Bayona: “La società della neve è una storia di umanità”

Il regista spagnolo ha presentato il film di chiusura dell'80ma edizione della Mostra del cinema di Venezia, tratto dal libro che racconta le avversità affrontate dai 29 sopravvissuti del volo che nel


VENEZIA – “Pensavo di conoscere questa storia, ma non era vero”. Così J.A Bayona durante la conferenza stampa de La società della neve, tratto dal libro che racconta le avversità affrontate dai 29 sopravvissuti del volo che nel 1972 precipitò nelle Ande. Il film chiude oggi l’80ma edizione della Mostra del cinema di Venezia.

“Sentivo come regista di avere la necessità di raccontare questa storia – prosegue Bayona -, ma poi ho iniziato a parlare con i sopravvissuti e a parlare con Pablo Vierci, autore del libro, e ho avuto l’impressione che anche loro avessero bisogno di raccontarla di nuovo”. E continua: “C’era bisogno di chiudere qualcosa”. I diritti del libro sono stati acquisiti nel 2011 e nel 2016 il film, distribuito da Netflix, è entrato in produzione.

La società della neve rientra nel genere del cinema di sopravvivenza e mostra nel dettaglio le giornate dei passeggeri sopravvissuti. In 45 salirono sul volo 571 delle Forze aeree dell’Uruguay: una squadra di rugby, più qualche amico e famigliare, diretta in Cile. Nel cuore delle Ande c’è solo ghiaccio, e allo schianto i sopravvissuti trovano solo il terrore bianco e sterminato di una neve che li rende invisibili. 

Le riprese avvenute in Sierra Nevada, in Spagna, hanno permesso di ricostruire al meglio l’ambiente privo di vita in cui i sopravvissuti furono d’improvviso gettati. Location che hanno messo a dura prova il lavoro di Bayona e della crew: “Mi ricordo che mi avvicinai a Pedro Luque, il direttore della fotografia, e gli dissi che era fantastico non poter controllare tutto, perché dovevamo riprendere non come volevamo, ma come potevamo, perché questo avrebbe rispecchiato la verità”.

Tanto il materiale a disposizione della produzione, altrettanta la disponibilità dei sopravvissuti. “Quando avevamo dei dubbi”, racconta Bayona, “prendevamo il telefono e chiamavamo loro. Avvicinarci a quello che avevano vissuto era un esercizio di empatia.”

Oltre le difficili condizioni delle location, a complicare la produzione de La società della neve ci si è messa anche la pandemia. “Un processo complicato”, ha ammesso il regista, “perché il casting è stato realizzato durante la quarantena e io mi trovavo in Spagna. L’Uruguay è un paese piccolo, con un’industria cinematografica limitata, quindi abbiamo ampliato la nostra ricerca all’Argentina”.

Sulla natura del casting ha raccontato di non aver cercato una somiglianza fisica, quando invece una vicinanza “nel carattere e nel modo di essere”. I sopravvissuti del film dovevano assomigliare nel profondo a quelli della realtà, che con grande tenacia hanno resistito per oltre due mesi a tormente, valanghe e privazioni di cibo e acqua. “In Uruguay abbiamo dovuto trascorrere la quarantena con gli attori, e poi ancora in Argentina: questo ci ha uniti molto”.

Il film cambia il punto di vista proposto dal libro, eleggendo a narratore un personaggio differente. “Quando ho letto il libro ho pensato che in qualche modo avessero ancora bisogno di una sorta di conferma da parte di chi non era sopravvissuto, ed è stato lì che ho pensato di commettere questa trasgressione di cambiare il punto di vista della storia. Questa storia ha un valore umanistico molto forte e l’attore per primo porta lo spettatore al suo interno”.

09 Settembre 2023

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