Argentina 1985, quel ‘nunca mas’ rivolto ai giovani di tutto il mondo

Santiago Mitre e Peter Lanzani a Roma per l’uscita nelle sale italiane


 

“Andando in giro per il mondo ultimamente ho cominciato a sentire tanti discorsi contrari alla democrazia, che ne mettono in discussione i valori, soprattutto tra le giovani generazioni. E questo, venendo da un Paese come il nostro che ha dovuto lottare tanto per recuperarla, mi ha reso molto, molto triste. Forse con questo film possiamo regalare un punto di vista diverso sulla democrazia, che certo non è perfetta, ma è ancora il migliore dei sistemi che abbiamo”.

A dirlo è Santiago Mitre, regista di Argentina 1985, sbarcato a Roma per promuovere il suo film, dal 23 febbraio nelle sale italiane con Lucky Red e Circuito Cinema, dopo il passaggio su Prime Video. Presentato e premiato alla Biennale di Venezia 2022, vincitore del Golden Globes e candidato all’Oscar per il Miglior Film Straniero, Argentina 1985 è ispirato alla storia vera dei procuratori Julio Strassera e Luìs Moreno Ocampo, che a soli due anni dalla fine della dittatura e a dispetto di continue minacce di morte ebbero il coraggio di processare la giunta militare di Rafael Videla e i suoi crimini contro l’umanità, affiancati da un giovanissimo team legale.

“Quando abbiamo iniziato a lavorare al film” – continua Mitre – “la prima cosa che abbiamo fatto assieme al co-sceneggiatore (Mariano Llinàs, ndr) è stato capire quanto la gente oggi sapesse di quei fatti, quanto i giovani, soprattutto, sapessero quanto era stata importante quella fase, proprio per recuperare quella democrazia che era stata perduta: quanto era stato importante non solo quel processo in sé, ma perché era servito a ripristinare in tempi rapidi la democrazia nel nostro Paese. E ci siamo resi conto che molte persone in realtà non ricordavano, si era un po’ persa questa memoria, soprattutto che le generazioni più giovani non sapevano veramente cosa fosse successo di preciso: il nostro obiettivo, quindi, è stato proprio raccontarlo a quella generazione”.

Seduto accanto al regista c’è Peter Lanzani, che nel film interpreta il giovane procuratore aggiunto Luìs Moreno Ocampo, che affiancò Julio Strassera – nel film Ricardo Darìn – nel processo contro i militari argentini. “Lavorando a questo film ho scoperto tantissime cose. Io sono nato nel 1990, cinque anni dopo il processo” – dice l’attore. “Sicuramente è una materia che in Argentina studiamo a scuola, sappiamo di cosa si è trattato… però durante la preparazione e le ricerche che abbiamo fatto ho scoperto molte più cose: penso che questo film parli tantissimo ai giovani, a chi come me è nato subito dopo, ma soprattutto a quelli più giovani di me. Abbiamo sentito la grandissima responsabilità di raccontare questa storia, perché non si tratta di personaggi, sono persone realmente esistite” – continua Lanzani“Santiago (Mitre, ndr) e Mariano (Llinàs, ndr) hanno scritto una sceneggiatura precisissima, avevano molto chiaro quello che volevano raccontare in questo film, come lo volevano raccontare. E anche nella descrizione dei personaggi ci hanno aiutato tantissimo. Anche il ritmo stesso, tutto era già in quelle pagine. Ho imparato moltissimo anche dalle conversazioni con Ricardo (Darìn, ndr)… Noi due ci conoscevamo già, ma sul set ho imparato anche da lui tantissime cose, è un attore unico, molto generoso. La prima volta che ho letto la sceneggiatura sono rimasto sconvolto, ho avuto bisogno di prendermi un po’ di tempo per assorbire quel che avevo letto, per riuscire a digerirlo… poi ho visto il film sette volte e ho pianto tutte e sette le volte, quindi ho detto basta, altrimenti annego in una valle di lacrime. Per me è stato un processo di apprendimento molto importante, ma è anche stata una crescita personale, importantissima”.

“È stato un lavoro di ricerca enorme, durato più di due anni” – riprende la parola Santiago Mitre, il regista – “La prima cosa è stata vedere le centinaia di ore di registrazioni del processo,  immaginate quanto questo sia stato triste e doloroso. A momenti ci siamo dovuti fermare perché piangevamo, è stato molto duro. Poi abbiamo iniziato a incontrare i funzionari del tribunale, i giudici, e mentre ci raccontavano questi momenti tristissimi del processo, ogni tanto gli scappava un sorriso. A volte anche una risatina. Allora abbiamo scoperto anche la personalità di Strassera, che sapevamo essere un po’ un ‘gruñòn’ (scorbutico): aveva un carattere un po’ scontroso, ma con un senso dell’umorismo molto forte. E questo ci ha dato la spinta a utilizzarlo come un doppio registro“– continua Mitre. “Abbiamo anche scoperto che aveva un rapporto molto particolare con i ragazzi del team legale che aveva formato, giovanissimi: con loro anche nei momenti di grande tensione, uscivano momenti di divertimento, di leggerezza. Dovendo raccontare una cosa così dolorosa e difficile, forse questa poteva essere una chiave, visto che era realmente una caratteristica dei personaggi coinvolti in questo processo. E Venezia è stata un po’ un test, abbiamo sentito le persone in sala che ridevano, sorridevano, poi piangevano, poi tornavano a sorridere, applaudivano e si emozionavano, è stata la prima volta che abbiamo avuto la sensazione che questa ricerca, l’uso di quest’espediente, dell’umorismo come meccanismo di autodifesa dal dolore… come mix funziona.

Strassera scelse di avere i giovani dalla sua parte, li scelse anche per formare il suo team e affrontare quel processo: fu proprio Luìs Moreno Ocampo a convincerlo, quei ragazzi furono il vero motore di questa storia” – dice Peter Lanzani. “La prima volta che incontrai Luìs (il procuratore Moreno Ocampo, ndr) è stata online, a distanza, ma non gli ho mai chiesto aiuto per costruire il suo personaggio, lui non me lo avrebbe permesso ma soprattutto noi non volevamo fare delle imitazioni, copiare o somigliare fisicamente a questi personaggi. Lo ha incontrato Santiago (Mitre, ndr) durante le ricerche del materiale, ha registrato molte conversazioni con lui che io ho ascoltato, ma solo per catturare un piccolo gesto, qualcosa di speciale. Poi dopo la prima proiezione a Buenos Aires siamo andati a cena insieme, mi ha detto che era contento del film, e questo mi basta. Il film in Argentina è andato benissimo: è un successo vedere tanta gente che va al cinema oggi. Molti ragazzini di quindici anni vanno insieme a vederlo e poi tornano a casa e chiedono ai genitori di raccontargli quel che hanno vissuto. Film come questi, che affrontano un argomento storico così forte, vanno assolutamente visti al cinema: il pubblico ride insieme, piange insieme, per me è stato fondamentale vedere la partecipazione in sala. Mi auguro che anche in Italia succeda lo stesso”.

 

  

 

 

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