Climbing Iran: in montagna contro la discriminazione

Protagonista di Climbing Iran, presentato ad Alice nella città, è Nasim Eshqui, la più importante scalatrice iraniana


Climbing Iran, un titolo che ha un doppio significato, come spiega la regista Francesca Borghetti. Evoca l’arrampicata, sport della protagonista, ma dà anche il senso di un percorso di liberazione culturale e sociale perseguito con la pazienza di chi cerca appigli nella nuda roccia da parte di una giovane iraniana che potrebbe essere un modello per tante sue connazionali.

Protagonista di questa storia, presentata ad Alice nel Fuori concorso Italia, è Nasim Eshqui. A 23 anni, nel 2005, ha iniziato a scalare dopo essere stata campionessa nazionale di kickboxing. Nel mondo del free climbing ha portato la grinta che la contraddistingueva fin dall’infanzia, bambina iperattiva che amava i giochi dei maschi. Oggi ha 38 ed è la numero uno in Iran e una delle più note atlete iraniane al mondo. Apre vie nuove sulle montagne nel suo paese e all’estero (il film racconta anche un’avventura sulle Alpi italiane, nelle Dolomiti del Brenta, finanziata per il film attraverso una piattaforma di crowdfunding). Se nella società islamica il velo è obbligatorio – “come da voi la cintura di sicurezza” – quando è in quota porta il casco oppure lascia liberi i suoi capelli lunghi. Le sue mani forti hanno unghie laccate di smalto rosa shocking che si rovina e si scheggia nella scalata, ma va bene così, perché le ricorda l’impresa che compie ogni volta. Più lo smalto è rovinato, più in alto è salita. Nasim ha aperto oltre 70 vie su roccia nel mondo, dapprima viaggiando in Asia e nei paesi amici dell’Iran poi finalmente arrivando in Europa, grazie a un invito degli austriaci. In un Paese che vieta alle ragazze di andare allo stadio e dove non sono rari i casi di censura nei confronti delle sportive, chi pratica l’arrampicata femminile è costretta ad allenarsi su pareti ‘indoor’ e senza presenze maschili, ma lei ha infranto il tabù e oggi insegna a bambini e bambine i primi rudimenti dell’arrampicata, a perdere la paura e fidarsi della roccia. “Non importa se sei ricco o povero, nero o bianco, iraniano o italiano, uomo o donna – dice Nasim – La forza di gravità porta giù tutti allo stesso modo e questo mi dà un grande senso di libertà e uguaglianza”.

Francesca Borghetti, con studi di antropologia culturale, è al suo primo documentario da regista ma lavora da vent’anni in produzione e sviluppo. “Ho letto per la prima volta di Nasim – racconta – su una rivista italiana. Le immagini di lei che scala la montagna senza velo hanno avuto un forte impatto su di me, quasi una folgorazione. Scalare una montagna impone la sfida di superare i propri limiti personali. È, in un certo senso, un atto altamente simbolico. Ma quello che mi ha colpito nel caso di Nasim è che lei sia cresciuta e viva in Iran, dove il semplice movimento negli spazi pubblici può essere un problema per una donna”. 

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21 Ottobre 2020

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