Molto del senso (sempre che abbia senso parlare di senso) di Siamo qui per provare sta proprio in questo titolo così evocativo, quasi esistenzialista. Una precarietà che forse è giusta sempre, ma certamente lo è per il periodo che racconta, da giugno 2020 a ottobre 2021. Il documentario, diretto da Greta De Lazzaris (che ha anche curato la fotografia) e Jacopo Quadri (che si è invece occupato del montaggio) ha come protagonista la coppia Deflorian/Tagliarini, Daria e Antonio, autori, registi e performer teatrali tra i più apprezzati in Italia e all’estero.
Il loro legame artistico inizia nel 2008 con Rewind e continua prospero fino a oggi. Nei mesi delle riprese i due stavano preparando lo spettacolo Avremo ancora l’occasione di ballare insieme, liberamente ispirato al film Ginger e Fred di Federico Fellini e presentato in anteprima al Teatro Argentina di Roma nell’ottobre 2021.
Il film inizia da un aspetto personalissimo, il matrimonio di Daria Deflorian il 21 giugno 2020 – quando c’erano le file per entrare a Porta Portese perché misuravano la febbre, come dice lei stessa – e termina con la serata della prima dello spettacolo, il 12 ottobre 2021. In mezzo c’è oltre un anno di passione, quasi nel senso cristologico del termine. Defloria/Tagliarini e la loro compagnia di eccezionali attori si confrontano, si incaponiscono, e spesso si scontrano. La seconda parte funziona come una dinamo di una bicicletta, e pedalata dopo pedalata il film acquista energia e interesse perché il campo sembra allargarsi. Non solo il rapporto tra queste due creatività e personalità diverse ma complementari, non solo lo scontro di due persone che si vogliono molto bene ma che spesso fanno molta fatica a sopportarsi, ma un viaggio nell’incomprensibilità del processo creativo.
Defloria/Tagliarini nella preparazione dei loro spettacoli improvvisano, poi sbobinano e selezionano il meglio di quanto emerso. Questo significa che per tratti più o meno lunghi si può navigare a vista, si può provare senza sapere se ciò che si sta dicendo entrerà nello spettacolo. Di più: senza sapere se si arriverà pronti allo spettacolo. Proprio al centro del film c’è una crisi del genere, con lo spettacolo che sta prendendo una forma, solo che nessuno sembra riuscire a capire quale, nemmeno i due protagonisti, che litigano duramente, e la macchina da presa riprende tutto. C’è una sorta di senso di intimità violata, un piacevole voyeurismo nel quale si trova chi guarda: di solito queste liti rimangono private e segrete, ed evaporano una volta in scena. Qui invece sono certificate dalle immagini e dalle parole.
Se, come detto, il film acquista man mano forza, lo fa anche perché racconta qualcosa anche del periodo storico in cui è ambientato, quello della prima uscita dalla pandemia, quando mettere il naso fuori casa era di nuovo consentito, ma con tutte le incertezze del caso. “In questo momento sembra che ballare sia più forte che camminare” dice Deflorian all’attore Emanuele Valenti, che chiede conto del senso dell’inserire il ballo nello spettacolo.
È un film pieno di domande e di piccoli isterismi, ma sono le domande e i patemi di chi compie un gesto raro come cercare un senso in quello che fa, e in nome di questo senso continuamente interroga se stesso, l’altro, e le proprie stesse azioni.
Siamo qui per provare è stato prodotto da Rai Cinema e Ubulibri, è stato presentato come evento speciale alle Giornate degli Autori di Venezia 2022 e ha recentemente partecipato nella sezione master dell’IDFA di Amsterdam. Il film sarà proiettato il 22 novembre al Festival FilmMaker di Milano, e il 1° dicembre alla Casa Fellini di Rimini.
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