Per uno spettatore europeo “l’anteprima” americana del nuovo film di Marco Bellocchio L’ora di religione (al Toronto International Film Festival concluso domenica) porta più di una sorpresa. Non certo il grande successo del film che avrà il suo gala di lusso come unico titolo italiano al prestigioso New York Film Festival il 4 ottobre prossimo, alla presenza del regista, ma il tipo di reazione del pubblico canadese. Sorrisi, applausi, risate convinte punteggiano soprattutto la prima parte del racconto che svela così la sua matrice paradossale, surreale, in qualche modo bunueliana, passata un po’ sotto silenzio dal dibattito tutto interno alla cultura cattolica sviluppatosi in Europa.
All’uscita poi, i complimenti si sprecano per il produttore Sergio Pelone che ha accompagnato il film e che ne scopre, insieme al venditore internazionale Raitrade la forte attrattiva sui mercati, a cominciare proprio dal Canada.
Inserito nella sezione “masters” e applaudito da oltre 2000 persone nelle varie proiezioni in programma, L’ora di religione era una delle punte di lancia della folta squadra italiana al Toronto Film Festival. Ma nel complesso tutte e sei le pellicole nazionali (cui si aggiungevano sei coproduzioni) sono state tra le preferite dallo strabocchevole pubblico che ancora una volta ha fatto il successo del festival. Se per Respiro di Emanuale Crialese (forte di una distribuzione americana Sony Classic) già si parla di Golden Globe, Angela di Roberta Torre trae da questa anteprima nuova forza per l’uscita americana in sala, confermata proprio alla vigilia di Toronto. E se l’antropologia cinefila di Paolo Santoni con Cuore napoletano gli garantirà forse una distribuzione canadese, è Benzina di Monica Stambrini con Regina Orioli (applaudita protagonista) l’altra piccola/grande sorpresa di quetsi giorni. Uscita garantita in Canada, uscita garantita in Usa, una vera scoperta cui anche la stampa ha dato risalto.
Un caso a parte Aurelio Grimaldi con la prima proiezione assoluta di Un mondo d’amore, nuova riflessione sull’universo pasoliniano (i giorni di Casarsa e l’arrivo a Roma) che il direttore del Festival, Piers Handling, ha salutato come “il film più emozionante e appassionato da me visto quest’anno in Italia”. Realizzato quasi in contemporanea a Rosa Funzeca, girato in uno smaltato bianco & nero che recupera i sapori dell’Italia di cinquant’anni fa, Un mondo d’amore comincia proprio da Toronto la sua carriera internazionale.
A margine del festival, l’attività di Italia Cinema, insieme all’ICE e all’Istituto italiano di cultura, si conferma con il workshop di produttori italiani interessati a coprodurre con il Canada e con una serie di proiezioni pofessionali dedicate alla più recente produzione.
Ultime dal mercato: in cima alle preferenze (stando alle giornate canadesi) c’è Casomai di Alessandro D’Alatri che è piaciuto proprio ovunque, dopo il buon successo a Montréal dove ha conteso fino all’ultimo a Cristina Comencini la vittoria finale, poi arrisa a Il più bel giorno della mia vita.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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