Stucky “non è un uomo d’azione, non insegue nessuno, non porta armi, non mena; non è un poliziotto tradizionale. È un solitario, ma non è solo. È una persona che adora passeggiare per le strade deserte di notte, e pensare ai suoi casi; è una persona moderna, calata nella realtà, che ogni tanto si fa anche un bicchiere e si si fuma un bel sigaro; ma non è calato nella contemporaneità della digitalizzazione: non ha un cellulare, né un computer, e non ha nemmeno la patente, ma ha una curiosità innata verso le persone, si nutre del carattere, delle storture e dei pregi delle persone, ecco perché il suo luogo di elezione è un’osteria, dove si incontra la folla più eterogenea, e in cui Stucky risolve i casi prendendo appunti su scontrini o tovagliette di carta”, così lo racconta il suo interprete, Giuseppe Battiston che con “(il tenente) Colombo sono cresciuto da bambino e con Cassavetes ho imparato ad amare Peter Falk: non c’è però nessun intento di imitazione, omaggiamo piuttosto una forma di struttura che non si vedeva da tempo”.
Battiston porta la sua reale essenza natale del Nord-Est, mixandola con quella della fantasia, per cui Fulvio Ervas – autore dei romanzi a cui la serie è ispirata – ha deciso possedesse origini persiane: un interessante mélange che rende unico questo personaggio, ispettore capo della Polizia alla Questura di Treviso; tipo placido quanto scaltro, si muove tra le inquietudini della provincia italiana. Le indagini di Stucky, i luoghi dentro cui cammina – vecchi centri storici, periferie postmoderne e campagne sonnolente – non sono solo la trama e il contesto per portare a soluzione un caso, ma soprattutto l’occasione per un’indagine umana e sociale di uno spaccato così peculiare come la borghesia provinciale. “Treviso era un po’ obbligata dai romanzi ma è stata comunque sposata da tutti, si adattava bene al personaggio: è piccola e ci si può spostare a piedi per lui che non guida la macchina: il centro storico non è mai stato inquadrato in una serie, solo in Signore & Signori di Germi. Mi sembrava di girare in un perfetto teatro di posa. L’osteria esiste davvero, seppur non sia arredata così, noi l’abbiamo resa più verace. Treviso è una città cinematograficamente interessante, anche per i corsi d’acqua che creano giochi di luce”, racconta il regista Valerio Attanasio, per cui “il fatto di ambientare a Treviso ci piaceva anche per mettere l’ispettore a contatto con una borghesia che si porta dietro supponenza e arroganza: lui si presenta con deferenza nelle case di questi ricchi, ma l’indagine è già partita”.
Per Battiston, “Treviso è perfetta perché esprime molto benessere, ma fuori dal centro c’è malessere, insomma non fa eccezione da altre città: ho trovato bello il contrasto tra l’eleganza della città e gli omicidi efferati”.
Se Stucky è la colonna portante, accanto a lui una manciata di personaggi imprescindibili alla sua riuscita, sia di profilo sia professionale: c’è Marina Šimkova (Barbora Bobulova), lucidissima medico legale con cui s’avvertono tracce di maldestra intimità; Secondo (Diego Ribon), oste e amico di sempre, ma soprattutto mentore; e poi le sue spalle, lo sbadato ma affidabilissimo Fabio Guerra (Alessio Praticò) e l’entusiasta e volitiva Ilaria Landrulli (Laura Cravedi), poliziotti che lo affiancano: hanno imparato a amare la persona e la personalità, ma non a capirle… di lui, che detesta la vista dei cadaveri, non ama la tecnologia e si serve di foglietti stracolmi di appunti, appunto.
Marina “è il suo medico legale, quindi con lei si confronta su ogni caso; lei si trova molto bene con Stucky e ogni volta che parlano di un cadavere si trovano poi a raccontarsi, soprattutto lei racconta il suo privato, che lui usa anche per i suoi casi: lui è un ’po’ impacciato, cosa che a lei piace molto, a lei fa molta tenerezza questo suo modo di fare”, spiega Bobulova.
“Io sono convinto che qualcuno che ascolti ci debba essere” commenta Battiston, anche pensando a se stesso nella vita, ma “questo è un dato preciso del carattere di Stucky, pesa tutto tantissimo ma quando è davanti a Marina perde baldanza dialettica perché è più attratto da lei da quello che dice, così si rapporta con lei in maniera molto impacciata, anche rispetto a quello che chiede, non è mai lineare nel discorso. È quella che una volta si definiva: una bella corrispondenza”.
Mentre “Fabio Guerra è un po’ stralunato e ha sempre timore reverenziale verso l’ispettore, e questo crea momenti di disagio in cui Stucky gode e un po’ lo stuzzica. È un personaggio che porta leggerezza ma entrambi i poliziotti hanno un rapporto molto sincero con l’ispettore, sono molto fidati: Guerra sarebbe l’uomo dell’azione, e questo vi lascia immaginare… I personaggi sono complementari, anche con il personaggio di Ilaria, che è esattamente l’opposto” per Praticò.
Infatti, “Ilaria è super diligente, con la fame di meritare le lodi dell’ispettore: sono due generazioni e due linguaggi che a volte non si comprendono, ma tutti e tre istintivamente vanno verso il fine del caso”, racconta Cravedi.
Per il regista delle 6 puntate, con un’anteprima su RaiPlay il 28 ottobre, e poi dal 30 su Rai Due: “era chiaro che il personaggio di Stucky andasse un po’ ritagliato intorno a Giuseppe, sia come attore che come personalità. Il tentativo è stato costruirlo secondo la struttura della serie, differente da quella dei romanzi: abbiamo iniziato a prenderci piccole libertà, più che altro nella costruzione delle sue poche e misteriose relazioni personali, l’unica che abbozziamo è quella con Marina, mentre nei romanzi c’è un mondo molto più vasto. Il rapporto con Secondo mi sembra riuscito: è sì amico e confidente, ma anche piccola fonte di ispirazione e spalla e il bar per lui è un quartier generale”.
La serie è prodotta da Rai Fiction, Marica Stocchi per Rosamont e distribuita da Rai Com.
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