ROMA – “Questo primo film non arriva da una giovane esordiente, quale non sono. Arriva dopo trent’anni come attrice e dieci come sceneggiatrice, dopo diversi passi importanti e sempre diversi in questo mestiere”. Inizia così l’intervento di Paola Cortellesi nella conferenza stampa dedicata ai vincitori della Festa del Cinema di Roma 2023, dove il suo C’è ancora domani risulta il film più premiato con ben tre riconoscimenti: Il Premio del Pubblico, Il Premio speciale della giuria e La menzione speciale Miglior opera prima. Il film, di cui è anche protagonista al fianco di Valerio Mastandrea, è ambientato nella Roma degli Anni ’40 ed è stato girato a Cinecittà.
“Sono particolarmente felice del Premio del pubblico e del Premio speciale della giuria, perché di solito non vanno insieme: le giurie non premiano gli stessi film che premia il pubblico. – continua Cortellesi – Il fatto che sia arrivato a entrambi significa che ha toccato molti colori e molti registri. Questo film è molto drammatico, ma l’unico modo in cui so raccontarlo è un registro umoristico. È sicuramente un racconto spericolato, però era l’unico modo in cui volessi farlo. Chiudere un cerchio raccontando le storie delle donne che hanno sempre sentito di non contare niente. Ambientandolo negli Anni ’40, in un preciso momento storico. Donne come mia nonna e la mia bisnonna, che hanno fatto cose incredibili pensando di non contare nulla perché così era stato insegnato loro così. Volevo raccontare qualcosa di contemporaneo perché quella mentalità che pensavamo morta, con le tante conquiste ottenute, è invece ancora viva e ben radicata nel tessuto sociale del paese. In Italia c’è un femminicidio ogni 72 ore. Io non ho accesso ai disegni di legge, che comunque chiederemo di fare, per educare i ragazzi nelle scuole, visto che è un problema culturale. Ho acceso alle storie e l’unica cosa che potevo fare era raccontare questa storia”.
Il Premio alla Migliore attrice è andata a un’altra italiana: Alba Rohrwacher, protagonista di Mi fanno male i capelli di Roberta Torre. “Sono veramente grata a Roberta perché ha avuto questa idea per avvicinarsi al personaggio di Monica Vitti. – afferma l’attrice – Un personaggio inavvicinabile. E lo ha fatto in maniera molto intelligente. Devo ammettere che ero terrorizzata perché per me Monica Vitti rappresenta un assoluto. È come se io guardassi questa assoluto e questo assoluto nutrisse la mia formazione di attrice, il mio universo di spettatrice. Ma mi sembrava un azzardo incontrarla in un film. Ringrazio il coraggio di Roberta perché incontrarla così è stato sconvolgente. La sognavo la notte. Sono entrata in un dialogo con lei che aveva a che fare con una dimensione altra, una specie di altro pianeta dove Roberta mi ha portata con delicatezza. Mi ha dato il coraggio di osare. E sono grata a Monica Vitti che sento di avere incontrato in un modo altro che non mi sarei mai aspettata”.
La terza e ultima italiana premiata è stata Mara Fondacaro, sceneggiatrice e regista de Il primo figlio, a cui è stato assegnato il Premio SIAE Cinema: “È una sceneggiatura a cui tengo tantissimo e che fa da ponte per un periodo importante della mia vita, perché è una storia iniziata al Centro Sperimentale. Sono contenta che i giurati abbiamo creduto al mio progetto perché credo che in Italia non facciamo abbastanza film di genere e che l’horror abbia altrettanto valore rispetto agli altri generi”.
Il premio più ambito – Miglior film del concorso Progressive Cinema – è andato a Pedágio (Toll) di Carolina Markowicz: “Non mi aspettavo il premio. Sono ancora senza parole per dire quanto io sia onorata. – dichiara la regista – L’ispirazione è stata la realtà assurda che viviamo in Brasile rispetto alla comunità LGBT. Ci sono persone che hanno tanto potere dal punto di vista politico che ridicolizzano la comunità e sono violenti nei loro confronti. I senatori più votati dicono che i bambini non possono giocare con Elsa di Frozen perché è lesbica, ci sono persone che vanno alla Camera dei deputati con le parrucche per prendere in giro le persone transessuali. La mia idea era di raccontare tutto in maniera assurda e ridicola. Chiedendomi come sia possibile che queste persone ottengano potere. Come si può credere a loro. Qui sta la parte drammatica e l’umorismo dark”.
La normalità di una famiglia composta da padre, madre e due figli, viene spezzata da una terribile scoperta: entrambi i genitori sono gravemente malati ma solo uno dei due può essere salvato.
Il film Palma d'Oro a Cannes 2023 vince il Golden Globe 2024 come Miglior film straniero
Intervista a Carlotta Antonelli, Marlon Joubert e Aliosha Massine.
Il riconoscimento è promosso dall’associazione “Amici di Luciano Sovena” alla presenza di Lorenza Lei, responsabile dell’Ufficio Cinema della Regione Lazio. Lei ha espresso parole di stima per Luciano e per il suo...