Claudia Gerini e “la teatralità costruita sull’idea di deflagrare”

I protagonisti del film di Vincenzo Alfieri, 'Il corpo', raccontano il thriller avvolto da tinte inquietanti e atmosfere tipiche del genere, incarnate dall’ispettore di Giuseppe Battiston, e dal giovane e controverso vedovo, Andrea Di Luigi; in sala dal 28 novembre


TORINO – La morte sembrerebbe pane quotidiano per un ispettore di polizia, Cosser (Giuseppe Battiston), ma se la morte è quella della propria moglie il trauma si fa perenne e intimo compagno, che torna in superficie bruciando una ferita sempre viva quando lui s’imbatte in un altro decesso, misterioso, e femminile, quello di Rebecca Zuin (Claudia Gerini), danarosa e capricciosa imprenditrice, il cui cuore s’è improvvisamente fermato nel giorno del cinquantesimo compleanno.

Il corpo – titolo del film di Vincenzo Alfieri, Fuori Concorso al TFF42 – è quello del personaggio di Claudia Gerini, un corpo con cui – dalle rispettive prospettive – si misurano Cosser ma anche Bruno Forlan, (Andrea Di Luigi, il Pietro di Nuovo Olimpo di Ozpetek), giovane e controverso vedovo.

Il mistero si duplica, perché non è solo misteriosa la morte di Rebecca, ma il nero s’infittisce quando il suo cadavere viene trafugato dall’obitorio.

“Un giorno Roberto Proia (Eagle Pictures) mi ha chiamato per un remake, di un film spagnolo (El cuerpo di Oriol Paulo, interpretato da Belén Rueda, ndr): non sono fan del remake e affrontarlo comporta una domanda importante, da regista, ovvero ‘io cosa posso fare di più?’. Mi sono interrogato sulle piccole storture che possono far deflagrare un rapporto e fu proprio mia moglie, dopo la visione insieme del film originale, a dirmi che avrei dovuto accettare per portare nel progetto quello che avevo in mente. Il pubblico, e così i produttori, vogliono i film di genere ma non danno fiducia: con Eagle, invece, ho sentito di potermi esprimere artisticamente…”, commenta Alfieri.

E proprio sul “genere” interviene Claudia Gerini, che lo dichiara: “io amo i film di genere: la commedia l’amo tantissimo, così il dramma, e gli horror fatti con Zampaglione; il linguaggio del giallo mi piace leggerlo, vederlo e farlo. Nel film sono una donna di potere, ma in effetti si esplorano anse particolari, perché è tutto molto sottile: nel giallo puoi dilatare uno sguardo tantissimo e metterci dentro tutti gli strati di emotività, mi piace perché è una possibilità di gioco con l’ambiguo. Il mio personaggio è costruito sulla rigidità del mio cadavere, quale sono nel film: la forza di Rebecca, la sua teatralità, l’ho costruita sull’idea di essere sempre eclatante, di deflagrare quando cerca attenzione da un marito che non gliela dà come lei vorrebbe. Ho riflettuto sul fatto che le donne molto potenti, all’apice, siano spesso molto sole: la malinconia lei la trasforma nel non essere mai accomodante. E poi abbiamo lavorato tanto con la musica sul set, mi ha aiutata molto a dare colore alla scena”.

Un dato, quello musicale, su cui interviene il regista – anche montatore del film – per cui “il suono per me è fondamentale… dalla musica allo scricchiolio… Quando scrivo, ogni 2/3 scene le mando al musicista, alla costumista, al dop: non è facile relazionarsi con la mia maniacalità; il suono qui è di Thomas Giorgi, sound designer di prim’ordine: penso che, quando si scrive, si debba sempre tener presente che la vita sia fatta di bit musicali e un film funziona quando tutta la squadra è sintonizzata sugli stessi bit. Il cinema è un’opera collettiva”.

Giuseppe Battiston, partendo da una sua battuta nel film – “chi è malato non deve guarire per forza” – racconta che per il personaggio “mi ha aiutato molto la sceneggiatura, molto precisa, con personaggi perfettamente definiti, era tempo non ne leggevo una così profonda. Un altro grosso aiuto è arrivato dalla location: un obitorio, da cui sparisce un corpo, in una notte di tempesta, ovvero lì ci sono tutti gli elementi per un noir gustoso. Il cast è bellissimo: il film era complesso ma c’è stata collaborazione e serenità. Per la tristezza di Cosser, in un tempo dell’allegria obbligata, mi ha conquistato un personaggio che rivendichi la tristezza”.

Il clima del set è confermato anche da Andrea Di Luigi che parla di “una serenità che ha permesso di sperimentare senza giudizio: mi sono sentito accolto. Bruno è un arrivista, ha bisogno di essere accettato, di essere speciale: ho cercato di lavorare sul suo pregresso, ciò che l’ha portato al bisogno di rivincita”.

Il corpo è una co-produzione Sony Pictures International Productions e Eagle Pictures, esce in sala dal 28 novembre distribuito dalla Eagle, per cui Roberto Proia annuncia il prossimo progetto con Vincenzo Alfieri, “40 secondi, dal libro di Federica Angeli, sul caso di Colleferro, vittima Willy Monteiro. Il ragazzo dai pantaloni rosa ci ha fatto capire che è giusto che un certo film-sociale emerga”.

 

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23 Novembre 2024

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