Dal piccolo ‘mondo sexy’ alla liberazione del burlesque

Il critico Mario Sesti presenta alle Giornate degli Autori Mondo Sexy, sul documentario erotico italiano degli anni '60


VENEZIA – “Roland Barthes sosteneva che il vero effetto dello strip-tease era di desessualizzare la donna; un rito che provoca l’idea del sesso e insieme il suo esorcismo. Una sorta di abile stratagemma per far uscire il sesso allo scoperto, e poi disattivarlo. Prima di essere un proverbiale rito di seduzione, sarebbe una forma di esorcismo del sesso in cui un corpo genera un appetito solo per essere devitalizzato”. Ecco che la voce narrante di Mario Sesti, e l’occhio implacabile del montaggio comprese le tecniche di CGI, insieme alle musiche di Federico Badaloni, destrutturano e rileggono una forma ‘bassa’ eppure rivelatrice, i documentari erotici dei primi anni ’60, in Mondo Sexy, presentato alle Giornate degli Autori. Il film, prodotto da Augustus Color e distribuito da Compass, offre un’occasione imperdibile per un ulteriore passo nella comprensione dell’uso (e abuso) del corpo femminile, dentro e oltre le discussioni suscitate dal #MeToo.

In questo critofilm che dilata un fenomeno di breve durata come quello dei film dai titoli programmatici e titillanti (Le città proibite di Giuseppe Scotese o Le dolci notti di Vinicio Marinucci, fino a I piacere del mondo e Supersexy 64) compie un’audace operazione mettendo quelle immagini rivolte a “uomini dalle moglie racchie e adolescenti foruncolosi” (così la voce off dell’epoca) a confronto con la riappropriazione contemporanea dello spogliarello fatta nel burlesque. Anche grazie al contributo e alla riflessione critica femminile con le voci della giornalista Sabina Ambrogi, della psicoterapeuta Luana De Vita che usa il burlesque per gruppi di psicoteatro e dell’artista e performer Albadoro Gala, mentre a Domenico Monetti e Antonio Tentori è affidato l’inquadramento storico-critico del sottogenere.

Insomma, un bel match tra i due sessi che “passa ai raggi X le modalità di discriminazione e adozione di stereotipi sessuali, sfruttamento e abuso dell’immagine del corpo femminile che oggi appaiono altamente controverse e che, con questi film, sembrano messi sotto una lente di ingrandimento ‘involontariamente’ rivelatrice”, come spiega Mario Sesti, autore di tanti documentari tra cui il recente Bernardo Bertolucci: no end travelling, presentato al Festival di Cannes

L’imprevisto successo di un documentario di Alessandro Blasetti, Europa di notte, del 1958, diede la stura alla produzione di questi film commerciali, cotti e mangiati, girati a Parigi o in una Polinesia vera o ricostruita sotto casa, comunque in locali notturni e in notti “proibite” con la promessa di un nudo integrale impossibile ma sempre fantasticato. Mino Loy, uno dei registi in questione, ne racconta la velocità corsara, un mese e mezzo di riprese, sette persone, 30 milioni di lire, e siccome i capezzoli erano vietati al cinema (tranne che alle donne di colore), lui pensò di dipingerli di nero facendoli così più che intuire, vedere, ma aggirando la scarsa intelligenza del censore. Corpi pre silicone, senza tatuaggi, dalle forme morbide, nella varietà non addomesticata di anni precedenti anche alla tv commerciale, si dimenano ad uso di sguardi maschili, gli spettatori sono inquadrati, qualche volta sono anche coppie che alludono a un dopo spettacolo piccante. E’ un ‘piccolo mondo sexy’, un’Italia che non esiste più ma ancora quanto vicina.

Il 3 settembre alle 23 alla Villa degli Autori Albadoro Gala si esibirà in una performance.

02 Settembre 2019

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