César, la rivincita di Timbuktu

Sette statuette (miglior film, regia, musiche, montaggio, suono, fotografia e soggetto) per il film di Abderrahmane Sissako nella cerimonia, contrassegnata dal ricordo della strage di Charlie Hebdo


Un film contro l’oscurantismo jihadista trionfa nella quarantesima edizione dei César, gli Oscar francesi, che si è svolta sabato al Theatre du Chatelet di Parigi. Nella Francia colpita dalle stragi di inizio gennaio, il film di Abderrahmane Sissako che racconta la caduta della storica città africana nella morsa dei fondamentalisti islamici, ha conquistato una pioggia di statuette, tra cui quelle per il miglior film e la miglior regia. Già osannato dal pubblico all’ultimo Festival di Cannes (dove però non venne premiato) Timbuktu non ha vinto l’Oscar, l’Academy gli ha preferito il polacco Ida, che affronta il tema dell’antisemitismo e delle persecuzioni contro gli ebrei in Polonia in chiave intimista.

Nato in Mauritania ma trasferitosi all’età di 22 anni a Parigi, Sissoko è il primo regista africano a conquistare il prestigioso riconoscimento francese. “La Francia è un Paese magnifico perché riesce a risollevarsi davanti all’orrore, alla violenza e all’oscurantismo”, ha detto ricevendo il premio al termine della lunga cerimonia in cui si sono susseguiti commossi riferimenti al settimanale ‘Charlie Hebdo’. “Non c’è shock civiltà, ma solo incontro tra civiltà”, ha concluso tra gli applausi del pubblico Sissako. Già venduto ai quattro angoli del pianeta, Timbuktu – che in questi ultimi mesi ha anche segnato un importante successo di pubblico – ha conquistato in totale sette statuette (miglior film, regia, musiche, montaggio, suono, fotografia e soggetto).

Tra gli altri protagonisti della serata, Pierre Niney, che ha incassato il César come miglior attore per la sua interpretazione di Yves Saint-Laurent nel film di Jalil Lespert. Adele Haenel è la miglior attrice per Les combattants di Thomas Cailley, che tra l’altro ha vinto il premio per la migliore opera prima. In questa quarantesima edizione dei César, è poi apparsa Julie Gayet, al centro del gossip per la sua love story con il presidente Francois Hollande. In abito blu, l’attrice e produttrice francese è salita sul palco insieme all’attore Denis Podalydès per consegnare il premio per il miglior esordio maschile (Kevin Azais per Les combattants). A Sean Penn, a Parigi insieme a Charlize Theron, è stata consegnata la statuetta d’onore dell’Accademia francese. “La Francia ti ama”, ha esclamato Marion Cotillard, consegnando il premio all’attore Usa. Il premio per il miglior documentario è andato a Il sale della terra di Wim Wenders sul fotografo Sebastiao Salgado. César per il miglior film straniero a Mommy del canadese Xavier Dolan, che può così consolarsi per l’esclusione dagli Oscar. Durante la cerimonia, anche un omaggio al regista scomparso Alain Resnais e un appello alla ministra della Cultura, Fleur Pellerin, presente in platea, affinché conceda sgravi fiscali al cinema transalpino e tuteli gli studios di Bry-sur-Marne, minacciati dalla speculazione immobiliare. 

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23 Febbraio 2015

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