Personaggio eclettico e versatile che attraversa con una certa agilità cinema, televisione, radio e musica (è autrice di alcuni testi di canzoni), Cecilia Dazzi è divenuta un volto noto da quando recitò in “I ragazzi del muretto”, ma è riuscita ad affermarsi anche sul grande schermo, lavorando con registi importanti come Ettore Scola, Nanni Moretti e Cristina Comencini. Ora torna in tv con “La Squadra 8” e al cinema con Voce del Verbo Amore di Andrea Manni, in uscita il 27 aprile. Il film ha come protagonisti Giorgio Pasotti e Stefania Rocca, che affrontano la stanchezza del loro matrimonio lasciandosi un po’ forzatamente, per poi tornare insieme. Scritto dal regista insieme a Maurizio Costanzo, Silvia Ranfagni e Anne Rita Ciccone, il film è stato girato tra Roma e Terni.
Sta per uscire Voce del Verbo Amore. Quale ruolo interpreterà in questo film?
Sarò Gioia, una single alla ricerca del prossimo grande amore, nella speranza che sia l’ultimo. Una donna distratta, sognatrice e anche buffa, per le pettinature, per l’abbigliamento, sempre alla ricerca del colore e del divertimento. È un personaggio allegro, e c’è stata allegria anche nell’interpretarlo. Mi sono molto divertita, a volte ho riso fino alle lacrime.
Tematica dominante del film è la crisi del rapporto di coppia. Crede che questa sia legata a una particolare generazione?
La crisi di coppia è legata soprattutto a questa generazione, che ha entrambi i genitori che lavorano. La donna oggi è moglie, madre, lavoratrice. Non si occupa più soltanto della casa, vuole l’indipendenza e diventa perciò più violenta nel rapporto di coppia rispetto al passato. Nel film c’è una crisi che rientra, perché c’è la volontà di trovare una soluzione. L’amore richiede la pazienza dei tempi di riparazione, una pazienza che deve però essere reciproca.
Ha lavorato ne Il Caimano di Nanni Moretti. Come è stata quest’esperienza?
Nanni Moretti è una sorpresa continua. Io ero terrorizzata, ci sono delle leggende su di lui, invece è davvero capace di grande dolcezza. Ha una grande saggezza e un forte senso dell’etica. L’esperienza con lui è stata breve ma davvero sorprendente.
Con quali altri registi italiani le piacerebbe collaborare?
Con Matteo Garrone e con Emanuele Crialese, che sono realmente registi italiani. Non fanno mai inquadrature all’americana e danno sempre un’identità nazionale ai loro film. In questo modo difendono la storia del cinema italiano e la portano avanti. A me piace vedere le radici, la cultura di tutte le cose, di quelle che ascolto, che vedo, che leggo.
Le piacerebbe cimentarsi nella regia?
No, no, no. Mi nutre abbastanza il ruolo di attrice. Mi piace l’idea di essere una barca, guidata da un regista che si pone come faro, che indica il percorso da seguire.
Che progetti ha per il futuro?
Ho appena finito di leggere una proposta per un film, ma siamo in una frase embrionale, non mi sento di dire nulla. Ho poi due cortometraggi da fare. Il mio futuro, questa è una cosa certa, è sempre a breve scadenza.
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