VENEZIA – Dopo vent’anni passati davanti alla camera da presa, Alessandro Roia si sposta dietro, lontano dalla luce dei proiettori che spettano agli interpreti, ma con addosso la responsabilità di un progetto intero. L’attore esordisce alla regia con un progetto noir, proprio come quella serie di Romanzo Criminale, che quindici anni fa gli diede la definitiva consacrazione. Con la grazia di un Dio, presentato nelle Notti Veneziane delle Giornate degli Autori, è un film che non si accontenta delle semplici dinamiche di genere, fermandosi alla superficie delle cose, ma prova a scavare a fondo nella psiche dei suoi personaggi, in particolare in quella del protagonista assoluto interpretato da Tommaso Ragno.
Luca torna nella sua città d’origine, Genova, dopo anni di “esilio” forzato. L’occasione è una delle più tristi immaginabili: la morte del suo migliore amico d’un tempo, con cui ha superato i momenti più importanti di una giovinezza vissuta al limite (anche della legalità) e verso cui è debitore di un gesto che gli ha cambiato la vita. Proprio alla luce di questo debito e nel rispetto di quell’indimenticabile amore fraterno, Luca non si accontenta della versione ufficiale che lo vorrebbe morto d’overdose, ma inizia a indagare alla ricerca della verità. Inizia dunque un viaggio nella Genova più oscura, fatta di spacciatori e criminali. Luoghi che emergono da un passato oscuro e che trovano adesso un uomo diverso, invecchiato, ma più determinato che mai.
Con la grazia di un Dio è un noir psicologico che si tinge frequentemente di giallo, per seguire la ricerca di Luca nella quotidinianità del suo vecchio amico e, al tempo stesso, nella sua vita precedente, nella città che lo ha visto crescere e perdersi fino alla rovina e alla fuga in cerca di redenzione. Recuperare i vecchi legami – rappresentati da Maurizio (Sergio Romano) e Claudia (Maya Sansa) – e immergersi nelle abitudini passate, fatte di locali notturni, sbronze e droga, non è facile per un uomo ormai maturo che ha trovato altrove la pace di una famiglia, ma è un percorso necessario che rischia in ogni momento di degenerare verso la violenza.
Tommaso Ragno è il volto di questo personaggio. Nei suoi occhi si legge l’amarezza dei fantasmi che lo assillano, immagini di un passato che viene mostrato frequentemente in flashback, in cui due giovani aitanti in motocicletta si impongono nella vita criminale genovese. Luca riveste i panni di quel giovane picchiatore, e lo fa letteralmente, indossando la vistosa giacca da moto del suo amico che lo accompagnerà per tutto il corso del film. Quella giacca diventa un’armatura, o una divisa, di certo un modo per “indossare la pelle altrui”, mettersi nei suoi panni e rivivere le frustrazioni e il dolore di un’esistenza che, ha differenza della sua, ha preso una china sempre più oscura.
Senso di colpa, rimorsi, nostalgia. Luca incarna tutto ciò e il percorso di Con la grazia di un Dio non è altro che un viaggio catartico di un uomo che deve combattere contro un passato tenebroso che è tornato a riscuotere i suoi debiti. Un esordio registico dagli intenti chiari, perseguiti da Alessandro Roia con lucida linearità.
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