Tra i numerosi film tornati a nuova vita nella sezione intitolata appunto “Back to Life” del 40mo Torino Film Festival ci sono due titoli che sono stati restaurati grazie all’intervento tecnico e programmatico di Luce Cinecittà. Sono due film appartenenti a periodi storici e a generi molto diversi, ma legati a doppio filo con il capoluogo piemontese. Il documentario di Alessandro Rossetto Chiusura, presentato nel 2021 proprio alla 19ma edizione del festival dove fu tra le vittime di un gravissimo incendio che ne distrusse la pellicola, e Polsi sottili di Giancarlo Soldi, un’opera prima visionaria (premio per il soggetto Filmmaker nel 1985) ambientata tra le strade di Torino.
“Il film venne presentato qui nel 2001 e la copia in 35 mm bruciò. – racconta Alessandro Rossetto – Ci fu quel noto incendio, tra le pellicole che bruciarono c’era anche Chiusura, che non è un film che ebbe molta fortuna, almeno all’inizio. Non venne masterizzato digitalmente, quindi circuitò in 35 mm. Quando una decina di anni fa cambio il mondo, sia per il grande che per il piccolo schermo, e si passò al digitale, non esisteva nulla da cui partire. Con grande fatica recuperai i negativi che però risultarono danneggiati. Grazie a Cinecittà, con un restauro, e una lavorazione piuttosto complessa, anche di ordine analogico, siamo riusciti ad avere questa nuova copia. Non è stato facile neanche avere il mix del film, però alla fine siamo soddisfatti. Il gruppo di lavoro di Cinecittà è stato veramente molto forte, è stata una lavorazione molto lunga. Questo film è un film sull’inverno e la nebbia, in fondo. Segue una parabola, quella della chiusura di un’attività. Almeno come linea principale. Però molto anarchicamente si muove su molti mondi circostanti. Ecco forse questa è una delle forze del film. È un film sulle relazioni, su piccoli conflitti, estremamente corale, ci sono moltissimi personaggi, quasi nessuno in secondo piano. Probabilmente perché è stato girato così a cavallo di fine secolo e fine millennio, è diventato un film sul tempo, su qualcosa che se ne stava andando. Questa è una lettura ex-post. Ringrazio tutti dell’invito, speriamo non prenda fuoco di nuovo!”.
Alla presentazione del film restaurato, interviene anche Enrico Bufalini, Direttore dell’Archivio Storico Luce Cinecittà: “Chiusura è un film documentario, che appartiene al cosiddetto cinema del reale, di cui Rossetto è uno dei capostipiti. Ce ne sono altri come Gianfranco Pannone, Gianfranco Rosi, gli stessi Pietro Marcello, Nunzi e Rohrwacher si sono ispirati a un film sui giovani girato in provincia che ricorda molto il clima di questo film. Un film girato in provincia, con persone che raccontano la loro storia di fronte alla telecamera più o meno nascosta del regista, che immortala quelle storie al cavallo del millennio, con questa paura dell’incedere del tempo. Tempo che ha rovinato la pellicola, che è stata oggetto di un insolito disastro. L’incendio è rimasto immortalato nel film di Enrico Ghezzi Gli ultimi giorni dell’umanità. È stato necessario recuperare da una pellicola 16 mm, era girato in super 16, e a Cinecittà abbiamo recuperato alcune scene che sembravano irrimediabilmente rovinate nel negativo sono state recuperate da un inter-negativo che era stato fatto. Il film oggi è restituito alla sua originaria vita e incrociando le dita gli auguriamo una sorte molto più fortunata di quella che ne vide bruciare il negativo”.
“Per me è stata una grande soddisfazione rivedere quel film in sala, mi ci sono riconosciuto. – racconta Giancarlo Soldi in relazione alla proiezione del restauro di Polsi sottili – Io l’avevo fatto in 16 mm, era un film indipendente, quando l’ho visto restaurato, non tanto per la parte visiva che si era conservata abbastanza bene, quanto per quella sonora che era disastrata, è stata un’emozione molto forte. Mi ha riportato indietro come una macchina del tempo, soprattutto farlo vedere al pubblico torinese, per cui il film è stato una grande scoperta. Ho capito il vero valore del restauro: non vuol dire solamente metterlo a posto, è un lavoro fatto per il futuro. Molti non la conoscevano e l’hanno trovata un’opera sorprendente. Quello che colpisce indubbiamente è il racconto di una città caotica che io avevo davanti agli occhi. Ora il pubblico, anche di età diverse, non è più abituato alla linearità, come quarant’anni fa, da Memento in poi è in grado di ricostruire ciò che passa davanti agli occhi. Il fatto poi che sia stato digitalizzato, ne permette una fruizione forte. Una volta sarebbe andata in una rassegna di nicchia di un cineclub, adesso può andare contemporaneamente in tanti festival e in streaming. Il restauro non è più un processo di riscoperta, il film torna a essere uno spettacolo”.
“Per me questo restauro è come se fosse arrivata Trilli Campanellino e avesse buttato la polverina magica. – conclude il regista – Ed è a Cinecittà che è avvenuto il miracolo. Ho seguito tutte le lavorazioni perché il film è sempre un figlio tuo, c’è stato un grandissimo lavoro, soprattutto con il restauro sonoro che era molto problematico. Non è stata un’operazione di facciata, glamour, così e via, è stato veramente un processo di crescita e valorizzazione”.
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