Claudio Cupellini: “Alaska, un film che ho vomitato”

"In Alaska ho tirato fuori tutta la forza emotiva di cui ero capace. Se rifacessi il film lo farei anche più lungo, mettendo ulteriori momenti di introspezione"


GIFFONI VALLE PIANA – “Un film che ho voluto vomitare, in cui ho tirato fuori tutta la forza emotiva di cui ero capace”. Ha definito così Claudio Cupellini il suo Alaska ai ragazzi del Giffoni Film Festival durante l’affollata Masterclass di cui è stato protagonista. Un film molto denso e ricco di trame, addirittura troppe secondo qualcuno. “Ma se rifacessi il film lo farei anche più lungo, ha sottolineato il regista, mettendo magari ulteriori momenti di introspezione che distendano i sentimenti provati dagli spettatori durante la visione. Questo non avrebbe snaturato il film, come sarebbe stato invece tagliarlo, richiesta ricevuta da  più parti. Perché è un film fatto di trame strettamente intrecciate , che non potrebbero essere eliminate senza sfilare via una parte”. Alaska non è solo una storia d’amore, come ha sottolineato il cineasta padovano, ma un racconto di formazione proiettato continuamente sul futuro e sull’avanzare del tempo. Però contemporaneamente immerso nel mondo attuale, un ambiente particolarmente ostile come lo è, appunto, l’Alaska che da’ il titolo al film. Una realtà in cui il valore delle persone è dato da ciò che posseggono o rappresentano, e non dall’autenticità dei loro sentimenti e delle loro aspirazioni. 

A proposito del continuo bilinguismo italiano-francese utilizzato nel film dai due bravi interpreti Elio Germano e Astrid Bersès-Frisbey, che per prepararsi al ruolo hanno fatto un intenso studio linguistico preparatorio: “L’uso della doppia lingua è importante nell’economia della storia perché volevo che i due personaggi principali, che sono in un certo senso orfani e senza nessun aiuto esterno, si misurassero con se stessi giocando entrambi a un certo punto in terra straniera”. Si formano, infatti, dei codici peculiari quando una parte della coppia è di un altro paese. Un codice personale che, a seconda dei momenti, spinge ad esprimersi in  una lingua piuttosto che nell’altra, a seconda delle situazioni e delle esigenze comunicative. 

Reduce anche dai successi della fortunata fiction Sky Gomorra, Cupellini ha parlato della prossima produzione televisiva che lo vedrà nuovamente impegnato. “Quello che vedrete nella terza stagione di Gomorra non sarà totalmente dissimile dalle prime due: in termini stilistici abbiamo preferito rimanere nel solco di quanto già realizzato, seppur con qualche aggiustamento e cambiamento peculiare. Questo perché, come negli anni precedenti, le caratteristiche di una serie sono anche la sintesi delle singole personalità coinvolte, in cui il regista diviene suddito degli attori e della storia”.

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19 Luglio 2016

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