COMMENTO


È stata la giusta rivincita di Ermanno Olmi il mestiere delle armi, un film che non è eccessivo definire un capolavoro, ma che il palmarès di Cannes ha incomprensibilmente trascurato, ha vinto i due premi maggiori alle Grolle 2001: miglior regia e miglior produzione. Come dire, in pratica, miglior film dell’anno. Il maestro è riuscito ad arrivare giusto in tempo per la serata da Ravenna, dove gli avevano appena consegnato un premio alla carriera.
La selezione, qui a Saint Vincent, la fa il direttore artistico, Felice Laudadio, a sua discrezione, ma con l’intento di dare spazio al cinema italiano dai David in poi. Quindi escludendo dalla gara, in questo caso, Muccino, Moretti ed Ozpetek. Questo per dire che il verdetto dei critici del Sncci (Silvana Silvestri, Sauro Borelli, Silvio Daniele, Fabio Ferzetti oltre al franco-napoletano Gregory Valens) ha centrato il segno. “Premi estremisti” li ha definiti Silvestri, riferendosi anche al doppio riconoscimento all’opera prima di Vincenzo Marra, Tornando a casa (miglior esordio e migliori musiche firmate da Andrea Guerra): un’epopea tra I malavoglia e la chiusura delle frontiere tra Nord e Sud dallo stile documentaristico e incisivo. Due Grolle anche all’Uomo in più Paolo Sorrentino, miglior sceneggiatura, con l’idea di questa doppia vita di Antonio, e miglior interpretazione allo strepitoso Toni Servillo, che dal teatro ha lasciato un segno nel cinema dell’annata anche con il camorrista di Luna rossa.
Ed è proprio l’assenza della tragedia kitsch di Capuano la lacuna del verdetto (insieme alla totale esclusione di Bechis). Assente anche Alla rivoluzione sulla due cavalli, però già abbondantemente incensato a Locarno.
Una conferma il premio all’attrice Sandra Ceccarelli, Coppa Volpi a Venezia per Luce dei miei occhi, una segnalazione inattesa per l’interessante attore italobelga Fabrizio Rongione (Rosetta) scelto da Francesca Comencini come alter ego contemporaneo di Italo Svevo in Le parole di mio padre (attore rivelazione dell’anno). Infine una Grolla tecnica per l’ultimo Pappi Corsicato (la fotografia anni ’70 di Cesare Accetta): Chimera è un’opera sconcertante ma certo notevole almeno per il décor.
Renzo Martinelli Salvato dal pubblico, infine, il Vajont di Renzo Martinelli. I ventisei della giuria popolare l’hanno scelto – non all’unanimità – come miglior film e il regista non ha perso l’occasione per prendersela con i critici paragonati, sulla scorta di Nietzsche, a insetti succhiatori di sangue. Risentimento inutile: il botteghino gli sta piacevoli soddisfazioni almeno sul versante della quantità. E allora perché recriminare?
Emozionante la Grolla alla carriera ai fratelli Taviani, che ha portato qui a Saint Vincent i due veterani del nostro cinema e la loro ultima impresa, il monumentale Resurrezione. Tre ore con Stefania Rocca e Giulio Scarpati, prodotte da Grazia Volpi e Raifiction insieme a partner francesi e tedeschi, che vedremo con gusto sugli schermi Rai.

autore
27 Ottobre 2001

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