E’ finalmente in vendita, come dice Carlo Verdone, il dvd di Bianco Rosso e Verdone, distribuito da Medusa Video dal 23 novembre. Il film è accompagnato da uno speciale di oltre 40′ creato appositamente per il dvd, dove il regista racconta la genesi e il percorso del suo lungometraggio con testimonianze e contributi speciali: vecchi spezzoni e nuove interviste, con la sora Lella, Elena Fabrizi, il fratello Luca, che fu assistente alla regia, e Angelo Infanti, il musicista playboy del film. Lo speciale è percorso da una forte vena di malinconia, il voler “fermare il tempo di un periodo lontano” come ha detto Verdone nel ricordo di una romanità scomparsa, quella che affiorava dal produttore Sergio Leone, dalla sora Lella, ma forse soprattutto da Mario Brega.
Medusa Video ha anche annunciato l’uscita in dvd, nel marzo 2007, di Un sacco bello che conterrà, come Bianco Rosso e Verdone, una ricca presentazione del film curata dallo stesso cineasta.
Verdone, a quale film della sua carriera è più legato?
Il primo, Un sacco bello. In fondo è come la nascita del primo figlio: non si scorda mai e io mi ricordo tutto dal primo giorno, quando Sergio Leone mi venne a prendere con la sua macchina alle 6 e 45 di mattina. Il film fu un’esperienza che mi cambiò e mi rafforzò, radicalmente.
Come nascono i personaggi di Un sacco bello?
Nei primi anni ’70 al Teatro Alberichino, una sala off di Trastevere da quaranta posti, dove mi alternavo tutte le sere con Roberto Benigni. Li nacquero i personaggi che vennero poi affinati in televisione in “Non Stop” di Enzo Trapani. I personaggi li prendevo dalla strada: il pizzicarolo, lo stradino, la fioraia. In quel periodo, a differenza di oggi, per strada si parlava con tutti. Era ancora la Roma del popolo.
Quella Roma sparita di cui parla quanto influisce oggi sul suo cinema?
C’è ancora una città dove posso parlare con le persone: dal giornalaio all’operaio che mi ha incatramato il terrazzo. Oggi, in una dimensione diversa, ho conosciuto due egiziani che mi fanno veramente ridere. Personaggi diversi che vengono da realtà diverse. Io sono sempre curioso della gente e mi piacerebbe tanto tornare a fare un film a episodi, come i primi. Vorrei realizzare di nuovo un film mosaico, per divertirmi. Vorrei rifare alcuni dei personaggi dell’epoca, ma occorreranno almeno due nuovi personaggi, ‘nuovi mostri’ dell’Italia di oggi. Vorrei anche degli attori noti, ma che stiano nelle giuste corde.
Non ha paura del paragone col vecchio Verdone?
Aurelio De Laurentis mi ha detto: se te la senti e ti fa divertire fallo. Rifare un film come i primi è una mia esigenza. Anche perché non c’è alcuna pressione da parte del produttore.
Come sono e come sono stati i suoi rapporti con i produttori?
Io credo che i produttori oggi facciano molti sforzi. I produttori ci sono, il problema è che mancano registi e scrittori. Ho l’impressione che la situazione del cinema italiano sia molto, troppo delicata. Il comune denominatore dei nuovi film è la depressione che certo rispecchia i tempi, ma per far tornare la gente nelle sale bisogna saper raccontare e anche far ridere. Qualche giorno fa sono andato al cinema, con la chiara impressione che avrei preso una bufala. Sono andato a vedere Il diavolo veste Prada e mi sono divertito da matti. Una storia semplice, una favoletta. Ma scritta come si deve e con un’attrice assolutamente straordinaria. Fossimo bravi noi a scrivere commedie come questa! E poi in Italia c’è troppa autoreferenzialità. Paolo Sorrentino ha detto no a Roma e alla sua Festa. Neanche fosse la festa de Noantri. Però a Cannes la passerella l’ha fatta. I produttori si sforzano, però gli autori si devono sforzare di più. Ci vuole più rispetto per i soldi dei produttori. In troppi fanno film solo per se stessi. Il cinema deve prendere un po’ la curva e un po’ la tribuna. Bisogna essere più umili, più operai del mestiere.
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