Fa notizia la scelta di distribuire in contemporanea il 12 settembre sulla piattaforma Netflix e nelle sale con Lucky Red Sulla mia pelle di Alessio Cremonini, drammatico racconto ispirato al caso di Stefano Cucchi, interpretato da Alessandro Borghi. E’ la prima volta in assoluto: un altro film italiano prodotto da Netflix, Rimetti e noi i nostri debiti con Claudio Santamaria e Marco Giallini fu riservato agli abbonati. Ma per l’atteso titolo, interpretato anche da Jasmine Trinca e Max Tortora, si è deciso di cambiare le “regole”. E potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione.
Sulla mia pelle è il film d’apertura di Orizzonti, prestigiosa sezione parallela al concorso che propone 19 titoli. Oltre a quello di Cremonini altri due italiani: Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio, opera prima con Anna Foglietta. E infine La profezia dell’armadillo, tratto da un fumetto di Zerocalcare, per la regia opera prima di Emanuele Scaringi (in gara anche per il Leone del Futuro Premio “Luigi De Laurentiis”).
Geograficamente molto varia, la sezione propone titoli da Thailandia, India, Norvegia, Spagna, Quatar, Bulgaria, Siria, Estonia, Australia. La giuria ha una presidenza greca e femminile, con Athina Tsangari, che include anche lo sceneggiatore e regista Andrea Pallaoro. Inoltre Orizzonti si scinde in due, dedicando una parte al film breve: 12 titoli in selezione, tra cui Ninfee di Isabella Torre oltre Blu di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti, fuori concorso. La competizione internazionale conta anche, tra gli altri, su un corto di profilo misto, l’italo-francese Gli anni di Sara Fgaier.
Dagli Orizzonti lagunari, sezione ormai tradizionale, alla più recente Venice Virtual Reality, con giuria presieduta da Susanne Bier che lavorerà con l’attrice francese Clémence Poésy e il nostro Alessandro Baricco per scegliere tra 30 opere complessive. La realtà virtuale della Mostra si compone di un Concorso Interattivo e uno Lineare, includendo anche tre progetti sviluppati da Biennale College Cinema – Virtual Reality alla sua seconda edizione, in cui s’annovera In the cave di Ivan Gergolet, prodotto italiano di 15’ minuti, oltre ad altri due, uno francese e uno argentino. Si ricorda che i progetti vengono supportati dalla fase creativa a quella produttiva, con un contributo fino a 60.000 euro, grazie al sostegno di Sony. La selezione di Venice Virtual Reality per il Concorso – Interattivo (11 progetti) fa notare soprattutto la presenza di molta Europa e tre titoli dalla Cina, tra gli altri. Nessun italiano, però. Lo stesso dicasi per il Concorso – Lineare (19 progetti), dove è stato selezionato X-Ray Fashion di Francesco Carrozzini, di produzione USA, Danimarca e India. Fuori Concorso, tra Interattivo e Lineare, altri 6 titoli. Un settore, questo della VR, in cui l’Italia “manca” alla 75esima Mostra, anche semplicemente a livello produttivo, se non creativo.
Da qui si passa in giardino, anzi all’ex Giardino: è infatti Sconfini il nuovo nome della sezione che annovera tre titoli nostrani. Il banchiere anarchico di Giulio Base, Il ragazzo più felice del mondo di Gipi, Arrivederci Saigon di Wilma Labate distribuito da Luce Cinecittà e Camorra di Francesco Patierno, “lavorato sul materiale dell’Archivio Rai”. È però la proposta della prima edizione di The Tree of Life di Terrence Malick, con una durata di 189 minuti, a suscitare particolare curiosità, per questo film già spartiacque tra detrattori e amanti, che in questa proposta s’annuncia più che mai pieno di tutto se stesso.
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