“Una persona non è mai soltanto una. Le identità sono complesse e contraddittorie. E così un giovane palestinese che fa l’informatore per i servizi segreti israeliani non è solo questo, ma anche un fratello, un figlio, un amico…”. Nel terreno minato del Medio Oriente, tra brigate, militanti e spionaggio, il giovane regista israeliano Yuval Adler ha puntato il suo sguardo sui rapporti emozionali in Bethlehem, esordio in equilibrio tra i generi.
Circa quattro anni di ricerche e di scrittura con il suo sceneggiatore Ali Waked per esplorare a fondo le dinamiche del conflitto, i dilemmi morali e il mondo dell’intelligence nella West Bank. Approdato alle Giornate degli Autori dopo 12 nominations attribuite dalla Israeli Film Academy e ora lanciato verso i festival di Telluride e di Toronto, Bethlehem mette a fuoco le vicende di Sanfur (Shadi Mar’i), adolescente palestinese diviso tra l’amore per il fratello Ibrahim (Hisham Suliman), un militante attivissimo e ricercatissimo, e il legame di fiducia con Razi (Tsahi Halevy), agente dei servizi israeliani a cui fa da informatore. Una doppia vita che lo dilania e mette in pericolo la sua stessa vita, finché a Razi non viene ordinato di sacrificarlo in un prossimo attentato a Ibrahim.
“Il film parte dal modo in cui l’intelligence recluta e forma i suoi informatori – dice il regista – cioè non attraverso la violenza, le intimidazioni o il denaro, ma piuttosto grazie allo sviluppo di un rapporto personale e umano”. Cresciuti in contesti diversi, Yuval Adler e il suo sceneggiatore Ali Waked, sono il primo un ebreo israeliano che ha servito l’intelligence del suo esercito, il secondo un giornalista e attivista musulmano che ha lavorato a lungo a Ramallah e Gaza. “Non è stato facile – confessano – far parlare i militanti palestinesi delle brigate dei martiri di Al-Aqsa e di Hamas, né gestire gli agenti segreti di Shabak, ma ci siamo riusciti e il processo ha modellato la nostra storia in un modo che ha superato le nostre aspettative”. Anche il cast, sottolinea Waked, “rispecchia la complessità di questo mondo e delle sua identità multiple: ci sono ebrei israeliani, arabi palestinesi, cristiani palestinesi e molto altro. Un modo per vedere il mondo attraverso tanti occhi diversi, senza giudicare”. Bethlehem, infatti, non si schiera, non sputa sentenze, non separa i buoni dai cattivi. E parla il linguaggio del cinema con il suo efficace mix tra generi: war movie, thriller, spy story, dramma psicologico, tra scene ad alto impatto emotivo e momenti di alta tensione e azione.
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Opera prima del giornalista d'inchiesta Peter Landesman, Parkland, il film prodotto da Tom Hanks, non aggiunge nulla alla conoscenza dell’attentato a John Fitzgerald Kennedy, ma si concentra sulle storie umane che ruotano attorno a quei quattro giorni. Il film andrà in onda su Raitre il 22 novembre alle 21 per i cinquant'anni dell'attentato, a seguire alle 22.50 Gerardo Greco condurrà in studio la diretta di Agorà “Serata Kennedy”
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