Cantante o attore? Sanremo o il set? La Storia dello Spettacolo italiana non lesina esempi di personaggi che nati artisticamente cantanti abbiano poi provato a passare davanti alla macchina da presa.
Con qualche “infamia” e qualche lode – così prima, come adesso – se si pensa alla storia d’amore tra musica e cinema – intesa appunto come cantanti che abbiano scelto di misurarsi con la recitazione – la mente chiama in causa un’immediata manciata di nomi, da Massimo Ranieri a Domenico Modugno (che ha frequentato il corso di Recitazione al Centro Sperimentale), da Gianni Morandi a Caterina Caselli o Adriano Celentano, solo per citarne alcuni. Tutti nomi, questi, di talentuosi del canto che non sempre hanno però partecipato prima al Festival, per approdare poi al cinema. Qualche volta è andata al contrario (e la cosa succede ancora oggi).
Nel ’68, Ranieri, 17 anni, a Sanremo canta Da bambino, in coppia con I giganti; stesso anno per l’esordio nel musicarello La più bella coppia del mondo di Camillo Mastrocinque in cui interpreta se stesso, a cui segue il ruolo che lo battezza: Metello di Bolognini (1970). Una storia, quella tra Ranieri e il cinema, che dura tutt’oggi, fino al più recente L’uomo che disegnò Dio (2022) di Franco Nero.
Domenico Modugno, che nasce attore e la musica lo consacra, ha frequentato il CSC nel ’49-’50, debuttando al cinema con I pompieri di Viggiù di Mario Mattoli (1949): la sua prima volta all’Ariston è stata poi con Nel blu dipinto di blu, era il ‘58, che dopo un anno divenne anche film omonimo, diretto Piero Tellini.
Gianni Morandi, come Ranieri un enfant prodige, canta per la prima volta sul palco sanremese nel 1972, il brano era Vado a lavorare, ma il cinema per lui arriva prima di Sanremo: il suo battesimo cinematografico non è un musicarello ma Totò sexy (1963), regia di Mario Amendolain, in cui interpreta se stesso; mentre sarà protagonista, l’anno successivo, del film musicale In ginocchio da te. Come per Ranieri, anche per Morandi il ruolo d’attore non è stata un’esperienza circoscritta: recente è stato protagonista nella serie tv L’isola di Pietro.
Una sorte simile, connessa al musicarello, quella del “Casco d’oro”: era il 1966 quando Caterina Caselli cantava Nessuno mi può giudicare a Sanremo – canzone scartata da Celentano, che portò Il ragazzo della via Gluck: per lei arriva così la notorietà canora e anche il primo ciak, con lo stesso titolo del brano, diretta da Ettore Maria Fizzarotti, stesso regista di un altro film da lei interpretato nell’anno, Perdono, sempre “di genere”, sempre sull’onda del successo del pezzo.
Un altro nome che s’è destreggiato, e più dei sopracitati, tra canzone e cinema, è quello di Adriano Celentano, che ha debuttato sul grande schermo con I ragazzi del juke-box di Lucio Fulci (1959), e da lì conta altri 42 titoli da interprete, con 4 da regista. Il suo rapporto col cinema è stato anche per alcune colonne sonore, forse insospettabili, come quella de Il tempo si è fermato di Ermanno Olmi (1958) e La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava (1963). Mentre al Festival è salito sul palco la prima volta due anni dopo il film, era il 1961 e cantava 24mila baci.
Il tempo recente, e recentissimo, annovera almeno cinque cantanti di successo, figli dell’ultima generazione della musica italiana, tra coloro che, scesi dal palco dell’Ariston e svestiti (momentaneamente?) i panni di cantante, hanno indossato quelli d’attore, in film da grande e piccolo schermo.
L’ultimo “cant-attore” in ordine di tempo, e il più piccolo in termini anagrafici, è Leo Gassmann (26 anni) che, debuttando al Festival nel 2020 con il brano Vai bene così, sembrava aver scelto una carriera artistica alternativa a quella percorsa dal grande nonno Vittorio e dal papà Alessandro, mentre l’opportunità di interpretare Califano nel film tv omonimo (su Rai Uno l’11 febbraio, la sera immediatamente successiva la finale della 74ma edizione di Sanremo) gli ha fatto affermare pubblicamente che quella della recitazione sia una via che ha deciso di percorre, e non solo un’esperienza isolata, seppur precisando che sarà parallela a quella musicale.
Tra quelli chiamati qui all’appello c’è anche Elodie, che nasce cantante a tutti gli effetti, “figlia di Maria De Filippi”: direttamente da Amici 2015 arriva sul palco sanremese nel 2017 cantando Tutta colpa mia, finché Pippo Mezzapesa, per il suo Ti mangio il cuore (2022), presentato alla Mostra di Venezia, ha scelto lei come protagonista, nel ruolo di Marilena Camporeale, una prova drammatica, molto supportata dalla fotografia in bianco&nero che ha accentuato il senso e l’interpretazione del tragico, lasciando però in sospeso il giudizio su un effettivo talento nella recitazione, che sarebbe semmai da verificare con altra e differente prova, che la stessa Elodie – più a volo d’uccello sul tema rispetto al sicuro Gassmann – proprio al Lido non aveva escluso di prendere semmai in considerazione (senza dimenticare che, in verità, era già stata su un set, interpretando se stessa, nel film Non c’è campo di Federico Moccia).
Una “sorella” d’arte, anche lei figlia del talent targato De Filippi, che ha vinto alla nona edizione (2009), è Emma, la cantante diventata attrice per mano del più hollywoodiano dei registi italiani qui raccontati, Gabriele Muccino, che l’ha scelta per il suo Gli anni più belli (2020): Marrone qui è Anna, come sarà poi Teresa per Il ritorno di Stefano Chiantini (2022), entrambi ruoli in cui l’espressività, la mimica, la voce della cantante non hanno giocato per sottrazione, non permettendo ai personaggi dei film di emergere davvero, “nascondendo” l’identità forte dell’artista, che lì sullo schermo continuamente ricorda allo spettatore di essere Emma-la cantante, mestiere per cui il talento canoro non le manca e che, quest’anno, preferisce al cinema, tornando sul palco di Sanremo cantando Apnea. Le sue “volte” all’Ariston sono state tre (senza contare l’attuale): insieme ai Modà ha debuttato con Arriverà (2011); da sola ha trionfato con Non è l’inferno (2012); infine è arrivata anche all’Eurovision Song Contest con La mia città (2014). Ma “a volte ritornano” e Emma è tornata da Muccino, dopo il loro primo set, per prendere parte a quello della serie A casa tutti bene – La serie.
C’è un album discografico, La primavera della mia vita, che è anche un film (2023), e la cosa non è casuale, l’omonimia è specifica: infatti, se il progetto musicale porta la firma di Colapesce e Dimartino, anche il racconto diretto da Zavvo Nicolosi li vede protagonisti, così come è protagonista, per la colonna sonora, la loro musica, infatti tutti i brani presenti sono tratti dal suddetto album. Dopo Franco&Ciccio, Ficarra&Picone, una nuova coppia sicula da piccolo/grande schermo c’attende? Chissà.
Infine, altro figlio di talent – in questo caso era X Factor, che ha vinto: Michele Bravi, per la prima volta a Sanremo nel 2017 con Il diario degli errori. Nel cinema non si è limitato a una sola prova, perché se la sua prima volta è stata una prima volta anche per chi lo dirigeva, Carolina Cavalli in Amanda, in cui lui interpreta Dude, il ruolo più recente, dal 14 febbraio sul grande schermo, è per Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, film italiano ambizioso, solido, originale, nonché di respiro internazionale. Bravi, nella sequenza che lo chiama in scena, nel ruolo di un cantante en travesti, si misura proprio con una delle due star del film, Lily James, protagonista femminile come Josephine Esperanto, diva degli Anni ’50.
Non ci sono appigli definitivi per decretare se per questi “cant-attori” una seconda (o terza, per alcuni) occasione di recitazione sia da evitare in assoluto: però, seppur la voce sia una dote che può far di una persona un artista, quest’ultimo profilo non concede che sempre si sia poi così completi da permettere di far bene più di un’arte, anche perché quella del cinema – in taluni di questi casi – è praticata nel nome del “nome” conquistato in un lido artistico apparentemente attiguo (quello della musica), ma realmente molto distante dal talento per la recitazione.
Dulcis in fundo, il tempo reale ci obbliga a riferire che la prima serata del 74mo Festival abbia aperto con Clara, nuova proposta di Sanremo Giovani, che scopriamo – come i colleghi appena raccontati – sia una cant-attrice: sì, perché prima che sul palco dell’Ariston, Clara Soccini (classe 1999) s’è resa nota al pubblico come Giulia-Crazy J, personaggio non cinematografico in senso stretto, ma comunque protagonista nella terza stagione di Mare Fuori, con conferma di partecipazione anche alla successiva. E – a onor di cronaca, restando per un istante in ambito seriale – anche il più noto collega sanremese Sangiovanni, quest’anno, ha recitato – seppur nella parte di se stesso – nella seconda stagione di Vita da Carlo.
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