“C’è molto di vero in quanto emerge da questa indagine – osserva Giorgio Gosetti, direttore di Italia Cinema chiamata a promuovere il cinema e l’audiovisivo italiano sui mercati esteri – e mi sembra che colga nel segno soprattutto Alessandro d’Alatri quando denuncia la mancanza di un “contesto culturale” intorno alla sorte dei singoli film e, in generale, del cinema italiano.
Non si fa arte se non si nutre la creatività di una cultura generale del paese: che c’era ai tempi migliori del nostro cinema e poi, per troppo tempo, si è inaridita.
Non si fa industria se manca una classe industriale e se per troppo tempo nessuno considera la centralità dell’industria cinematografica come volano all’immagine dell’intero paese.
Questa è stata la forza di Hollywood, questa la carenza sempre più vistosa delle nostre cinematografie.
Starei invece attento a non cogliere in pieno i segni di un’inversione di tendenza che, dal nostro osservatorio “estero”, sembra invece vistosa.
Le ultime stagioni del cinema italiano hanno certo sofferto della diffidenza del pubblico, della carenza di mentalità e strutture, ma dicono anche che molto è cambiato e sta cambiando.
Sarà un caso, ma da cinque anni a questa parte i semi sono finiti nel terreno, hanno avuto tempo di svilupparsi e cominciano a mettere le prime foglie.
Oggi forse isolate (ma meno di quel che si vuol far credere, da Soldini a Giordana, da Muccino a Moretti passando per Aldo Giovanni e Giacomo), domani certamente più numerose.
Oggi di certo nessun regista italiano si vergogna più a dirsi italiano ed è palpabile la curiosità, interesse, il ritrovato amore degli osservatori stranieri quando si parla di questo nostro cinema.
E’ una verità che proprio ottimi registi come d’Alatri e Lucchetti possono riscontrare facilmente sulla propria pelle dopo le cocenti e immotivate aggressioni subite appena pochi anni fa. Ma hanno pienamente ragione a dire che una cultura del marketing, dello sviluppo di visibilità del prodotto manca drammaticamente al nostro cinema.
Basti vedere quanto e come si destina un budget alla promozione del singolo film”.
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