‘Cent’anni di solitudine’, il realismo magico di Márquez si fa immagine

Sono disponibili su Netflix i primi 8 episodi dell'ambiziosa serie di produzione colombiana che mette in scena per la prima volta il capolavoro del premio Nobel Gabriel García Márquez


“Molti anni dopo” il capolavoro della letteratura sudamericana ha il suo adattamento audiovisivo. Non c’è voluto un secolo, ma ben 57 anni, perché qualcuno avesse il coraggio e l’ambizione di portare in scena per intero Cent’anni di solitudine, l’opera più importante e influente del premio Nobel colombiano Gabriel García Márquez. Ci ha pensato il colosso Netflix a produrre un’opera monumentale girata interamente in spagnolo e con il supporto della famiglia dell’autore nel pieno rispetto della sua eredità. La serie diretta da Alex García López e Laura Mora arriva dall’11 dicembre 2024 sulla piattaforma, con i primi 8 di ben 16 episodi da circa un’ora ciascuno.

Seppure abbia venduto oltre 50 milioni di copie, sia stato tradotto in 40 lingue e sia considerato una delle opere più importanti della letteratura del Novecento e il capostipite di quel “realismo magico” che ha influenzato artisti di tutto il mondo, il romanzo di Márquez non era mai stato adattato per il grande o per il piccolo schermo. Tante le ispirazioni dirette – il realismo magico viene citato esplicitamente come punto di riferimento della serie Narcos, il classico Disney Encanto ne riprende chiaramente molte dinamiche e tematiche – ma per decenni Cent’anni di solitudine è stato considerato praticamente inadattabile, a causa della complessità della sua trama, della struttura narrativa ricca di prolessi (memorabile l’incipit), degli elementi sovrannaturali e, probabilmente, anche a causa di una sorta di timore reverenziale.

Fortunatamente il rischio fa parte della natura di Netflix, che ha deciso di rompere gli indugi regalando al popolo colombiano – e al mondo intero – uno dei titoli più ambiziosi della sua storia cinematografica, con oltre 16 ore di narrazione che scavano con coraggio nel cuore pulsante dell’immaginario di Gabriel García Márquez. Un mondo in cui storia e fantasia si mescolano, in cui il tempo non è mai al presente ma sempre al futuro o al passato, in cui vita e morte sono molto più vicini di quanto si possa immaginare.

“Dirigere questo progetto è stata sia una sfida che un’avventura; in definitiva, nella vita, correre dei rischi è necessario per dare un senso a ciò che facciamo. – dichiara il regista Alex Garcia Lopez – Quando mi sono tuffato nell’adattamento di Cent’anni di solitudine, la mia intenzione era quella di creare qualcosa di autentico, del calibro di una produzione internazionale, perché la storia lo merita”.

Pur senza rinunciare al gusto dell’anticipazione e al tema della predestinazione, la serie mette in ordine cronologico ciò che il romanzo sparpaglia nello scorrere delle pagine, riscrivendo con una certa libertà scene che originariamente era spesso solo brevemente accennate. Dopo un matrimonio malvoluto dalla loro famiglia, i cugini José Arcadio Buendía e Úrsula Iguarán lasciano il loro villaggio per cercare un luogo “dove le paure dei nostri antenati non ci tormenteranno”. Quel luogo lo troveranno dopo anni di peregrinazione e sarà chiamato Macondo. Cent’anni di solitudine racconta il secolo di esistenza di questa città utopica, dove tutte le case stanno alla stessa distanza dal fiume, ma soprattutto racconta la vicenda tormentata di diverse generazioni della famiglia Buendía, tra passione amorosa e guerra, scienza e magia, sogno e realtà.

La qualità produttive della serie è indubbiamente notevole: dalla fotografia alla scenografia, dalle musiche alle interpretazioni di un cast gigantesco, per arrivare a una regia che fa di tutto per trasformare in immagini la poetica dello scrittore premio Nobel. Cent’anni di solitudine è sostanzialmente una fiaba dell’immaginario collettivo colombiano, che riporta attraverso simbolismi e riferimenti reali la peculiare vicenda storica di una Nazione intera. Una terra isolata e arretrata che deve fare i conti con interazioni sempre più costanti e violente con ciò che la circonda. Al tempo stesso è una storia in cui magia e chiaroveggenza sono realtà consolidate e in cui la superstizione ha un valore primario. Per restituire tutto ciò, i registi si aiutano con un montaggio compassato che sovrappone i piani temporali e onirici: ad esempio, sfruttano spesso il piano sequenza come strumento per muoversi tra realtà e sogno, tra presente e futuro, in maniera inaspettata e spiazzante.

La famiglia Buendía rivive nelle voci e nei volti di un gruppo di attori rigorosamente colombiani che acquisiscono visibilità internazionale come non si vedeva dai tempi della stessa Narcos. Tra i protagonisti troviamo Claudio Cataño, Marco Antonio González Ospina, Susana Morales Cañas, Diego Vásquez, Marleyda Soto, Akima, Loren Sofia Paz Jara, Janner Villarreal, Edgar Vittorino e Viña Machado. “Portare quest’opera sullo schermo, insieme ai migliori talenti colombiani, in spagnolo, girando in Colombia, e lasciare l’eredità di questa esperienza nell’industria locale è stato molto gratificante. – afferma la regista Laura Mora – Come regista colombiana, mi sento orgogliosa di aprire una finestra sul nostro Paese a un pubblico globale”.

Cruciale, infine, è l’utilizzo frequente di una voce narrante che riporta con un tono sereno e ineluttabile le frasi esatte del romanzo originale. Un modo non solo per dare punti di riferimento logici e contenutistici allo spettatore, ma anche un sincero omaggio alla prosa illuminante e alla voce stessa di Gabriel García Márquez, che con le sue parole e la sua immaginazione ha dato forma e sostanza alla cultura colombiana.

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11 Dicembre 2024

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