‘Conan il distruttore’: 40 anni fa nelle sale il sequel cult

Alla riscoperta di un film dal successo inaspettato che seppe cogliere l'eredità del cult con protagonista Arnold Schwarzenegger


Quando Conan il distruttore uscì nelle sale il 29 giugno 1984 i critici e il pubblico non si aspettavano di trovarsi di fronte un sequel che ribaltò le aspettative (piuttosto basse) di chi aveva amato il primo episodio.

Nel nome di Nietzsche

Conan il Barbaro aveva conquistato un posto al sole del box office due anni prima, diventando una specie di “classico istantaneo”.  A partorire questo fantasy di spada e stregoneria tutto muscoli e grugniti, era stato un cineasta mito: John Milius, l’uomo che aveva scritto Apocalypse Now e diretto (e sceneggiato) Un Mercoledì da leoni. Pietre miliari del cinema americano anni 70.

Conan il barbaro è un cult senza alcun dubbio, ma visto adesso è davvero difficile non sorridere di scherno di fronte alle tante ingenuità e alla valanga di stereotipi che si trascina dietro.  “Ciò che non ci uccide ci rende più forti” è un cliché talmente abusato che definirlo banale sarebbe un eufemismo.

Vedere quelle parole impresse sullo schermo in grassetto – con la loro corretta attribuzione a Friedrich Nietzsche – beh, è comprensibile se la reazione è una risata. Ma il regista John Milius non stava scherzando. L’attrattiva per Milius era chiara: una delle caratteristiche che contraddistinguono lo scrittore e regista, secondo il suo stesso racconto, fu l’impossibilità di entrare nel corpo dei Marines degli Stati Uniti per motivi di salute. Come il creatore di Conan Robert E. Howard, scriveva di guerrieri perché non lo era, ma desiderava esserlo. E cos’era questa se non “volontà di potenza” intesa come forza espansiva e auto-superantesi?

Non è difficile immaginare che il monologo del Colonnello Kurtz in Apocalypse Now, sul soldato ideale che è allo stesso tempo un amorevole padre di famiglia e un assassino senza emozioni, sia un’incarnazione dei sogni ad occhi aperti dello stesso sceneggiatore Milius, o addirittura delle sue ambizioni non realizzate.

Nel 1982, i critici hanno sottolineato le sfumature politiche percepite nel film. In una recensione altrimenti positiva, il guru Roger Ebert descrisse il climax del film in questo modo: “Mi sono ritrovato a pensare che Leni Reifenstahl  avrebbe potuto dirigere e che Goebbels avrebbe potuto applaudire”. Poi ha aggiunto: “Sono troppo sensibile? Forse. Ma quando Conan è apparso nei pulp degli anni Trenta, il personaggio suggeriva in certi modi non dichiarati lo stesso tipo di mito della super-razza nordica che veniva spacciato in Germania”.

Non tutti sono Star Wars

La versione per il grande schermo di Conan è nata sulla scia di Guerre stellari, che ha saputo coniugare la fantascienza con la spada e la stregoneria, attraverso le spade laser e la Forza. Una combinazione che molti hanno cercato di replicare. Ma non tutti potevano permettersi gli effetti speciali di Star Wars.

La sceneggiatura originale di Conan, firmata da Oliver Stone, era ambientata in un mondo post-apocalittico e ritenuta proibitiva. Con Milius a bordo, la storia cambiò completamente in una che rappresentava le sue ossessioni, tra cui il cinema giapponese, la mitologia vichinga, la storia di Gengis Khan e pezzi di diverse storie originali di Howard. I bambini che si aspettavano la versione della Marvel Comics si sono trovati di fronte a qualcosa che ha indubbiamente fatto sbarrare gli occhi ad alcuni genitori.

Milius scelse i suoi protagonisti solo per la fisicità: oltre al giovane culturista venuto dall’Austria – Arnold Schwarzenegger – che dovette effettivamente perdere un po’ di massa muscolare per eseguire tutte le acrobazie, il surfista professionista Gerry Lopez interpretò l’amico di Conan, Subotai, la ballerina Sandahl Bergman la sua amante Valeria, mentre il culturista Sven Ole-Thorsen e il giocatore di football Ben Davidson furono i due principali scagnozzi del male.

I dialoghi di Conan furono ridotti al minimo, a parte molti grugniti ormai familiari di Arnold. In fondo si trattava di antichi guerrieri che combattono e basta, non certo i personaggi più vividi di persone reali architettati da Shakespeare. E a differenza di tanti altri film simili, il regista ha capito questo concetto: mantenendo il focus sulle loro battaglie in campo, senza fronzoli e senza parole.

Per bilanciare furono chiamati professionisti come James Earl Jones e Max von Sydow per rivestire ruoli chiave e quindi aggiungere “gravitas” ogni volta che era necessaria un’esposizione che si potrebbe definire “uno spiegone”. È questo tipo di serietà che distingue questo film di Conan dai suoi due seguiti.

Conan che distrugge con un sorriso

E in special modo di Conan il distruttore che a differenza dell’originale, un fantasy cupo e perfino tetro sulle ombre della preistoria, risulta più leggero, più scanzonato e più divertente. Non si svolge prima dell’alba dei tempi, ma in quel periodo oscuro della storia occupato da regine e mostri, spade e castelli, guerrieri e folli.

E anche Conan è definito in modo un po’ diverso. Non si prende così sul serio. Non è solo un superuomo muscoloso, ma un guerriero superstizioso che diventa molto nervoso in presenza della magia. Arnold Schwarzenegger, che interpreta nuovamente Conan, non era per nulla di queste scelte di sceneggiatura, reputandola troppo infantile. Cercò di convincere i produttori a realizzare un film più serio, ma non ci riuscì e non fu soddisfatto del risultato. Questo è uno dei motivi per cui a questo sequel non è seguito un terzo film, in quanto ha perso interesse per Conan.

La storia, in effetti, non è meno assurda di quella che l’ha preceduta. Conan viene reclutato da una regina imperiosa (Sarah Douglas dall’aspetto vampiresco) per portare una principessa vergine (Olivia D’Abo) in missione in un palazzo di cristallo incantato custodito da un mostro, ecc. Alla sua missione si unirà il capo delle guardie di palazzo della regina (Wilt Chamberlain). E lungo il percorso salva una guerriera selvaggia (Grace Jones) e si guadagna la sua eterna gratitudine.

Non c’è più la mano grave di Milius, ma ad essere onesti nemmeno quella meno talentuosa del suo regista Richard Fleischer, che veniva da due film girati con il vero artefice di Conan il distruttore: Dino De Laurentiis (le pellicole erano Barabba del 1961 e Mandingo  del 1975).

Dino docet

Fu il grande Dino a suggerire alla figlia Raffaella Fleischer quando Milius non si dichiarò disponibile per il sequel. Fu sempre Dino a ritenere che il film avrebbe avuto un successo ancora maggiore del primo se fosse stato meno violento, così da imporre una attenuazione della ferocia del film. Riuscì a imporre tagli tali alla prima versione che dalla rischiosa classificazione R si arrivò a quella molto più comoda e facile per il botteghino di PG. E fu ancora il tycoon De Laurentiis a scegliere il suo stimatissimo Carlo Rambaldi per creare il mostro Dagoth.

Fleischer quindi realizzò un film meno violento e dalle sfumature più umoristiche rispetto del primo, anche se alcune scene di violenza hanno esiti cruenti (la classificazione PG-13 sarebbe arrivata quell’anno solo pochi giorno l’uscita di Conan, ovvero dal 1° luglio).

E per finire… un pugno di curiosità

Grace Jones ha mandato all’ospedale due controfigure con un bastone da combattimento; si è allenata per 18 mesi per prepararsi al film.

La produzione ha avuto difficoltà a trovare un cavallo da far montare a Wilt Chamberlain perché era così alto che i suoi piedi toccavano terra. Alla fine ne trovarono uno in Spagna abbastanza grande e lo importarono in Messico.

Sempre su Grace Jones. La cantante e attrice ha organizzato una festa per ringraziare il suo casting e ha servito una “steak tartare” asserendo che: “Zula era un essere primordiale in Conan. Quindi ho pensato che avremmo dovuto mangiare tutti carne cruda”.

Ogni spada usata nel film costava 10.000 dollari.

L’impegno di Arnold Schwarzenegger in questo film ritardò la produzione del suo film successivo, Terminator. Tuttavia, questo si rivelò una benedizione: permise a James Cameron di scrivere ulteriori bozze della sceneggiatura della sua opera di fantascienza, che divenne un successo critico e finanziario.

Il ritardo diede a Cameron anche il tempo di scrivere Aliens – Scontro finale (1986), che gli fu permesso di dirigere grazie al successo di Terminator. Il consolidamento della carriera di Cameron portò alla collaborazione con Schwarzenegger per Terminator 2 – Il giorno del giudizio (1991), che probabilmente promosse entrambi nell’empireo di Hollywood.

30 Giugno 2024

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