‘Burraco fatale’, Gerini: “L’ amicizia, motore evolutivo della vita”

‘Burraco fatale’, Gerini: “L’ amicizia, motore evolutivo della vita”


“È una commedia su un problema molto importante: volevo parlare della borghesia italiana di provincia che viene in contatto con un modo di impostare famiglia e amori in maniera differente; ci sono immigrazione e globalizzazione, qualcosa che sentiamo nei tg ma non sembra riguardarci, da cui la nostra società si sente estranea, mentre queste signore debbono confrontarcisi; poi il caso, la fortuna, la sfida del burraco, sono proprie anche della vita”, così Giuliana Gamba, regista di Burraco fatale, riflette in sintesi sul suo film.

La storia di quattro amiche, quattro vite differenti, coese dal sentimento dell’amicizia e dalla passione per il gioco delle carte, ogni sfumatura vissuta nel “nido” della provincia italiana, e da un punto di vista borghese: Irma – Claudia Gerini è musicista; Eugenia – Angela Finocchiaro è casalinga per scelta, moglie di un commercialista; Miranda – Caterina Guzzanti fa la vedova mantenuta da una suocera imprenditrice, interpretata da Loretta Goggi nel ruolo di Sibilla; e Paola Minaccioni è notaio, con la compulsione per il gioco. Sono loro quattro, anzi cinque, le colonne del film: narrativamente necessarie, sono senza dubbio le portatrici dello slancio vitale necessario a vivacizzare, grazie all’individuale personalità di ciascuna interprete e all’efficace spirito di complicità che sono riuscite a creare e trasferire con palpabile generosità professionale. 

Come infatti riconosce anche Claudia Gerini, nel ruolo meno cinico, quello della moglie cornificata che, colpo di fulmine, incontra “il principe azzurro”, Nabil – Mohamed Zouaoui: “Irma è romantica, e si piange un po’ addosso, ma noi quattro, con il collante del burraco – anche evasione totale dalle vite – nonostante ci si dica tutto, critiche incluse, siamo amiche intese come stimolo al cambiamento: le amiche sono un motore di evoluzione nella vita quando c’è bisogno di voltare pagina; siamo quattro attrici di carattere, e ciascuna con il proprio: io mi sono molto divertita, anche perché loro sono donne che mi fanno molto ridere”, dice l’attrice, che continua riflettendo sull’icona del principe azzurro, qui un uomo “dal sapor mediorientale” e dagli occhi azzurri, che porta Irma nello scompiglio, per la proposta di un concetto di “relazione” differente da quello occidentale, da quello della monogamia, ma al contempo le spiega la differenza tra tradizione e “scelta d’amore”, in un contesto che cerca di evocare atmosfere “da Mille e Una Notte”: “Come mamma di due femmine io cerco di togliere un po’ il mito del principe azzurro, che non ti risolve la vita, semmai ti deve stimolare a migliore, perché sì, l’idea di amore ti accende; però, il principe azzurro è certamente un mito anacronistico, da sfatare, quasi un riferimento a un grande classico; ma l’assunto del film è che l’apparenza delle persone non corrisponde sempre alla realtà”. “Il principe azzurro è un sogno e tutti noi vogliamo sognare, la durata non importa: io auguro a tutti di innamorarsi più volte nella vita”, aggiunge Giuliana Gamba, mentre “Meglio aspettarsi molto da sé, e poi confrontarsi con chi si incontra”, dice Guzzanti. “Noi donne siamo regine delle aspettative, e il principe azzurro crea aspettative: gli toglierei le aspettative, dopo di che il principe azzurro può rimanere”, chiosa ironica Paola Minaccioni.  

E, in questa riflessione tanto tradizionale quanto attuale, Giuliana Gamba riflette anche sul suo mestiere di donna dietro la macchina da presa: “Ho iniziato negli Anni ’70, eravamo quattro registe in Italia: io ho sempre avuto uno sguardo un po’ provocatorio, e anche questo film – in chiave di commedia e con leggerezza – affronta un tema un po’ scabroso”, collocando perfettamente la storia in un luogo necessario, la provincia appunto: “Anzio – dove la più parte del il film è girato e ambientato – è stata accogliente, ma soprattutto volevo ci fosse ‘la provincia’, le case démodé che rappresentano il mondo delle protagoniste” senza cui la storia non sortirebbe l’effetto analitico e critico verso la società, che la regista ha dichiarato andar cercando. 

Il tutto cucito con “Il burraco, proprio un fenomeno sociale, accende gli entusiasmi: il fascino credo stia nel gusto del mettere in fila tante carte dello stesso seme, dà un senso di ordine e controllo, ma dà anche il rischio e il gusto di togliere la carta all’avversario, che è anche un modo per astrarti dal mondo, disintossicandosi dalle contingenze del quotidiano”, conclude Gerini. 

Burraco fatale, che Fenix Entertainment ha prodotto e distribuisce, esce in sala dal 1 ottobre, in circa 180 copie. 

Nicole Bianchi
23 Settembre 2020

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