Sono stati rivelati i quindici titoli che competeranno al Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2024 per il miglior documentario. L’annuncio viene da Piera Detassis, Presidente e Direttrice Artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello in accordo con il Consiglio Direttivo composto da Nicola Borrelli, Francesca Cima, Edoardo De Angelis, Domenico Dinoia, Francesco Giambrone, Valeria Golino, Giancarlo Leone, Luigi Lonigro, Mario Lorini, Francesco Ranieri Martinotti, Francesco Rutelli.
La commissione per i documentari composta da Guido Albonetti, Pedro Armocida, Osvaldo Bargero, Raffaella Giancristofaro, Stefania Ippoliti, Betta Lodoli, Pinangelo Marino e Giacomo Ravesi ha proposto una selezione più ampia, di quindici titoli anziché dieci, com’era già avvenuto nel 2019 e 2020, visto “il ritrovato interesse dell’industria per le molteplici forme del cinema del reale, accolto da un’importante risposta di pubblico, e sulla base della qualità che abbiamo riscontrato, con l’idea di restituire alla Giuria dell’Accademia una fotografia il più possibile rappresentativa della produzione nazionale”.
I film selezionati per concorrere al Premio David di Donatello – Cecilia Mangini 2024 per il miglior documentario sono:
Chutzpah – qualcosa sul pudore di Monica Stambrini
Nel pieno di una crisi personale e lavorativa, la regista comincia a filmare la sua vita, se stessa, i suoi genitori, i suoi figli, i suoi amici e amanti, le sue sedute di psicoterapia, apparentemente senza una ragione, se non quella di rispondere alla domanda: chi sono?
Enzo Jannacci – Vengo anch’io di Giorgio Verdelli
Il talento immenso e spiazzante di Enzo Jannacci raccontato, sullo sfondo di una Milano senza tempo, attraverso prestigiose testimonianze di amici e colleghi, dal figlio Paolo a Vasco Rossi e poi Paolo Conte, Claudio Bisio, Diego Abatantuono, Roberto Vecchioni e molti altri.
Fela, il mio dio vivente di Daniele Vicari
Primi anni ’80: un giovane regista, Michele Avantario, incontra il grande musicista e rivoluzionario nigeriano Fela Kuti e da quel momento dedica la sua vita alla realizzazione di un film interpretato dallo stesso Fela. Non ci riuscirà mai, ma scoprirà qualcosa di più importante per lui: una nuova idea di esistenza.
Io, noi e Gaber di Riccardo Milani
A vent’anni dalla scomparsa il primo docufilm ufficiale su Giorgio Gaber, protagonista di una pagina irripetibile dello spettacolo italiano, dalla musica leggera al teatro canzone: dalla storia più privata evocata dalle parole della figlia e delle persone a lui più vicine al racconto corale di grandi personaggi che lo hanno amato.
Kripton di Francesco Munzi
Un’indagine sulla vita sospesa di sei ragazzi, tra i venti e i trent’anni, volontariamente ricoverati in due comunità̀ psichiatriche della periferia romana, che combattono con disturbi della personalità̀ e stati di alterazione. La condizione estrema del disturbo mentale diventa la chiave per avvicinarsi all’abisso misterioso della nostra mente, e possibile metafora del nostro tempo.
Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone
Il viaggio personale di Mario Martone nel cinema di Massimo Troisi nella città comune ai due registi, Napoli. Col montaggio dei film si intersecano alcune conversazioni con artisti che lo hanno amato e ne sono stati influenzati, e con Anna Pavignano, che con Troisi scriveva i suoi film.
Le mura di Bergamo di Stefano Savona
Bergamo, marzo 2020: l’epidemia di Covid-19 è scoppiata, le strade si sono svuotate, gli incontri sono proibiti. Dopo gli incubi di questa notte infinita, i sopravvissuti si risvegliano in una città sconosciuta. Medici, infermieri, pazienti, volontari, e anche chi è solo stato sfiorato dalla tragedia, cercano un proprio ruolo nel processo di guarigione collettiva.
MUR di Kasia Smutniak
Kasia Smutniak esordisce alla regia con un film che è allo stesso tempo un diario intimo e una denuncia, girato tra i migranti al confine tra Polonia e Bielorussia, nella zona rossa dove l’accesso non è consentito ai media, ma anche nei pressi del cimitero ebraico del ghetto di Łodź, di fronte alla casa dei nonni dove Smutniak giocava da bambina.
N’en parlons plus (Non ne parliamo più) di Cécile Khindria e Vittorio Moroni
Quando Sarah, 30 anni, diventa madre, decide di rompere l’omertà imposta dal padre sul passato della sua famiglia: durante la guerra d’Algeria, suo nonno ha combattuto a fianco dei francesi contro l’indipendenza del suo popolo. La famiglia fugge a Marsiglia, ma viene rinchiusa in un campo.
Raffa di Daniele Luchetti
Una docuserie che ripercorre la vita pubblica e privata di Raffaella Carrà, simbolo di libertà e di parità tra i sessi negli anni ’70, regina della TV pubblica negli anni ’80 e icona LGBTQ negli anni ’90: un mito che supera ogni barriera culturale e generazionale, ma anche un mistero di cui nessuno possiede la chiave.
Roma, santa e dannata di Daniele Ciprì, Roberto D’Agostino, Marco Giusti
Un viaggio nella notte romana durante il quale Roberto D’Agostino racconta all’amico Marco Giusti, ripresi da Daniele Ciprì, perché Roma è una città unica e infernale, capace di tutto. Un viaggio al calar delle tenebre perché è di notte che si percepisce meglio il frastuono del mondo.
Sconosciuti puri di Valentina Cicogna e Mattia Colombo
Ogni notte nella sala autopsie della dottoressa Cristina Cattaneo arrivano corpi senza nome. Lei li chiama gli Sconosciuti Puri, che appartengono spesso ai margini della società: senzatetto, prostitute, adolescenti in fuga. Ultimamente sono soprattutto migranti. Cosa succede quando i morti hanno perso la loro identità̀?
Semidei di Fabio Mollo e Alessandra Cataleta
Mezzo secolo di storia ripercorso raccontando le due statue bronzee meglio conservate al mondo, i Bronzi di Riace, riemersi nel 1972 dopo duemila anni passati sott’acqua. Interviste e documenti inediti, testimonianze dirette e il racconto di un presente in tumulto sono il cuore di questo viaggio.
Taxibol di Tommaso Santambrogio
Il famoso regista filippino Lav Diaz e Gustavo Flecha, tassista cubano, si ritrovano a discutere di politica, migrazione, condizioni sociali e amore fra le strade cubane. Lav in realtà sta cercando un misterioso, violento ex generale scappato dalle Filippine al termine della dittatura di Marcos, Juan Mijares Cruz, che si dice viva nascosto nell’entroterra cubano.
Umberto Eco – La biblioteca del mondo di Davide Ferrario
La biblioteca privata di Umberto Eco era un mondo a sé: più di 30.000 volumi di titoli contemporanei e 1.500 libri rari e antichi. Davide Ferrario ha avuto accesso alla biblioteca grazie alla famiglia: ne è nato un documentario che cerca di afferrare il senso dell’idea di biblioteca in quanto “memoria del mondo”.
La Giuria dell’Accademia voterà una prima volta per individuare la cinquina di candidati al premio e, successivamente, decreterà il vincitore del David per il miglior documentario che dal 2021 è stato intitolato alla memoria di Cecilia Mangini, instancabile indagatrice del reale e indimenticata pioniera e outsider del cinema italiano.
La Commissione ha così motivato la selezione 2024:
“Dalla sua prima selezione, nel 2019, questa Commissione ha registrato con soddisfazione e orgoglio il consistente incremento della produzione documentaria. Il ritrovato interesse dell’industria per le molteplici forme del cinema del reale è stato innegabilmente accolto da un’importante risposta di pubblico, in sala e sulle altre piattaforme di distribuzione. Secondo i dati Cinetel, nel 2023 sono stati distribuiti nelle sale cinematografiche ben 140 documentari contro i 56 del 2017 e i 61 del 2019.
A fronte di questi numeri molto significativi, sulla base della qualità che abbiamo riscontrato e con l’idea di restituire alla Giuria dell’Accademia una fotografia il più possibile rappresentativa della produzione nazionale, per il 2024 la Commissione propone quindi, come era avvenuto nel 2019 e nel 2020, una selezione più ampia, di 15 titoli su 138 iscritti, e non più 10.
Tra le opere scelte compaiono i film di alcuni registi già affermati nel cinema non documentario, spesso protagonisti di una tendenza, quella biografica, che si afferma sempre più e si lega frequentemente a importanti figure musicali e dello spettacolo, realizzata anche in modalità seriale. A questi si affiancano le opere di altre generazioni di autori che intercettano e sintetizzano i temi e le urgenze della società contemporanea, mettono in relazione il presente col passato, si aprono a esperienze e a sguardi internazionali. Una tendenza che ci fa piacere segnalare anche quest’anno è la presenza di più co-regie, nelle quali è significativa la presenza di autrici.
Dall’osservazione della produzione 2023 il documentario conferma una vitalità smagliante, la pluralità di vocazioni – tra cui quella informativa, di strumento conoscitivo prossimo all’inchiesta giornalistica – e la sua intrinseca, straordinaria capacità di ibridare e tenere insieme tra loro linguaggi, tecnologie e approcci molto differenti, riusare immagini preesistenti, fare racconto di archivi e sentimenti privati, illuminare contesti e individui marginali o dimenticati, interpellare la collettività.
Sottoponiamo questa selezione alla Giuria dell’Accademia e alla stampa sperando di aver contribuito anche quest’anno a comunicare in modo più completo le varie anime di un panorama produttivo eterogeneo. Consapevoli del fatto che produzioni e distribuzioni sostengono con sempre più forza e convinzione queste opere”.
Per le biografie degli otto membri della Commissione selezionatrice: https://www.davidnews.it/documentari/selezionatori-documentari-2024.php
Non ci sono state grandi differenze tra la prima votazione dei candidati alle cinquine e quelli definitivi eccetto per gli attori, Mastandrea e Colangeli erano primi ma poi non hanno vinto
La parola a Chiara Sbarigia, Nicola Maccanico, Piera Detassis, Antonio Albanese, Susanna Nicchiarelli, Michele Riondino e molti altri
Il protagonista di Comandante sul red carpet dei David 69
Vincitore del Premio David di Donatello per il Miglior suono assieme ai colleghi del Cinefonico Maricetta Lombardo, Daniela Bassani e Mirko Perri, Pallotto ci ha raccontato il lavorato su Io, Capitano