell’organizzazione del festival, sceglie con cura luoghi, ristoranti paesaggi. Quelli che più rimangono negli occhi: l’enorme Rio de la Plata, scuro, minaccioso e limaccioso, con la zona del porto. La Boca, il quartiere dei primi immigrati italiani, con un porto in disarmo, affascinante nella sua decadenza. La stazione ferroviaria, specchio dello splendore di un tempo. La Plaza de Mayo, per tutto quello che di storia e terribile attualità si porta dietro.
C come:
Carne
Non ci può essere Argentina senza carne. Di tutti i tipi, di ogni genere di animale, di ogni taglio e pezzatura. Tutta buonissima, e tutta arrostita su enormi griglie con tonnellate di braci ardenti. Ma non è soltanto l’amore per la patria a farti sognare il tipico piatto di pasta, dopo sette giorni di monocultura proteica.
Crisi e cinema
Solitamente abbinate all’aggettivo “italiano”. Per fortuna, per un’intera settimana, non se ne è parlato. Un po’ perché il nostro cinema viene percepito in tutt’altro modo, all’estero. Un po’ perché, effetivamente, gli argentini hanno ben altro a cui pensare. Però per il sottoscritto, riuscire a partecipare a ben due dibattiti il cui centro non è quello solito (è uscito/entrato nella/dalla crisi il cinema italiano?) è stato di grande sollievo. Una notazione fatta dagli argentini che deve farci meditare. Nel grandissimo disastro economico che tutti conosciamo, sembra che l’unico settore che NON sia in crisi è proprio il cinema. E questo anche grazie ad una intelligente legge di sostegno copiata dall’esperienza francese. Una delegazione di cineasti francesi (Tavernier, Costa Gavras, ecc…) illustrando la propria esperienza, ha convinto le autorità argentine a far adottare anche qui provvedimenti del tutto simili a quelli francesi. E se li invitassimo anche noi?
D come:
Delegazioni
Caso più unico che raro, tutte le delegazioni presenti sono composte da gente simpatica, e goduriosa al punto giusto. Primi fra tutti noi, con Silvana, project manager di Italia Cinema costantemente scambiata per un’attrice, e l’attore Stefano Venturi, nella parte del primo attor giovane. Gli spagnoli, con Manuel, dell’Istituto del cinema Spagnolo sempre pronto al brindisi e la mitica attrice di Terra e Libertà Rosana Pastor, pasionaria quanto basta per tener testa alle assemblee più combattive. Ma la vera scoperta è Costa Gavras, che merita un capitolo a parte. Una nota dolente: la totale assenza delle autorità italiane alla manifestazione, se si esclude la fugace presenza di una funzionaria dell’Ambasciata alla conferenza stampa.
Desaparecidos
Se ad una cena ti capita di sedere a tavola con una madre a cui hanno ammazzato il figlio in piazza a dicembre, e con una signora che ha avuto il fratello “desaparecido”, capisci che tutto quello che sai della dittatura argentina è poca cosa. L’impressione che hai è fortissima. E quando ti raccontano che la differenza tra ieri (anni ’70) e oggi è che prima sembrava non dover mai capitare a te, ma oggi questo è più che possibile, capisci ancora meglio che il problema economico non è certo il principale, in questa terra bella e terribile. L’incontro che facciamo, Costa Gavras in testa, con un’affollata assemblea di “Madri di Piazza di Maggio” è un’esperienza che difficilmente scorderò. Scopri quanto siamo privilegiati noi, in Italia, a poterci permettere il lusso di dotte disquisizioni teoriche sul cinema più o meno carino, più o meno di successo. Qui il cinema vorrebbero che servisse realmente a far cambiare le cose. Ma come abbiamo detto nel dibattito, purtroppo neanche il bellissimo film di Costa Gravras, Z (vedi), riuscì a far cadere i colonnelli.
E come:
Evita
Come non rendere omaggio all’icona nazionale? Un omaggio alla tomba della “madre della patria” nel decadente cimitero della Recoleta (vedi), per scoprire che dietro le porte in ferro è ben visibile la bara di Evita, uguale a quella che si può vedere nei documentari che illuminano le sale del Museo Evita, identica a quella del mitico film. La tomba, le targhe di ottone, i fiori, il pellegrinaggio delle persone più strane (noi per primi) ci spingono a vedere il museo. I vestiti, ma soprattutto i mitici cappellini, le scarpette decollete, oggetti e libri che la vedono ritratta in tutte le pose. Perfino trasfigurata nel volto di una improbabile (ma per quanto tempo ancora?) Santa Evita. Non posso resistere alla tentazione di andar via con una maglietta con la sua effige bianca su nero.
G come:
Gavras, Costa
Mitico regista greco-francese, padre del cinema politico. Per chi come me si è formato negli anni ’70, è stato un faro, colui che ci ha fatto indignare e fremere, che ci ha spinto con rabbia a manifestare contro le dittature, la violenza del sistema… Averlo lì davanti, con sua moglie, i parenti sudamericani appena conosciuti, è un vero schock. E scoprire che è anche simpatico, piacevole, arguto è un di più che non guasta affatto. Uno dei giorni più belli della mia vita: partecipare ad un dibattito su “Cinema e Politica”, però allo stesso tavolo dove è seduto LUI: negli anni ’70 non avrei mai potuto sognare tanto!!!
I come:
Italia Cinema
Onore e gloria a chi ci organizza queste occasioni d’oro!!! Dove, oltre a vedere nuove fette di mondo, incontrare gente del mestiere che viene da ogni dove, hai finalmente la certezza che qualcuno si muova per far conoscere, apprezzare e commercializzare nel mondo quello che faticosamente facciamo qui in Italia. Grazie!
M come:
Mate
Tipica erba da infusione argentina, e relativi contenitori per berla. E’ stato l’incubo dei miei ospiti, perché io, carico di colti riferimenti letterari, (Puig, Soriano, ecc…) volevo subito provare l’ebrezza di un vero mate argentino. Ma ho dovuto scoprire che non si può ordinarlo al bar (occhi spalancati dallo stupore) e bisogna berlo in casa, o per strada… Un critico di cinema si è offerto di iniziarmi lui all’esperienza mistica. Ma “la prima volta” è stata con l’autista del pullmino che ci scarrozzava per la città. Assisto al rito della preparazione, e poi, tipo calumet della pace, il mate e la relativa cannuccetta fa il giro di tutti noi. Foto di rito e pareri: a me piace così tanto che in questo momento scrivo sorseggiando mate. Potenza evocativa della letteratura.
Mulptiplex “Recoleta”
E’ dato in natura un esempio di multiplex “buono”? Se pensiamo a Village Recoleta, devo proprio dire di sì. 15 sale in un modernissimo complesso che ha una megalibreria, bar, ristoranti di alta cucina argentina (vedi carne, asado, braci e griglie), con ballerini di tango di gran classe che si esibiscono all’ingresso… E soprattutto grande offerta di cinema, di tutti i tipi, di tutte le nazioni. La rassegna si svolge lì, ma non è un caso. E’ un multiplex abituato alla differenziazione dei generi. Certo, le code per i film nordamericani fanno sempre impressione, però pensare che ci posa essere una parte di quella stessa gente che è lì per vedere il tuo film, e che non è poca, beh, fa molto piacere. Biglietti differenziati, per prezzi, orari e cicli di film, e buoni incassi per tutti. Una lezione per chi a casa nostra pensa che il tipo di sala (multiplex piuttosto che monosala) determini i consumi. Forse agendo sull’offerta…
P come:
Politica e cinema
Tavola rotonda organizzata dal festival. Dall’affermazione di Costa Gavras “tutto il cinema è politico” si diparte una discussione che però vede al centro la politica. In Argentina in questo momento tutti sono toccati da una classe politica che è riuscita a fare cose che nessuno era mai riuscito a fare. Tipo: dall’oggi al domani volatilizzare i guadagni di una vita. E poi le ferite aperte e mai rimarginate inferte dai regimi militari, lo sato di polizia ancora oggi presente… Parlare di cinema politico ha qui ben altro valore. Scopri che è quasi una necessità fare un cinema che tenti di dare risposte a problemi reali. Gli argentini rimangono stupiti, anche se favorevolmente, dai nostri film europei, che presentano spesso sotto forma di commedia, piccoli drammi personali. La storia per loro è ben diversa. E trovarsi di fronte un maestro indiscusso del cinema politico, li spinge alla preghiera: “Costa Gavras, racconta tu i nostri drammi! Falli conoscere al mondo!” Ma il maestro, con grande understatement, declina l’invito. “Avete dei registi magnifici, raccontate da soli la vostra storia”. Un altro grande insegnamento di un grand’uomo!
Porteño
Chi è nato o abita a Buenos Aires. Per quelli che ho conosciuto, persone davvero speciali. A cominciare dagli organizzatori, Carlos e Louis, appassionati di cinema europeo, ma profondamente argentini. E poi Elvira, grande e simpatica conoscitrice della città, conosciuta a sua volta da mezzo mondo. E poi gente che gravita intorno al cinema e alla tv, attori e attrici: i porteñi che incontriamo ci piacciono tutti. Goduriosi, amanti di buona tavola e buon vino, patiti per la musica e il ballo. Scopro alcune affinità, soprattutto con Carlos e Elvira: la passione per la pasta con le vongole veraci (che di porteño in realtà ha molto poco), e quella per il mitico Teatro Volturno di Roma, che frequentavamo, entusasti, negli stessi anni. Senza ovviamente conoscerci.
R come:
Recoleta
Quartiere di Buenos Aires, ma anche cimitero monumentale, ma anche sede del mulptiplex “Recoleta” dove proiettano i nostri film. Le tre cose messe insieme creano una miscela esplosiva. I porteñi dicono che la nascita del cinema ha rivitalizzato i morti della Recoleta. E questo approccio diciamo laico con la morte lo potete trovare anche dentro il cimitero. Uno dei più decadenti che abbia mai visitato. Soprattutto ora, con i vialetti in corso di rifacimento. Cappelle dalle sculture kitsch, mezzo diroccate, tutte con le bare bene in vista. E poi militari, tanti militari, intere famiglie di militari. Laddove si evidenzia il potere che da sempre hanno in questo paese. La morte e le sepolture come lettura delle classi sociali. Altro che Totò…
S come:
Stelle
Una delusione. Contavo finalmente di vedere le stelle dell’altro emisfero, ma il cielo era sempre coperto, di notte! Rimango con il rimpianto.
T come:
Tango
Come per la tomba di Evita, si pone il problema: si DEVE vedere ballare il tango? E come per Evita, non se ne può fare a meno. Perché te lo trovi davanti anche se non vuoi. Come ad esempio (vedi) davanti al cinema dove proiettano il tuo film, o alla festa offerta dall’Istituto di cinema argentino… Ma poi ti portano anche a vederlo ballare, da gente vera, appassionata, che il fine settimana riempie enormi sale da ballo per il solo gusto di ballarlo. E quando ti costringono a scendere in pista, allora lo spettacolo si trasforma in dramma. Comico per quanto mi riguarda. Per fortuna nessuno delle delegazioni è così tecnologico da avere strumenti per immortalare l’immagine tragica che chi vi scrive ha dato di sé….
Z come:
Z L’orgia del potere
Mitico film del 1969 sulla dittatura dei colonnelli in Grecia. Un film che ha segnato intere generazioni, in tutto il mondo. Sedere accanto a chi l’ha fatto emoziona e fa andare indietro con i ricordi. Come per esempio quello di Elvira, la nostra anfitriona. All’uscita dal cinema, a Buenos Aires, mentre andava con i suoi amici a bere qualcosa in un bar, una retata della polizia arrestò tutti quei giovani che avevavo appena visto il film sovversivo. Costa Gavras, con il suo sorriso gentile, sembra volersi scusare, a distanza di anni, per quelle ore passate in prigione….
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