Era il gennaio dello scorso anno quando Christian (leggi il nostro articolo) debuttava come serie Sky Original, proponendo un super natural italiano, con Edoardo Pesce per la prima volta protagonista di serie. Torna con la seconda stagione, dal 24 marzo su Sky e NOW, annunciando la terza: “è una delle serie italiane più vendute al mondo, in oltre 50 Paesi”, conferma Lucky Red, coproduttore con Sky Studios.
L’angelo biondo (Giulio Beranek), personaggio che ritorna, nelle sequenze del primo episodio dice a Christian che è “un prescelto … tu hai il dono: devi farti seguire dalla tua agente e farla sognare: … stavolta te la devi vedere con la più sacra delle intenzioni umane: il libero arbitrio“. Ed è da questa “investitura” che prende il via la sostanza della seconda stagione, che – come dice il suo protagonista, Edoardo Pesce – “punta sull’utopia coattah, sul freak”.
Infatti, “il nostro super eroe dopo aver preso coscienza del suo dono deve andare nella pratica e creare l’utopia coattah appunto, che aspira alla società perfetta, in cui tutti si sentano una famiglia, cosa che a lui – e non solo – è mancata. Christian deve prendere quel potere, che schiverebbe volentieri”, spiega Valerio Cilio, head writer della serie.
E “per farlo si trova a gestire la sua tavola rotonda, personaggi che lo aiuteranno a trovare la giusta direzione: Rachele (Silvia D’Amico, altra conferma) è per lui come un grillo parlante, ma la cosa giusta non sempre è fattibile, mettere in pratica l’utopia è complicato”, aggiunge Stefano Lodovichi, regista e produttore creativo del progetto, sin dalle origini. “Cerco di guidarlo, spronarlo ad agire in una direzione che penso giusta: nella prima stagione cercavo di mettere a frutto (economico) il vantaggio dei miracoli, nella seconda ci domandiamo come governare”, continua D’Amico.
Lodovichi, presentando la prima stagione, parlava di “riferimenti alla Commedia italiana, ai grandi protagonisti, Monicelli, Risi, Scola, che raccontano i pasticcioni inadeguati alla realtà”: in questi sei episodi s’aggiunge anche Nino Manfredi, presente nelle sequenze in un film che s’intravede all’interno di una scena, la cui paternità dell’idea viene riconosciuta a Pesce, a dimostrazione della sintonia del tono creato con gli attori, sul sentire comune di un mondo culturale. “Christian attinge da due mondi, quello tipico della nostra tradizione della Commedia, quella che interpreta la realtà traducendo la nostra cultura; dall’altro, c’è la componente della voglia di andare oltre a quella realtà, analizzarla, sperare ci sia qualcosa di più. Valerio Cilio è un grande amante di tutto quel cinema, che ha dato la possibilità di creare il substrato di questa serie. Da parte mia ho messo l’interpretazione più pop”, precisa Lodovichi.
Se “squadra che vince non si cambia”, e così è per la più parte degli interpreti e dei reparti, non mancano le new-entry, che stimolano la spinta in avanti, in particolare il personaggio Esther – interpretato da una ramata Camilla Filippi, una outsider tra gli outsider: sarà Matteo ad intercettarla e a stringere con lei un legame sempre più profondo, destinato a cambiargli la vita -, e quello di Laura Morante, La Nera che, nonostante la sua allure sofistica e altera e la metafora che incarna, professandosi “l’ordine superiore”, per l’attrice: “Non ha necessitato di una grande interiorizzazione. C’è stata invece una specifica costruzione estetica perché all’inizio non si capiva precisamente il profilo – “un incrocio tra Bud Spencer e il personaggio di Bree Van de Kamp di Desperate Housewife”, mi era stato detto: ma chi doveva essere? – Ho cercato un senso, cercando riferimenti come la Helena Bonham Carter di Tim Burton. Stefano è un regista esigente che ti chiede il massimo, un enorme vantaggio: lui chiedeva qualcosa di preciso, a cui cercavo di avvicinarmi con il misterioso modello di riferimento”.
Insomma, l’utopia coattah di Christian non poco incontra spigoli, precipizi, muri, e “io, come Matteo, la voglio distruggere”, afferma Claudio Santamaria, ancora nel ruolo del traduttore vaticano di testi sacri, in cerca di segni e conferme. “È un argomento vastissimo, ma bisogna avere un ideale, tendere verso il bene è sempre importante: il mondo ce la mette tutta per essere cattivo e sbagliato. Anche nel mio mestiere si cerca l’utopia, cercando di scegliere anche secondo un senso civile. Come attori a volte possiamo essere megafoni per delle cause”.
Nella conferma anche delle musiche, curate da Giorgio Giampà, nella seconda stagione anche scelte specifiche di brani, in particolare: “L’isola che non c’è di Bennato: cercavamo qualcosa che fosse folk, pop e… questa funzionava, raccontava il calore del rapporto corale dentro alla storia. Ma proviamo anche a cercare cose strane: nell’episodio 3 arriva Mango con Oro, sperimentale a livello sonoro”.
Per Sonia Rovai, senior director scripted productions Sky Studios, “non era facile dare un’etichetta al progetto e non lo è ancora. Per chi ha già visto la prima sarà più semplice avvicinarsi al microcosmo, dove s’è alzata la temperatura, che ha reso più sfidanti le situazioni. C’è un Christian evoluto, ma non ancora adulto, che ha una sfida reale: ereditare un regno e decidere cosa farne. Per la comprensione della materia che trattiamo – la religione, il credo, la lotta bene e male – c’è rispetto ma con un fil rouge di ironia e leggerezza, perfette per arrivare a tutti. Christian rappresenta un po’ il dna di Sky. Era un’idea che mancava. Non è facile da affrontare, perché ti misuri con un rischio, parlando a un pubblico di qualcosa a cui non è così abituato. È un continuo tentativo di equilibrio, per non rischiare di non essere capiti. Penso che osare ogni tanto faccia proprio bene per onorare il tuo pubblico”.
I sei nuovi episodi di Christian sono prodotti da Sky Studios e Lucky Red, in collaborazione con Newen Connect.
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