Barbara Ronchi: “Resto vicina agli esordienti, certi film hanno bisogno di essere accuditi”

Premio Casa Rossa al Bellaria Film Festival 2024, dove sarà proiettato il suo ultimo film 'Io e il Secco', l'attrice ha raccontato la sua storia dal debutto con Bellocchio a oggi


Barbara Ronchi è al Bellaria Film Festival (8-12 maggio) per ricevere il Premio Casa Rossa per la miglior interpretazione, consegnato per il suo lavoro nel film d’esordio di Gianluca Santoni Io e il secco, che verrà proiettato in anteprima assoluta alla presenza dell’attrice. Non è la prima volta che Barbara Ronchi accompagna un esordio alla regia, una responsabilità che da Settembre in poi (il film di Giulia Steigerwalt che le valse il David) sente crescere in lei, da artista e interprete. L’abbiamo incontrata a Bellaria per farci raccontare questo percorso, dal debutto con Bellocchio a oggi.

La tua filmografia presenta alcune trame ricorrenti. Una di queste è la figura della madre, che hai più volte interpretato ed è tornata anche con Bellocchio e quest’ultimo Io e il secco. Come ti muovi in questi panni?

Sono stata prima madre sul set e poi nella realtà, il che è divertente. L’essere madre per tanto tempo mi ha dato la possibilità di recitare più con i bambini che con i grandi, e questo è molto bello. All’inizio forse ci cadi in dei progetti, come con Fai bei sogni. Invece progetti come Io e il secco li ho proprio scelti. Perché capisco la difficoltà che c’è nel produrre un film di esordio e sapevo che avrei potuto aiutare, da un punto di vista di asset produttivo proprio. Con una sceneggiatura bella secondo me abbiamo anche il dovere di fare le cose bene e aiutare dove si può. Spero di continuare sempre a fare opere prime che meritino di essere viste.

Una produttrice in incognito

Eh sì, mi piacerebbe molto. Ma in pratica è un po’ quello che facciamo sempre, come accompagnare questi film, che io non so mai in quante copie usciranno. Festival come Bellaria sono importanti per noi, come lo saranno i prossimi in cui ci inviteranno. Ho la sensazione che lo vedranno più le persone nei Festival che quelle al cinema, e quindi io ci devo essere. Perché so che magari qualcuno verrà anche per vedermi, e non lo dico con vanità o fanatismo. È la realtà. Quindi mi ci voglio proprio dedicare. Per certi film non serve, Rapito non ha bisogno di me ad esempio. Invece altri film hanno proprio bisogno di un lavoro successivo al set, devono essere un po’ accuditi. Io e il secco è uno di questi.

L’altra trama è proprio quella del legame con gli esordi alla regia. Ti senti parte di un cambiamento o anche solo spettatrice di un’autorialità emergente?

Ci sono nuovi autori, il problema è che non sbocciano. La sceneggiatura di Io e il secco è del 2017. Se un giovane autore vince il premio Solinas e poi non debutta poco dopo è facile che possa cadere in depressione. Onore al merito ai produttori che ci hanno creduto, ma la situazione è questa. Ci sono nuove visioni, però devono essere sopportate. Io mi auguro che sempre più esercenti facciano una programmazione varia e si fidino un po’ del pubblico. Noi intanto facciamo il possibile, giriamo ovunque a parlare dei nostri film. È quello che dobbiamo fare, sennò viene la tristezza.

Qual è stato il film che ti ha fatto comprendere tua carriera stava subendo una svolta?

Forse è il film a cui sono più legata, Fai bei sogni di Marco Bellocchio, un po’ la mia educazione sentimentale al cinema. Da lì mi è sembrato che gli occhi degli addetti ai lavori mi stessero guardando. Poi ci sono stati tanti altri passetti nel mezzo per arrivare a Settembre, che è stato il film che ha portato al David e quindi lì si è smosso qualcos’altro. Forse non c’è stato un film che ha deflagrato, ma tanti momenti che hanno portato a Settembre. Più un’attrice maratoneta che centometrista.

All’inizio di Io e il secco il tuo personaggio dice “a mio figlio ci penso io”, rivolgendosi a un Preside preoccupato. Molti dei problemi delle famiglia nascono proprio da una chiusura 

È chiaro che le famiglie dovrebbero chiedere aiuto, però bisogna mettersi un po’ in quelle situazioni lì, dove è impossibile fidarsi delle persone fuori perché non sanno niente di ciò che stai passando. Io lo comprendo. In che modo le Istituzioni possono aiutare? È complicato. Una volta che scoppia una bolla così dentro casa, rimane dentro casa. Poi arriva il momento in cui denunci, ti fai aiutare, ma è tanto difficile. Servirebbe che qualcuno se ne accorgesse prima. Ma molto spesso le famiglie sono molto brave a nascondere i problemi.

C’è qualche sceneggiatura su cui hai messo l’occhio ora da “produttrice in incognito” e in cui ti ritroveremo in futuro?

Adesso mi fermo un po’, perché ho lavorato tanto e sento che mi devo un po’ ricaricare. Poi leggerò qualcosa sì, ma ora mi concentro sui film che devono uscire e vado un po’ in promozione con loro, coccolandoli come serve.

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09 Maggio 2024

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