DIARIO#11


Non sappiamo se parlerà iraniano il Leone nr. 57. Ma sappiamo già, più o meno, cosa riporteremo a casa da questa Mostra. Proviamo a citare a caso (e scusateci per le omissioni).
Il parto in diretta di Altman, una sorpresa da tener nascosta allo spettatore che è diventata il segreto di Pulcinella.
La libertà di Sharunas Bartas, i gabbiani che volano in tondo, il rombo incessante dell’oceano che azzera le parole.
L’Internazionale in versione night club di Fruit Chan (ma anche la scena in cui i ragazzi del Nord tentano di spaccare il durian, un frutto del Sud puzzolente e con una corazza spinosa come quella di un armadillo, metafora per chissà quante incomprensioni).
Le imboscate improvvise del film di Guido Chiesa
Il corpo a corpo, violento e appassionato, tra padre e figlio nei Cento passi di Marco Tullio Giordana.
Sant’Antonio (Marco Paolini) che rimprovera Antonio Albanese parlando senza lingua nella commedia di Mazzacurati.
I titoli di testa del Cerchio di Jafar Panahi. Si sentono le urla di un parto: assordante e sconvolgente, ma non si vede niente. Eppure tanti spettatori si tappavano le orecchie.
I cani di O fantasma, uniche presenze umane in una città-discarica.
Gli incubi di Denti – le allucinazioni di Sergio Rubini, i flash provocati dal contatto della lingua con la gengiva scoperta – per il cinema italiano una visionarietà inedita.
La soffocante presenza della propaganda fuori campo nel cinese Platform, c’è sempre una radio, un tv accesa, un altoparlante che annuncia qualcosa.
Il taglio del dito in Brother di Takeshi Kitano, un metodo a prova di errore per verificare la lealtà dei vostri collaboratori.
La scena del matrimonio che apre Merci pour le chocolat, sottilmente inquietante anche se tutto appare borghese e normale.
La cugina scema Elaine May in Small Time Crooks e in generale l’elogio della stupidità umana fatto da Woody Allen.
Le nigeriane di Sud Side Stori: hanno qualcosa da insegnarci sull’economia in cui viviamo.
Tutti i personaggi di Estate romana di Matteo Garrone e soprattutto Rossella Or: forse è lei il vero fantasma in senso buono.
Lo sguardo diretto ma verticale su Corleone, la Sicilia, la violenza mafiosa di Placido Rizzotto nel film di Pasquale Scimeca .
I due ragazzini arrabbiati e smarriti di Animali che attraversano la strada: Isabella Sandri li lascia veramente liberi di spiegarci perché non possono essere come vorremmo al di là di poliziotti, assistenti sociali, pseudo-famiglie. Gli occhi azzurri di Marco Ferreri e i “protagonisti” di Daniele Segre in generale.

autore
10 Settembre 2000

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