Lei ambienta i propri romanzi – ormai bestseller internazionali – nel cuore o nei dintorni del paese scandinavo in cui è nata e cresciuta, Fjällbacka, costa occidentale svedese: Camilla Läckberg, autrice di fama mondiale, ospite odierna di una delle conversazioni della sezione Talk Cinema del Noir in Festival 2021.
“Mi sono innamorata delle storie ambientate in piccole città nei libri di Miss Marple, sono sempre stati i miei preferiti con quelli di Agatha Christie, li amo. Credo che l’essere cresciuta in una piccola città, vivendo poi a Stoccolma vent’anni, mi faccia percepire la piccola realtà molto più interessante perché un aspetto molto importante è sempre: ‘cosa penseranno i vicini!’. È una frase che ho sentito per tutta la vita e mette una certa pressione sulle persone: è interessante usarla per creare una storia gialla o una serie drammatica”, spiega Camilla Läckberg.
La sua presenza al Noir non solo per l’affinità al genere, ma soprattutto per presentare in anteprima nazionale i primi due episodi di Hammervik, serie originale di cui è autrice, a maggio in onda su “LaF”, la tv di Feltrinelli: “Nella serie, la località dovrebbe trovarsi abbastanza vicino a Stoccolma, ma nella realtà non è così, la location è molto vicino a Fjällbacka. Hammarvick è un luogo che non esiste davvero: l’ho inventato basandomi su un tipico paese svedese di medie dimensioni. Ogni volta che torno a Fjällbacka – mia madre vive ancora lì – la gente mi chiede se possa mettere un corpo nel loro giardino o uccidere la loro suocera in uno dei miei libri, ma io cerco di inventare i miei omicidi. E sì, ci sono alcune scene di sesso in Hammarvick, perché è anche un po’ una storia d’amore fra due fidanzatini adolescenti che si ritrovano e s’innamorano. Non posso però descriverle con lo stesso livello di dettaglio dei libri, ma è bello vedere i miei personaggi interagire e avere quel tipo di chimica”.
E così questa signora del giallo nordico debutta come autrice per la serialità televisiva, ampliando il proprio profilo di autrice, infatti ha spiegato di considerarsi: “prima di tutto una storyteller: amo le storie raccontate attraverso i libri, ma amo molto anche le serie tv e i film. È sempre stata interessante per me l’idea di scrivere qualcosa direttamente per la televisione e il cinema: questo è il mio primo progetto non basato su un libro, è una creazione originale per la televisione. Quando scrivo i miei libri non penso necessariamente a come verranno adattati, a come appariranno sullo schermo. Ma quando scrivo i miei libri immagino le scene e le ambientazioni. Ho un modo molto descrittivo di narrare perché descrivo quello che vedo nella mia mente, perciò quando i miei libri sono stati adattati per la televisione mi è stato sempre detto che fossero facili perché ho un modo molto visivo di scrivere”.
La visione in anteprima dei primi due episodi di Hammervik è possibile eccezionalmente da stasera – 9 marzo, ore 19 – su MYmovies, la piattaforma che ospita l’edizione digitale del 30° Noir in Festival: gli episodi dichiarano subito un classico Cold Case, “genere” ma anche “modo di sentire” che tormenta Johanna Strand, agente di polizia, che torna a casa, a Hammarvik appunto, per il funerale della madre, trovandosi così immersa in una dimensione reale – tra passato e presente – tra misteri e delitti.
Johanna Strand e il fatto che ci siano più donne protagoniste di noir: “Direi che certamente riflette il cambiamento nella società: le donne stanno ottenendo accesso a mondi che erano dominati principalmente dagli uomini. In Svezia una grande parte delle forze di polizia è ora composta da donne. Ci sono ancora più uomini che donne, ma se guardi a tutto il Corpo, è quasi al 50% di donne. Quindi, credo sia abbastanza naturale che ora ci siano più poliziotte, detective, investigatrici, personaggi femminili in film d’azione. Si pensi all’universo Marvel, o a Wonder Woman: io, che ho due figli e due figlie, adoro l’idea di avere una bambina di 4 anni che gira per casa gridando: ‘Wonder Woman!!!!’, credo sia fantastico”.
Quello che Läckberg ha fatto per Hammervick è un lavoro di creazione e scrittura differente da quello più “solitario” di autrice letteraria, e lei racconta che: “a dire la verità mi è piaciuto molto. Adoro lavorare nella writer’s room perché posso spaziare, creare i personaggi, gli ambienti e le linee narrative, e poi c’è qualcuno che le prende e le canalizza in copioni televisivi. È un processo che mi ha tirato fuori molta creatività. Mi è piaciuto molto. E no, non sono gelosa, mi piace il lavoro di squadra. Poi, amo la tecnica del cliffhanger, li uso molto anche quando scrivo i miei libri. Per questa produzione mi è piaciuto usarli perché in definitiva questa è una soap opera. È in parte una storia gialla ma anche molto soap opera, con diverse azioni che accadono in un periodo breve di tempo, molti colpi di scena/cliffhanger e cose eccitanti tipo: ‘oh, no! È morta o no?!’. Adoro questa cosa”.
Inoltre, questa scrittura televisiva comporta anche una fase “fisica” di casting, di set, in cui lo scritto prende vita, e a questo proposito Camilla Läckberg spiega: “Sono stata coinvolta nelle decisioni iniziali, ho dato descrizioni dettagliate dei personaggi, poi c’era un agente di casting che ha preso le indicazioni e ha fatto i provini; ho partecipato a gruppi di discussione su chi scegliere. È una parte del lavoro che mi è piaciuta molto. L’attore che interpreta l’amore giovanile di Johanna, la protagonista, è un famoso cantante in Svezia, quindi lo conosciamo bene. Aveva recitato anche ruoli precedenti in film, ma è conosciuto soprattutto come cantante. Ha partecipato all’Eurovision Song Contest per il nostro Paese. Ed è stato bello vedere quanto sia stato bravo a interpretare questa parte. Avrei voluto stare di più sul set ma poi è arrivato il Coronavirus, quindi sono potuta andare solo quando ho dovuto recitare un piccolo cameo, nella seconda parte. Recito anche alcune battute! In questo caso sono andata dove giravano e sono stata 2 giorni sul set: è stato fantastico. E la troupe ha fatto un lavoro magnifico”.
Insomma, una donna eclettica nella scrittura e non solo, indubbiamente una donna di successo, anche se non sempre – come spiega lei stessa – sia tutto oro quello che luccica: “Lo so che tutti credono che in Svezia ci sia una totale uguaglianza fra i sessi ed è sicuramente uno dei Paesi in cui c’è più parità, ma siamo lontanissimi dalla parità vera. Solo l’1% dei capitali di investimento in Svezia è destinato a donne, il restante 99% va a uomini. Quindi, questo dato da solo dice che non abbiamo parità”.
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