“Màkari è gioia e leggerezza. Mi dà endorfine positive”. Così il nuovo regista Riccardo Mosca che, insieme a Monica Vullo, ha diretto la terza stagione di Màkari, la serie comedy poliziesca lanciata in piena pandemia con l’intento di portare un po’ di allegria nelle case degli italiani, ereditando, al tempo stesso, il posto del Commissario Montalbano nel palinsesto Rai e nel cuore degli spettatori. Liberamente ispirato dai romanzi e dai racconti di Gaetano Savatteri, la serie è una sorta di Signora in Giallo alla siciliana, raccontando le avventure di Saverio Lamanna, giallista di professione e detective per vocazione.
Claudio Gioé torna nel ruolo di protagonista, affiancato ancora da una volta da Domenico Centamore nei panni di Peppe Piccionello, simpatica e sensibile spalla comica. Con loro anche Ester Pantano nel ruolo di Suleima, la compagna di Saverio a cui è affidata la storyline sentimentale che attraversa tutti gli episodi e che, mai come in questa stagione, sarà centrale per gli sviluppi narrativi. Cruciali in questo senso, le new entry Serena Iansiti ed Eugenio Franceschini, nei panni di due personaggi che metteranno a dura prova la relazione di Saverio e Suleima. Il primo episodio ci regala un Lamanna che sembra avere abbandonato le pretese di autore poliziesco per affrontare tematiche più nobilitanti, salvo riscoprire attraverso l’insegnamento a dei liceali, il valore del suo mestiere di giallista. “C’è stato un pregiudizio sul romanzo giallo, – afferma lo stesso Savatteri, che nel personaggio di Saverio vede il suo alter-ego positivo – tant’è vero che per accettare un romanzo come Il giorno della civetta abbiamo dovuto dire che non era un poliziesco, mentre Sciascia sosteneva che aveva la meccanica tipica del poliziesco, nonostante il finale un po’ particolare. Io credo che il giallo, che è stato editorialmente rivalutato in tutta Europa e in Italia, sia fondamentalmente il romanzo sociale di oggi e tra molti anni sarà molto utile leggere romanzi gialli del 2024 per capire come era vivere in questo tempo”.
Così come era stato per le opere tratte dai romanzi di Camilleri, Makari è fondamentalmente una commedia, in cui il delitto e il dramma raramente riesce a scalfirne la leggerezza. “Non dobbiamo confondere la leggerezza con la semplicità. – dichiara Gioè – La leggerezza va conquistata, è faticosa. Bisogna lavorarci per arrivare a questo livello e non è una cosa semplice. Noi attori sappiamo molto bene che fare piangere è più facile di fare ridere. Ci sono dei tempi quasi matematici, musicali, la scrittura è fondamentale. Gaetano Savatteri ha trovato una chiave straordinaria per raccontare, con l’umorismo tipico siciliano, una Sicilia che cerca di togliersi di dosso un po’ di stereotipi che ci hanno messo addosso nel corso degli anni. Senza rifiutarli perché comunque fanno parte del nostro passato, ma anzi usandoli come trampolino per rilanciare una Sicilia contemporanea, pronta ad affrontare le sfide del futuro. Una Sicilia, come vedrete nella serie, scintillante di meraviglia e che andrebbe preservata.”.
Il punto di forza della serie, però, è e resta il magnifico territorio siciliano raccontato per immagini nelle splendide location che ospitano le vicende dei nostri personaggi. “La prima volta che il nostro produttore esecutivo Francesco Beltrame mi ha portato in Sicilia, vidi questa terra straordinaria e ho capito che andava mangiata e metabolizzata. – racconta Riccardo Mosca – Qui entra il lavoro dei collaboratori, perché vanno scoperte le parti più belle e non inquadrate di questa terra. Da Mazzara fino a Palermo, compresa Favignana, che regala dei blu così intensi che forse solo Van Gogh in alcune tele, e il Cretto di Burri a Gibellina, con questa grande famiglia è stato un viaggio dell’anima”.
La terza stagione di Màkari tornerà dal 18 febbraio in prima serata su Rai 1. Quattro appuntamenti da circa un paio d’ore l’uno per ritrovare i personaggi che in tanti hanno amato e per riscoprire in ogni scena i colori e le meraviglie di una terra di inesauribile bellezza.
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