Una bacchetta magica per risolvere la crisi del cinema italiano? La pubblicità.
Marketing, spot, operazioni commerciali sarebbero l’unico salvagente in grado di tenere a galla le produzioni “made in Italy”. Questo almeno da quanto risulta dall’indagine del gruppo Brw, una delle maggiori società pubblicitarie in Italia, che ha interpellato cento persone tra registi, addetti ai lavori e esperti di comunicazione.
Risultato. Il 64 per cento degli intervistati si scaglia contro l’assenza di marketing in tutto il processo produttivo. La colpa, insomma, è tutta di strategie pubblicitarie inconsistenti.
Per fare qualche esempio, lo studio cita i casi di Caruso zero in condotta e dell’ultimo film di Ettore Scola, Concorrenza sleale. Dei fenomeni positivi di questa stagione invece, dall’Ultimo bacio, alla Stanza del figlio, passando per il trionfo di Aldo, Giovanni e Giacomo, si parla come “illusioni e casi isolati”.
Ma le critiche alle produzioni italiane non si fermano ai problemi di marketing. Il 33 per cento dei giudizi punta il dito contro la mancanza di contatto con la realtà, mentre un quarto degli intervistati se la prende con la fiction televisiva, che avrebbe la colpa di abbassare la qualità dei lungometraggi e di disabituare gli italiani al cinema, nonché di catalizzare la maggior parte degli investimenti.
La lista dei “gap” continua. Citando la carenza di belle storie e sceneggiature (36 per cento), l’assenza di investimenti adeguati supportati da privati (31 per cento), la mancanza di una strategia di defiscalizzazione (25 per cento), una politica poco mirata di finanziamenti pubblici (20 per cento), per concludersi con la scarsità di carisma sulla scena (15 per cento).
Numeri alla mano, le responsabilità più gravi, restano quelle a carico del marketing. “In Italia – conclude Marco Magnani, direttore creativo dell’agenzia pubblicitaria Euro Ercg – sembra che i film ottengano successo a dispetto dei produttori. Nel nostro cinema non si concepisce il film come prodotto. Se, al contrario, si pensa agli studi e ai progetti che le aziende affinano prima di lanciare qualsiasi progetto sul mercato si capisce il perché di tanti flop”.
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