‘Conclave’: kolossal thriller ecclesiastico, girato a Cinecittà

Il film, sceneggiato da Peter Straughan, è un kolossal con un cast d’eccezione: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Lucian Msamati, Brían F. O’Byrne, Carlos Diehz, Merab Ninidze, Thomas Loibl, insieme a Sergio Castellitto e Isabella Rossellini

conclave fiennes

Alla Festa del Cinema, in chiusura, nella sezione Grand Public troviamo Conclave, diretto da Edward Berger e ispirato al romanzo di Robert Harris, interamente girato a Cinecittà.

Il film, sceneggiato da Peter Straughan, è un kolossal con un cast d’eccezione: Ralph Fiennes, Stanley Tucci, John Lithgow, Lucian Msamati, Brían F. O’Byrne, Carlos Diehz, Merab Ninidze, Thomas Loibl, insieme a Sergio Castellitto e Isabella Rossellini. La storia ci porta al centro di uno degli eventi più segreti e misteriosi al mondo: l’elezione di un nuovo Papa. Dopo la morte improvvisa del tanto amato Pontefice, il Cardinale Lawrence (Ralph Fiennes) è chiamato a guidare questo delicato processo.

Quando i più potenti leader della Chiesa Cattolica si riuniscono nelle stanze segrete del Vaticano, il cardinale Thomas Lawrence si trova intrappolato in una fitta rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere. Un oscuro segreto emerge, minacciando di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa.

Arriva al cinema dal 19 dicembre con Eagle Pictures.

Dice Straughan: “Il libro è un racconto mai visto prima, un dramma politico sul potere e sulla corruzione che comporta. Abbiamo subito capito che avevamo a che fare con questioni universali, non era solo il conclave. Penso a una battuta di Kant, che dice ‘dal legno storto dell’umanità non c’è nulla di dritto che si possa ottenere’. C’è sempre un divario tra chi vogliamo essere e chi diventiamo”.

Risponde Berger: “Sono arrivato al film attraverso la sceneggiatura di Peter, e non attraverso il romanzo. Una volta che ho saputo che la sceneggiatura fosse sua, l’ho letta in un weekend. Sono un suo fan, non è soltanto un thriller. Non si tratta solo di trama e macchinazioni, di per sé anche interessanti, ma il film parla a un livello più profondo. E’ questo secondo livello, nel personaggio di Ralph, la sua lotta interiore, che mi ha portato a voler realizzare il film”.

“Ho cercato di capire cosa significhi essere un prete cattolico – dice Fiennes – parlando con cardinali e uomini di chiesa, che mi hanno chiarito che si tratta di una sfida. Ci sono conflitti tipicamente umani, e i preti sono umani. Nessuna delle persone di chiesa con cui ho parlato ha assunto atteggiamenti di parte o difensivi, e questo mi ha certamente aiutato. Bisogna sempre porsi domande. Non dobbiamo essere guidati da un pensiero rigido, e questo vale più che mai per un attore. Non sai sempre la risposta, hai intuizioni e impulsi. Una grande sceneggiatura o la guida di un grande regista possono aiutarti. Se il regista ti allontana da questo istinto, può essere disturbante, ma fa parte del viaggio: bisogna continuare l’esplorazione. Il mio personaggio, Lawrence, lavora per ambizione personale, ma non sta cercando un obiettivo specifico”.

Commenta Berger sulle location e i costumi: “abbiamo fatto un sacco di ricerche, c’è una scultura di Maurizio Cattelan che è molto simile a una scena del film. Ma l’ispirazione principale è stata girare a Roma. Basta aprire la finestra e vedi preti che camminano con la valigetta, o suore col caffè. Ti rendi conto che non sono su un piedistallo, sono esseri umani anche loro e questo mi ha spinto a rappresentarli al cuore della storia”.

Per Castellitto “il dubbio per un sacerdote può essere atroce. La Fede è un dogma, il dubbio la mette in discussione. Per un artista invece il dubbio è formidabile carburante. Come attore mi sento e cerco di sentirmi inadeguato di fronte alla prova, il che mi permette di avere un atteggiamento sempre da studente che rifugge ogni schematismo. Meglio farsi venire in mente una seconda idea, la prima l’ha avuta qualcun altro. Nella sceneggiatura raccontiamo il conclave attraverso una parte nera, oscura, pericolosa e quasi criminale, ma c’è anche un’identità secolare incastonata nel complesso ecclesiastico. Era veramente tanto tempo che non sentivo così forte il piacere di stare su un set. Berger ha un guinzaglio lungo e lo tira solo quando serve. I film non sono importanti solo per come vengono ma anche per i ricordi che lasciano”.

Sulla religione in particolare, dice Fiennes: “La chiesa cattolica è enorme e piena di persone per bene, che danno supporto a molte persone. Resisto al concetto che la Fede consenta le trasgressioni, ma è facile puntare il dito solo contro le cose fatte male. Personalmente sono cresciuto come cattolico e mi sono ribellato a 13 anni, tuttavia sono sempre curioso nei confronti della Fede, parlo con tanti sacerdoti e mi danno sempre qualcosa di profondo. Sentirsi al sicuro in certe strutture è un’esigenza umana, per alcuni è difficile rinunciare ai rituali che danno loro sostegno. Tuttavia, forse ne dovrebbe parlare qualcuno di più esperto di me”.

Racconta ancora il regista: “Francesco Bonomo ci ha aiutati tantissimo a interpretare e capire ciò che non sapevamo, soprattutto in materia di rituali. Abbiamo scoperto che solo una canzone si suona nel ‘Miserere’, e l’abbiamo inserita. Abbiamo trovato una fontana con le tartarughe che ho messo nel film. E’ tutto ispirato a luoghi reali ma non potevo girare in Vaticano, l’ho dovuto ricreare. La Cappella Sistina è un set straordinario, ma io volevo dare anche un senso di “prigionia”. In conclave non si sono le luci, le persiane vengono abbassate, non ci sono suoni.  Infine la visione di tre suore che camminano, che rappresenta un momento di sollievo, di liberazione”.

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26 Ottobre 2024

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