Brillante Mendoza: “Il mio cinema senza trucco”

Il cineasta filippino, beniamino dei festival, tenta per la terza volta il concorso di Cannes con Ma' Rosa, storia di una famiglia di spacciatori incastrata dalla polizia


CANNES – Terza volta in concorso per Brillante Mendoza, il talentuoso regista filippino che ha fatto incetta di premi nei vari festival internazionali (dal premio per la regia a Cannes con Kinatay nel 2009 al Pardo d’oro a Locarno con Le masseur nel 2005 al premio per l’interpretazione vinto con Thy Womb a Venezia nel 2012). Il suo tocco è immediatamente riconoscibile: luce naturale e spesso notturna, macchina a mano, descrizione di ambienti degradati dal punto di vista umano e sociale, violenza, immagini sporche. Anche Ma’ Rosa non fa eccezione anche se l’impressione è di un film meno potente e sconvolgente del solito, al di sotto delle aspettative. La vicenda è quella di Rosa e di suo marito, una coppia di mezza età che gestisce un sudicio emporio in una popolosa favela di Manila. Oltre a caramelle, sigarette e cibi vari, che vengono acquistati al supermercato, si spaccia anche droga sintetica. E in effetti la polizia fa irruzione nella baracca e arresta marito e moglie durante una serata di pioggia. Ben presto ci rendiamo conto che i poliziotti sono corrotti fino al midollo e infatti i due vengono portati nel retro del commissariato dove sono ricattati per estorcere una somma di denaro per loro impossibile da mettere insieme. Saranno tre dei quattro figli di Rosa, due ragazzi e una ragazza poco più che adolescenti, a dover cercare in tutti i modi di trovare quei 50mila pesos: vendendo qualche oggetto, elemosinando presso parenti e amici ma anche, all’occorrenza, prostituendosi. 

In una delle più disertate conferenze stampa del festival, il 56enne regista ha raccontato il suo peculiare metodo di lavoro, “sviluppato in molti anni di attività”. “Parto sempre dall’esperienza personale, da ciò che conosco bene, in questo caso una storia che mi è stata raccontata quattro anni fa. Non faccio distinzione tra attori professionisti e non, scrivo la sceneggiatura, questa volta con Troy Espiritu, ma non la consegno agli attori perché cerco la massima naturalezza e spontaneità. Non solo non devono essere truccati ma è importante che arrivino sul set come personaggi e non come performer. Dal punto di vista estetico cerco quanto di più vicino al documentario”.

In Ma’ Rosa, che fin dal titolo vuole sottolineare, non so quanto ironicamente, che la protagonista è una madre di famiglia, al di là della sua attività illegale, nei ruoli principali ci sono due attrici molto note nelle Filippine che tra l’altro sono veramente madre e figlia: Jaclyn Jose e Andi Eigenmann, di origine svizzera da parte di padre, nota anche come modella. 

Mendoza non nasconde il suo impegno ma avverte: “Non voglio fare politica, anche se è chiaro che mi occupo di temi sociali. Cerco di restare indipendente ma credo che i miei film siano eloquenti e che insistendo su questi temi si possa fare qualcosa”. E sul recente cambio di presidente nelle Filippine si dice ottimista: “Siamo tutti stanchi di come vanno le cose, appunto di ciò che ho descritto molte volte nei miei film”.

18 Maggio 2016

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