Nel 1965 con Belfagor la paura entra in milioni di case francesi, per poi diffondere brividi anche in Italia l’anno dopo. 4 puntate che spaventarono i più piccoli o più impressionabili calamitati dalle immagini architettate dalla sapiente regia di Claude Barma e dalla fotografia “espressionista” in piena atmosfera noir per una storia sospesa tra giallo, poliziesco e horror. I bambini saltavano nel letto dei genitori al pensiero di dover attraversare le stanze buie della propria casa, al ricordo appena sfornato della passeggiata del fantasma nei corridoi oscuri del Louvre, reso ancora più dark dalle note di violino composte da Antoine Duhamel.
UNA STORIA DI SPETTRI E SETTE
La storia inizia con Gautrais, guardiano del Louvre di Parigi, impietrito proprio da quella sagoma spettrale avvolta nel nero che appare e scompare tra le statue del museo, implacabile e inarrestabile. Finanche i colpi di pistola del guardiano non lo scalfiscono. Il fantasma ha un’attrazione luciferina per la statua del dio moabita Belfagor e una tendenza pericolosissima ad uccidere. Diventa così un caso che arriva a scuotere il sonno di tutti i parigini. Solo l’intrepido commissario Ménardier, a cui le speranze si rivolgono, forse potrà catturare il misterioso assassino. Non sarà solo però: a indagare sul losco fantasma del Louvre si unirà anche uno studentello universitario di nome André Bellegarde, incuriosito ed affascinato dall’enigma. Sulle tracce di Belfagor il giovane aprirà le porte di un mondo esoterico, remoto, governato da scienze occulte e sette segrete, nel quale non mancherà anche l’incontro con la bella di turno: Luciana Borel (interpretata dalla straordinaria Juliette Gréco). Solo nel finale emerge che dietro le tante morti, le apparizioni e le azioni che sembrano insensate si celano il segreto dei Rosa-Croce e il loro prodigioso metallo di Paracelso. Si tratta di un mistero che, svelato, potrebbe portare, nientedimeno, che a dominare il mondo.
LA PAURA ENTRA IN TV
Belfagor, emblema di profonde inquietudini e vero caso mediatico trasmesso dalla Rai, cambiò i connotati della televisione italiana che smetteva per una buona volta i panni del mezzo consolatorio-pedagogico per indossare quelli più inquietanti e oscuri di un “veicolo” di suspence a tratti davvero spaventosa. Una tv che diventa intrattenimento puro e osa con una narrazione che tiene dentro l’esoterismo e l’alchimia, i misteri egizi e una donna adulta che seduce un giovane studente, le “droghe” che rendono gli individui automi, pietre radioattive e l’odore sulfureo del maligno.
CON GLI OCCHI DI OGGI
È vero che la serie ha il suo punto di forza nel bianco e nero sinuoso, soprattutto quando racconta la notte nel desolato e tetro Museo del Louvre (ricostruito in studio) e ogni volta che ci viene concesso di intravedere il sinistro fantasma, ma tutto questo accade col contagocce. A vantaggio della serie c’è la costellazione di personaggi ben miscelati e ritratti con una certa cura: dal detective vecchio stampo al giovane e avventuroso investigatore privato, dalla misteriosa seduttrice che buca lo schermo.
Certo è che con gli occhi di oggi le lacune tecniche e artistiche sono enormi. Pur tratto da un romanzo (l’omonimo “Belfagor” di Arthur Bernede) che dovrebbe assicurarle una certa compattezza strutturale, la trama finisce spesso per diventare disarticolata e confusa. Ci sono momenti di rallentamento del ritmo che oggi avrebbero un effetto soporifero, eventi che si risolvono in un nulla di fatto, cambi di scena collocati in maniera irrazionale rispetto alle vicende degli altri personaggi importanti per la storia, dialoghi completamente fuori dal mondo con suppurazioni filosofiche in mezzo a chiacchiere dal tenore quotidiano.
IL SUCCESSO DI IERI E DI OGGI
Alla sua uscita sui piccoli schermi francesi nel 1965 il risultato fu, comunque, strabiliante: oltre 10 milioni di spettatori su 17 milioni di persone che possedeva un televisore. E in Italia? Un articolo del 14 luglio 1966 de “La Stampa” titola a tutta pagina del passaggio di Belfagor dal secondo al Primo Canale e dentro si legge: “Si tratta di uno spettacolo ultrapopolare ed a suo modo avvincente, anche se forse non ha raggiunto da noi quegli iperbolici indici di gradimento toccati l’anno scorso in Francia”.
Una curiosità: se si cerca su YouTube la serie si trova per intero in un file che ha raggiunto la bella cifra di 300mila visualizzazioni in soli 3 anni. E se ci si ferma a leggere i commenti si trovano tanti nostalgici che lo ricordano da bambini, quando dovevano chiudere gli occhi dallo spavento quando lo guardavano con i loro genitori. Segno che il fantasma del Louvre non è ancora morto…
'Those About to Die', immersione nella storica arena dell'Impero Romano, è il dramma storico diretto da Roland Emmerich in esclusiva su Prime Video dal 19 luglio
Ricordiamo unno dei più importanti e apprezzati kolossal della televisione italiana di tutti i tempi, diretto dal recentemente scomparso Giuliano Montaldo
Un 23enne Giancarlo Giannini in uno degli sceneggiati Rai più amati di sempre, trasmesso per la prima volta il 26 dicembre del 1965 con la regia del grande Anton Giulio Majano
Lo “scandaloso” memoir di Sibilla Aleramo diventa un teleromanzo di successo nelle mani sapienti di un regista che oggi viene definito “il padre della fiction” : Gianni Bongioanni