“Ora racconto la morte di mio fratello gemello”, ha confermato Marco Bellocchio, dopo il suo trionfo ai David di Donatello 2020. Un progetto che nasce da una ferita profonda mai rimarginata, legata alla figura del fratello Camillo, morto suicida a soli 29 anni nel 1968. Un lutto mai metabolizzato fino a fondo, una vicenda dolorosa riguardo alla quale il regista ha, in passato, dichiarato di sentirsi in colpa, per non aver capito quel disagio profondo che portò alla tragedia inaspettata. “Di fatto non avevo capito niente di una tragedia che stava per avvenire – aveva dichiarato a Vanity Fair – Allora ti dici, è la mia miseria sentimentale, umana. E sei pieno di sensi di colpa”.
Il film si intitolerà L’urlo, a rappresentare la reazione della madre quando scoprì che il figlio si era impiccato. “In questo periodo di quarantena ho molto pensato a L’Urlo. È una storia familiare che avevo iniziato il 16 dicembre 2016 in cui racconto la morte di mio fratello e inizia dalla nostra nascita. Un film piccolo, ma molto complesso che è già molto avanti e che spero di portare a termine”, ha aggiunto il regista.
Il regista australiano, è noto per il suo debutto nel lungometraggio con il musical 'The Greatest Showman'
Recente la scoperta delle origini della madre, Rosa Nespeca, che avrebbe trascorso la sua giovinezza nel Piceno. In corso i tentativi di invitare Zemeckis nelle Marche
L’iniziativa è organizzata dall’associazione culturale Made in Italy presso il multisala Votiv Kino insieme alla casa di distribuzione austriaca Filmladen e l’Istituto Italiano di Cultura di Vienna, con il contributo del Ministero della Cultura
Nessuna spiegazione ufficiale è stata fornita per l'assenza del celebre cineasta alla proiezione di gala organizzata dall'American Film Institute