VENEZIA. Per ora è solo un piccolo film breve, della durata di 20 minuti, La voce di Berlinguer, ma potrebbe essere parte di un progetto più articolato il prossimo anno, in occasione del trentennale della scomparsa del popolare e stimato leader politico e segretario del Partito comunista.
Il film documentario di Mario Sesti e Teho Teardo (Combo Produzioni), fuori Concorso alla Mostra, potrebbe intanto accompagnarsi, ipotizzano gli autori, a un film di montaggio del Berlinguer televisivo della durata di un’ora.
“La nostra non è un’operazione nostalgica, si parla semmai di un’assenza”, avverte Sesti. Berlinguer appartiene a una stagione politica ancora carica di speranza e utopia, di progettualità e moralità. Parole che oggi sembrano rimosse e svuotate di senso.
Fin dall’inizio del film siamo dentro una tragedia che si consuma il 7 giugno 1984 a Padova nel corso di un comizio. Il discorso improvvisamente si spezza, pause e battute d’arresto si fanno più frequenti. E’ un Berlinguer visibilmente sofferente, che più volte si asciuga la bocca con il fazzoletto, il cui corpo sussulta e ciò nonostante porta quasi a termine il suo discorso anche se qualcuno grida ‘Basta Enrico!’. Un’emorragia cerebrale nel giro di pochi giorni lo porterà alla morte.
Sul discorso di chiusura del Festival nazionale dell’Unità del 1981 a Torino scorrono poi le immagini di piazze affollate di militanti attenti, di comizi partecipati, di grandi cortei, di congressi di partito e comitati centrali, eventi tutti che erano l’anima di una passione vissuta da tanti.
E ancora scorrono le immagini del lavoro operaio e della vita tratte da Comizi d’amore di Pier Paolo Pasolini, La commare secca di Bernardo Bertolucci, Essere donne, Brindisi 66 e Canta delle marane di Cecilia Mangini.
“Teho ed io abbiamo lavorato nello stesso modo sulla bassa qualità delle immagini e dell’audio dell’epoca. Lui ha trasformato i sibili, il rumore di fondo, le scariche degli statici in design sonoro e in musica – spiega Sesti – io ho cercato delle immagini la cui grana e la cui espressività e fisiognomica, stilizzati da saturazioni di colore, sfocature, aberrazioni ottiche facessero respirare a pieni polmoni la totale differenza di un’epoca”.
La produttrice Flavia Parnasi, indipendentemente dalla fede politica ammira “la pulizia del pensiero del leader del Pci, così rigoroso e ricco di valori universali da emozionarmi”.
Il musicista e compositore Teardo si dice colpito dall’intensità di quel discorso, dove tornano temi e questioni care a Berlinguer: questione morale, ricerca di un modello di sviluppo, denuncia dei processi degenerativi che hanno inquinato istituzioni e partiti, difesa e attuazione della Costituzione. “Ho ascoltato più volte l’affascinante valenza sonora di quel discorso, con il proposito di realizzare una drammaturgia musicale”, aggiunge Teardo.
Le immagini imperfette alla fine evocano un mondo estraneo alla dimensione degradata della politica di oggi, “lontanissimo dalla smaterializzazione on line della politica, in cui la compresenza di corpi e sguardi in una piazza rendeva tutti partecipi di un sogno”, conclude Sesti.
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