Nella serie Dostoevskij dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo, Carlotta Gamba si è messa a dura prova. Nei sei episodi presentati in anteprima all’ultima Berlinale, l’attrice interpreta Ambra, ragazza con un presente difficile e un rapporto conflittuale con il padre, il poliziotto Enzo Vitello (Filippo Timi). Alla 74esima edizione del Festival tedesco, la 26enne è stata anche tra le protagoniste del film in concorso Gloria! di Margherita Vicario. “Sono entrambe storie che nascono da una necessità forte e profonda degli autori», racconta a CinecittàNews Gamba, che del suo mestiere ci dice che “il premio più grande è poterlo fare”.
Carlotta, come ti sei misurata con un personaggio come quello di Ambra?
È stato un lavoro davvero complicato. Il ruolo più difficile che abbia mai affrontato. Ho dovuto tagliarmi i capelli e perdere peso. Ambra è una ragazza con una grande fragilità e un enorme trauma da superare. Ha inconsciamente una luce che non riesce a vedere. Per sopportare le sue ombre ha bisogno della sua parte infantile. Ma i primi pensieri che ha sono quelli più istintivi e sbagliati. Lei vive questa grande ambiguità di essere figlia senza genitori. Ad aiutarmi in questo processo di costruzione sono stati Fabio e Damiano, che hanno curato in ogni minimo aspetto il personaggio.
Interpretando Ambra sei cambiata?
Molte cose sono cambiate di me e in me. Ho pensato molto a me stessa, a come sarebbe stata una vita come la sua. È stato un percorso anche psicoterapeutico. Ma sapevo, scena dopo scena, di essere in buone mani e che era necessario e importante affrontarla così.
Qual è stata la scena più complicata da girare?
Sicuramente quella in cui si scopre il motivo per cui Ambra e il padre si sono allontanati per molto tempo. È stata emotivamente e fisicamente davvero difficile. Girando quella sequenza mi è venuto realmente un attacco di panico. Ho pianto, ho vomitato. Anche quando mi sono rivista, mi ha scosso molto, come se fossi ancora lì sul set. Ma ho sentito di aver profondamente raccontato qualcosa, e non è scontato nel mio lavoro. Non avviene sempre.
Questo grazie alla scrittura dei fratelli D’Innocenzo.
Sanno raccontare storie con grande verità. E anche ciò che ho fatto io doveva essere reale. Dovevo riuscire a restituire il loro stesso grado di verità attraverso la recitazione. Ma questo aspetto non mi ha spaventato. Avevo la necessità di agganciarmi ad Ambra in modo più reale possibile.
Com’è andata, invece, con Gloria!?
Dopo aver letto la sceneggiatura mi sono immaginata il gruppo di protagoniste. E quando ho incontrato le altre attrici (Galatea Bellugi, Veronica Lucchesi, Maria Vittoria Dallasta e Sara Mafodda) andata così. Ci siamo sentite come delle sorelle. Abbiamo creato un bel gruppo e questo ci ha aiutato nella realizzazione del film. Margherita è stata una guida molto presente, per farci trovare le giuste sfaccettature ai nostri personaggi.
Chi è Lucia?
Mi sono chiesta quanto mi rispecchiasse. Bisogna sempre trovare un equilibrio tra chi sei e chi interpreti. Un personaggio va spesso affrontato in maniera istintiva e carnale. Lucia è una ragazza che cerca la propria libertà attraverso la musica. Una giovane forte all’apparenza che soffre per un amore impossibile e trova nella musica la sua rivincita. Trovo Gloria! una bella storia di rivalsa delle donne. Margherita è una cantautrice che lotta in un mondo maschile per far sentire la propria voce.
Anche tu ti senti di dover lottare nel tuo mestiere?
Io non vivo una competizione o una lotta con gli altri colleghi. Sono fortunata ad aver fatto fino ad ora dei progetti importanti. Credo sia fondamentale il lavoro di un attore, insieme ai registi e al personaggio. Insieme bisogna costruire un puzzle e non sempre sei il pezzo giusto. Mi rendo conto che per certi ruoli non è ancora il momento, o magari non lo sarà mai.
Quando hai sentito che fare l’attrice era il tuo mestiere?
Ho iniziato da piccola, a scuola, a recitare. Ha sempre fatto parte della mia vita. Sentivo di riuscire a esprimermi neglio attraverso la recitazione, più che con le parole nella vita di tutti i giorni. Questo amore è cresciuto con me e oggi sono felice che sia diventato il mio lavoro. Vedo tanti amici e colleghi dal grande talento che non hanno avuto le mie stesse possibilità. Per me il premio più grande è poter fare l’attrice.
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