“Anna è una donna una colta e borghese, riservata e forse un po’ fredda, ma che dopo la scomparsa del marito e la scoperta del tradimento vuole rinascere”. Claudia Gerini parla così del suo personaggio protagonista de Il traduttore, opera seconda di Massimo Natale (L’estate di Martino), commedia drammatica con toni noir, distribuito da Europictures dal 26 maggio.
Al regista, che figura anche tra i produttori del film, è piaciuta fin da subito la sceneggiatura perché parlava di integrazione, amore, ribellione e libertà. “Ho scelto di girare a Trento perché cercavo una città non grande che avesse un’atmosfera intima”.
Il traduttore è il racconto di un incontro e di una passione tra due persone irrisolte e provenienti da mondi e culture diversi, alla ricerca di una nuova fase di vita. Lei è una ricca antiquaria che, rimasta vedova con una figlia piccola, scopre l’esistenza di un diario del marito tedesco. Lui, Andrei (l’attore polacco Kamil Kuma), è un giovane e malinconico, un po’ cupo, studente romeno, borsista all’università, al quale Anna chiede di tradurre quelle pagine scritte in tedesco. E’ la sua tutor (Silvia Delfino), che Andrei aiuta nella traduzione di poesie, a metterlo in contatto con la gallerista, data la sua conoscenza anche della lingua tedesca.
Andrei per necessità la sera è anche aiuto pizzaiolo e saltuariamente collabora con la questura nella speranza di ottenere un permesso di soggiorno per la sua compagna moldava. Traduce le intercettazioni di alcuni suoi connazionali, pressato da un ispettore di polizia (Anna Safroncik) alla ricerca frenetica di una promozione. “I protagonisti si muovono in bilico tra i loro mondi, cercano zone ‘neutre’ di contatto e sono disposti a tutto pur di vivere, a volte solo sopravvivere, e di sperare”, dice il regista.
In particolare Andrei si trova improvvisamente coinvolto in un mondo ricco e borghese, a lui estraneo, e Anna a contatto con una realtà di immigrazione e precariato. “E’ una donna che rimane incastrata in una fase della sua vita, non solo deve elaborare un lutto – afferma la Gerini – ma fare i conti con un matrimonio in crisi e con il non detto nel momento della perdita del marito. Metafora di questa condizione è quella stanza studio intatta, una sorta di cripta”.
Quella che accade tra i due è una travolgente storia d’amore? “Anna non è innamorata di questo giovane, Andrei rappresenta quel mondo maschile che l’ha abbandonata – dice ancora l’attrice – ma anche la traghetta in un nuovo capitolo dell’esistenza. Anche lui non è innamorato, ha solo trovato una terra promessa e un arricchimento della sua non facile vita quotidiana”.
E’ per opportunismo che, traducendo il diario del marito, nasconde ad Anna il tradimento? Secondo la Gerini lo fa in modo istintivo, quasi primordiale. “E poi mi piace questa idea romantica del diario nell’epoca dei cellulari. Adoro la penna e la carta e dunque la scrittura, tuttora riempio, quando ho tempo, piccoli quaderni”.
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