Caleb Landry Jones, l’uomo dei cani commuove Venezia

Il nuovo Luc Besson, in concorso a Venezia e dal 12 ottobre in sala con Lucky Red, è una storia sorprendente di amore tra un uomo solo e una muta di cani

Caleb Landry Jones, l’uomo dei cani commuove Venezia

VENEZIA – Si intitola come il film di Matteo Garrone, Dogman, ma ha poco in comune se non una certa dimensione cristologica che fa la sua comparsa soprattutto nel finale.

Il nuovo Luc Besson, in concorso a Venezia e dal 12 ottobre in sala con Lucky Red,  è una storia sorprendente e molto emotiva, la storia dell’amore tra un uomo solo ed emarginato e una muta di cani di ogni taglia e razza. Douglas, un ragazzo cresciuto da un padre violento e spietato che finisce per chiuderlo nella gabbia dei mastini da combattimento per punirlo della sua tenerezza, diventa un adulto diverso dagli altri. Bloccato su una sedia a rotelle, vive con i suoi cani che lo obbediscono in tutto e capiscono ogni sua parola: con loro organizza furti acrobatici in ricchi appartamenti (“per redistribuire la ricchezza”), vendica i soprusi di qualche gang locale e condivide ogni cosa, anche la cottura di una torta. Ma Douglas, che ha avuto una terribile delusione sentimentale, che ama il teatro e Shakespeare, è anche diventato una fascinosa drag che si esibisce una volta alla settimana in un locale notturno reinterpretando brani di Edith Piaf, Marlene Dietrich o Marilyn Monroe e trasformandosi in loro en travesti. Insomma, un ruolo davvero complesso e variegato, un po’ alla Joker, per l’attore e cantante Caleb Landry Jones che si candida alla Coppa Volpi del festival.

“Ho cercato di riflettere su che cosa puoi diventare se ti accade una cosa del genere, crescere in una gabbia in mezzo ai cani – spiega il regista di film cult come Nikita e Léon da pochi mesi scagionato dalle accuse di stupro a lui mosse dall’attrice Sand Van Roy – Diventi un terrorista o Madre Teresa? Cosa può accaderti? Ho cercato di immaginare che cosa ne potesse essere della sua vita”.

Nel film, girato negli Stati Uniti in inglese, ma con echi della cultura europea specie nelle scelte musicali, è presente il tema della fede: “Tutte le religioni parlano di fede. Come mantenere la fede quando ci troviamo in una situazione del genere? Non è un giudizio. Se ci fosse un Dio che volesse aiutare questo bambino, come lo farebbe? Questo mi sono domandato”. L’unica risposta “la trova il protagonista alla fine, ed è l’unica ragione, l’essenza quasi religiosa. Le risposte non le abbiamo, dobbiamo trovarle dentro di noi. Dobbiamo rispettare le persone che credono, ma abbiamo sempre tante domande”.

Assai complesso, come immaginabile, il lavoro con i cani sul set: “Selezionarli è stato un processo piuttosto lungo, durato tre mesi – rivela – Avevamo dei cani che arrivavano con i loro addestratori, avevano un camper tutto per loro ed erano delle star. Alcuni non andavano d’accordo e li ho dovuto cambiare, dopo due mesi abbiamo ottenuto un bel gruppo coeso”. Besson racconta i retroscena: “Non mi aspettavo che ci fossero 25 addestratori, ciascuno lavora solo con due cani, e ciascun cane reagisce solo alla voce del suo padrone: quindi contemporaneamente c’erano 25 voci che parlavano contemporaneamente”, dice. “Inoltre, gli addestratori dovevano stare vicino ai cani e nascondersi dalla cinepresa, chi dietro una sedia, chi dietro a un tavolo… Ma in una settimana ci si abitua”.

Commovente e intensa, come si diceva, l’interpretazione dell’attore protagonista. “Se c’è una cosa di cui sono molto orgoglioso è la mia libertà – spiega Besson – ma il mio timore è sempre chi sarà l’attore nei miei film, e temevo che non sarei mai stato in grado di trovarne uno così folle da fare questa parte. Poi ho visto Caleb e ho pensato fosse camaleontico. Abbiamo preso il tè un paio di volte e poi gli ho chiesto: a te piacciono gli animali?”. Aggiunge Jones: “Sono stato molto fortunato perché Luc mi ha dato molti input sin dall’inizio. Il mio ruolo è fare da spugna e assorbire tutto ciò che vedo”.

Besson parla anche dei suoi modelli: “Non sono un esperto di cinema. Io da piccolo non avevo la tv a casa, per vedere il mio primo film ho dovuto noleggiare i video. Credo di essere ispirato più dalle persone, dagli alberi, dalle circostanze atmosferiche. Questo mi alimenta di più dei film, che sono già stati ‘digeriti’ dai registi. Invece a me piace essere invitato al tavolo e mangiare in contemporanea insieme agli altri. In definitiva, sono affascinato dai film del passato ma non traggo ispirazione da altri”.

Dogman è interpretato anche da Jojo T. Gibbs, Christopher Denham, Clemens Schick e Grace Palma.

di Cristiana Paternò

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31 Agosto 2023

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